Porto Empedocle, comune dell’agrigentino, in Sicilia, è di sicuro noto per aver dato i natali agli scrittori Luigi Pirandello e Andrea Camilleri, che vi ha preso ispirazione per l’ambientazione dei suoi romanzi. Forse, però, in pochi sanno che il nome di questo luogo è legato a un’altra figura molto importante in tutto il panorama culturale internazionale: il filosofo presocratico Empedocle.
Empedocle, un uomo dai mille talenti
Empedocle nasce ad Agrigento da una famiglia appartenente molto probabilmente al ceto aristocratico e, secondo alcune fonti, coinvolta nel governo della città stessa. Sebbene non si abbiano certezze sulla sua data di nascita, alcuni studi condotti sui viaggi compiuti dal filosofo durante il corso della sua vita hanno portato a ipotizzare che sia nato tra il 496 e il 492 a.C. Inoltre, è molto probabile che egli sia riuscito a ricevere una vasta educazione proprio grazie alla sua elevata posizione sociale. La sua istruzione lo ha portato a essere ricordato come un uomo ricco di qualità e a essere considerato dagli altri – ma anche da se stesso – come un dio immortale. Oltre a essere un filosofo, infatti, Empedocle era conosciuto per le sue abilità in poesia e medicina e per essere stato anche un taumaturgo, nonché un fervente politico. Sostenne con fermezza i valori della libertà e della democrazia, che pose a fondamento della sua stessa esistenza.
Se sulla sua vita esistono notizie più affidabili, la sua morte è, invece, attorniata da un’aura di mistero. Tra le voci al riguardo, quella più intrigante e che ha suscitato maggiore interesse negli studiosi lo vede gettarsi nell’Etna. Il vulcano avrebbe poi risputato dalle sue fauci uno dei sandali di bronzo indossati dal filosofo, un dettaglio non di poco conto se si considera che tale indumento veniva indossato anche dai maghi. La morte di Empedocle di Akragas ha ispirato la tragedia di Friedrich Hölderlin intitolata proprio Der Tod des Empedokles (La morte di Empedocle), rimasta incompiuta.
I quattro elementi e il concetto di Sfero
Empedocle fa parte dei filosofi presocratici, coloro che hanno dedicato grande attenzione ai temi della natura e dell’origine delle cose. All’interno delle due opere a lui attribuite con certezza, Kαϑαρμοί (Purificazioni) e Περὶ ϕύσεως (Della natura), si evincono le fondamenta del suo pensiero.
In particolare, egli individua quattro elementi, chiamati anche “radici”, che sono aria, terra, acqua e fuoco, dalla cui mescolanza si sarebbe generato tutto ciò che esiste; la loro separazione, invece, determinerebbe quella che viene chiamata comunemente – e anche erroneamente – morte. Infatti, sebbene questi vengano trattati come due processi distinti, nella filosofia di Empedocle essi avverrebbero seguendo un ciclo infinito.
Responsabili della mescolanza e della separazione degli elementi sono due forze chiamate Amore (o Amicizia) e Odio (o Contesa), che intervengono rispettivamente nell’aggregazione e nella disgregazione degli elementi. In particolare, la forza unificante di Amore permette di introdurre il concetto di Sfero, quell’Uno-Tutto armonico, altresì definito Natura e Infinito, a cui secondo Empedocle – e anche secondo Hölderlin, che aveva vissuto sia gli entusiasmi sia le disastrose conseguenze della Rivoluzione francese – bisognerebbe ritornare. Ed è questa la stessa speranza che ancora oggi, a distanza di secoli, nutre l’intera umanità.
Mariella Rivelli