Progetto Panico è un gruppo pop punk nato a Spoleto nel 2010 composto da Enrico Carletti (chitarra e voce), Luca Benedetti (basso), Leonardo Mariani (batteria) e Francesco Marcolini (chitarra/synth).

Dopo un anno di sperimentazione il gruppo assume la propria identità musicale: nel 2011 la band umbra pubblica il loro primo disco totalmente autoprodotto dal titolo Maciste in paranoia“. L’album ottiene fin da subito ottimi riscontri da parte della critica musicale e fa notare i Progetto PanicoKarim Qqru.

Il batterista degli Zen Circus rimane talmente impressionato dal loro modo di far musica che decide di produrre il disco  successivo Vivere Stanca, registrato da Mattia Cominotto e dallo stesso Karim e “Cattivi tutti quanti“, stavolta affiancato al mixer da Manuele Fusaroli.

Grazie al rapporto di amicizia e collaborazione instaurato con Qqru i Progetto Panico affiancano gli Zen Circus nel loro tour “Canzoni contro la natura“ solcando palchi importanti come l’Alcatraz di Milano, la Flog di Firenze e il Blackout di Roma.

Il quartetto di Spoleto attualmente sta lavorando al prossimo album “Universo n. 6“ che vede la produzione artistica di Alessandro Fiori, la cui uscita è prevista il 7 dicembre.

La redazione di Libero Pensiero News ha avuto il piacere di intervistare Enrico Carletti, chitarra e voce della band.

Gira la voce che siete nati come una cover band dei Toto. Nel corso degli anni avete sperimentato varie soluzioni sonore fino ad arrivare allo stile musicale che vi caratterizza, ossia punk con contaminazioni pop e cantautorali. Come e quando avete deciso di dare una svolta al vostro modo di far musica?

«La  storia dei Toto è una boutade, uno scherzo vecchio uscito fuori dalla biografia di Facebook. È vero che volevamo  tirare su un po’ di soldi facendo una cover band, ma i Toto, almeno che non sei i Weezer, son tosti da fare.»

Una volta affinata la vostra tecnica e raggiunta una certa maturità vi siete cimentati in esibizioni live che vi ha portato a solcare palcoscenici e a suonare con esponenti di spicco della scena indie italiana tra cui 99 Posse, Rumatera, Lo Stato Sociale e il Pan del Diavolo. Come è stato collaborare con gli artisti sopracitati?

«Collaborare o meglio suonare con musicisti già affermati ti dà sicuramente molto. Ti fa capire la cifra stilistica delle band, qual è il loro pubblico, come si muovono e l’accuratezza di alcuni show. Insomma ogni gruppo, nel bene e nel male, ti insegna qualcosa, anche come non comportarsi. Molto importante è anche la strumentazione: per un musicista lo strumento è sacro! Siamo capaci di fare discussioni eterne su una valvola.»

Due anni dopo l’uscita del vostro primo lavoro in studio totalmente autoprodotto “Livello 0“  è uscito “Maciste in paranoia“, album che ha segnato una svolta nella vostra carriera e che ha ottenuto ottimi consensi da parte del pubblico e della critica musicale. Il batterista degli Zen Circus Karim Qqru è rimasto talmente impressionato da questo vostro disco da decidere di proporsi come produttore artistico di quello successivo. Potreste gentilmente raccontarci qualcosa in merito questa importante collaborazione e l’amicizia che vi lega ai componenti della band capitanata da Andrea Appino?

«È andata che stavamo a Perugia per prendere il master di Maciste e quella sera c’era il concerto degli Zen. Ci andiamo e lo lasciamo nelle mani di Andrea. La leggenda narra che se lo siano tenuti in furgone per l’intero tour. Dopo sei mesi arriva il messaggio di Karim. Con lui abbiamo prodotto due album e fatto un tour quasi intero. Gli Zen son splendidi! Ragazzi che hanno suonato per strada, che hanno storie da raccontare e che suonano un live direi alla vecchia maniera con sudore e intensità. Ci sentiamo ancora dato che son belle persone.»

A distanza di due anni “Cattivi tutti quanti“ è prevista l’uscita il 7 dicembre del vostro nuovo disco “Universo n. 6“. Rispetto a vostri lavori precedenti questo album presenta alcune novità sia per quanto riguarda il sound che per le tematiche affrontate nei  nove brani in esso presenti. La presenza di violini e tastiere rende il suono più morbido e quella vena cinica che caratterizzava i vostri testi sembrerebbe essere scomparsa. A cosa sono dovuti questi cambiamenti? Voglia di sperimentare o ci sono motivazioni più profonde? Potreste fornirci qualche anticipazione sull’album in uscita?

«Personalmente non mi diverte fare un disco uguale all’altro perché lo considero un arretramento, un adagiarsi. Nella produzione del nostro nuovo album la virata è stata netta: ciò è dovuto sia ad un diverso approccio alla canzone che ad aver affidato il disco ad Alessandro Fiori. Seguo Alessandro da una vita nei suoi svariati progetti e per me è stato un traguardo poter lavorare con lui. Sapevo fin dall’inizio che la scelta intrapresa avrebbe comportato una svolta sonora e stilistica.»

Sono previste delle date per presentare il vostro lavoro in studio in uscita a breve?

«Stiamo lavorando  con Elephant Booking per portare questo disco in tutta Italia. A dicembre e gennaio faremo un giro per l’Umbria, poi si vedrà. Sulle nostre pagine social ci sono tutti i dettagli dei nostri movimenti.»

Vincenzo Nicoletti

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