Ieri l’associazione Libero Pensiero ha presentato il libro “Il cancro della corruzione” presso l’Auditorium Biblioteca Comunale “Don Vincenzo Pica” alla presenza: dell’autore del libro, ossia il Tenente Colonnello dei Carabinieri, Claudio Mazzarese Fardella Mungivera; di Angela D’Angelo e Francesco Di Matteo, nelle vesti di introduttori, e del moderatore Giuseppe Maiello.

La candidata consigliera regionale D’Angelo ha introdotto la discussione elogiando il lavoro di sensibilizzazione dello scrittore e il suo coraggio nell’attività di scorta a Paolo Borsellino.

Il giornalista Maiello, invece, ha riportato i risultati di uno studio sociologico dal quale si evince che i Meridionali sono più propensi a far rispettare i propri diritti attraverso la corruzione rispetto agli Italiani centro-settentrionali.

Dopo l’introduzione, ha preso la parola il Tenente Colonnello Mungivera, il quale ha aperto il suo discorso con questo esempio “Il figlio di un boss era consapevole che il padre fosse un delinquente ed iniziò a sbeffeggiare lui e tutti i mafiosi. Fu ucciso, ma immaginate che coraggio e voglia di rinnegare quelle origini”.

Poi, parlando dei giovani, ha specificato che la sua generazione riceveva un’educazione troppo rigida ed ha provato a cambiare qualcosa leggendo, studiando e coltivando una visione del mondo che oggi, secondo l’autore del libro, sembra non esserci più proprio a causa dei suoi coetanei.

E poi ha aggiunto “I giovani, dopo vent’anni di televisione commerciale, sono cresciuti con l’idea che l’uomo deve fare il tronista e la donna la velina: sono questi i modelli che la società dice loro di seguire, quindi è davvero complesso immaginare una rivoluzione culturale da parte di molti nostri ragazzi”.

Il discorso è poi ritornato strettamente sulla corruzione e Mungivera ha ribadito che in Italia costa ogni anno 60 miliardi “ossia due manovre lacrime e sangue di Monti”, domandando “Sapete cosa è la teoria del lucro cessante e danno emergente? Ora ve la espongo con un esempio: ci sono 4 ingegneri, di cui uno bravissimo, due sufficienti ed uno pessimo e, in un concorso pubblico, si seleziona il peggiore. Potrebbe sembrare – ha proseguito il Tenente Colonnello – un guaio morale e, invece, è pure economico perché abbiamo avuto: il lucro cessante dal momento che una mente brillante è andata via ed il danno emergente visto che abbiamo selezionato un raccomandato da cui possiamo aspettarci solo guai che saranno monetariamente ripagati dalla collettività”.

L’autore ha confessato che la seconda parte del libro è quella che preferisce perché ha potuto sfogare tutta la sua sofferenza verso la corruzione, “parola che deriva dal latino e significa corrompere, corrodere” e, secondo Mungivera, ci sono poche cose più corrotte dell’ambiente campano dopo “La terra dei fuochi”.

Il Tenente Colonnello ha detto che non ha voluto esporre solo problemi, ma provare a dare soluzioni concrete come “aprire le ecoballe” perché “in questo modo spendiamo soldi, forse impiegheremo 30 anni, ma facciamo un investimento sulla salute dei nostri figli, visto che gli sversamenti sono sì colpa delle istituzioni, ma anche della nostra omertà”.

Poi ha risposto alla domanda del pubblico su come sia possibile conciliare un futuro migliore con la generazione di “tronisti e veline” ed ha asserito “Bisogna coltivare e curare le piantine che stanno crescendo meglio senza giocare a chi è più giusto perché c’è sempre qualcuno più giusto e/o pulito di un altro”, aggiungendo “È anche fondamentale acculturarsi, ma ciò non significa laurearsi perché non dobbiamo divenire tutti avvocati ed ingegneri. Ognuno deve  fare la propria parte poiché siamo tutti pari in quanto cittadini.”.

Infine Mungivera ha ringraziato i giovani ed i meno giovani per la presenza, il sindaco e “tutti quelli che hanno avuto la pazienza di ascoltarmi. Sperando nell’avvento di una cultura legalitaria dal profondo e non solo per mero opportunismo”.

Ferdinando Paciolla

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