L’Italia riesce ad imporsi contro i campioni d’Europa in carica grazie ai gol di Chiellini e di Pellè, approdando quindi ai quarti di finale di Euro 2016.

L’Italia è finalmente guarita. Quella ferita rimediata quattro anni fa ha bruciato, tanto. Il dolore però, nella serata di ieri, è stato canalizzato in rabbia, vendetta, agonismo allo stato puro. Quella che si è vista a Saint Denis è l’Italia che dà il meglio di sé sotto pressione, l’Italia che compensa grandi differenze tecniche con la volontà di imporsi sull’avversario. Una volontà che emergeva su ogni pallone che gli uomini di Conte andavano ad aggredire risultando, a più riprese, superiori rispetto alle furie rosse. Una vendetta meritata per i tetra campioni del Mondo che hanno definitivamente chiuso il ciclo di dominio Spagnolo impedendo alla nazionale allenata da Del Bosque di conquistare il terzo Europeo di fila. Il primo, quello del 2008, maturò a seguito di una cavalcata iniziata proprio contro l’Italia, allora allenata da Donadoni, fino ad arrivare a quello del 2012 con la vittoria per 4-0 in finale, ancora contro gli Azzurri.

Allo Stade de France, però, si è capito l’andazzo da subito: dal primissimo cross di De Sciglio (ma è lo stesso giocatore del Milan?) intorno al secondo minuto di gioco è stato chiaro che la Spagna non avrebbe avuto vita facile contro la selezione di Conte. Il tecnico di Lecce, dopo aver compiuto qualche passo falso con la Svezia e aver concesso un lauto riposo alla squadra contro l’Irlanda, ha dipinto un altro capolavoro come contro il Belgio, riconfermando l’ottimo lavoro in corso.

A tenere in piedi la baracca per gli avversari è De Gea, eccezionale protagonista sul colpo di testa di Pellè al minuto 7, sulla rovesciata in area di Giaccherini al minuto 10 e sul tiro a giro, sempre dell’ala del Bologna, al minuto 45. Non può nulla, però, sul tap-in vincente di Chiellini nato sugli sviluppi di un calcio di punizione, guadagnato da Pellè e calciato da Eder. Poca, pochissima Spagna nel primo tempo. Timida e succube delle incursioni Italiane. Un tiro solo, al 19′ con Fabregas. Morata non pervenuto (più per merito della premiata ditta Barzagli-Bonucci-Chiellini, che lo conoscono fin troppo bene, che per suoi demeriti), Pique vergognosamente fuori dal gioco (Pellè lo ha aggirato in tutti i modi), Iniesta bene, ma non benissimo. E l’immagine della partita sta tutta là, in quel tunnel di De Rossi ai danni proprio dell’illusionista del Barcellona. L’umiliazione calcistica più grande come emblema del fallimento degli Iberici che, ormai, di quel tiki taka che tanto li ha contraddistinti ricordano ben poco. Nella ripresa il copione è quasi lo stesso. Qualche azione sprecata, qualche gol mangiato, qualche calcio preso e non sanzionato dal mediocre arbitro Turco, e un po’ più di Spagna. Dal 70′ al 90′ la retroguardia Juventina soffre di più, ma Buffon richiama puntualmente all’ordine dando sicurezza. E poi quella ripartenza: Insigne cambia gioco per Darmian che, in area, scodella un pallone (deviato) per Pellè che firma il gol fotocopia di quello contro il Belgio. Stessa azione, stesso minuto, stessa gioia.

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Siamo ai quarti e ci attende la Germania che forse, dopo averci visti non è poi così felice di incontrarci anche se forse non serviva la partita di ieri per farci rispettare, visti i precedenti non felicissimi per loro.

Vincenzo Marotta

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