Se nemmeno l’amato Papa Francesco riesce a riportare i fedeli nelle Parrocchie, allora la Chiesa dovrà trovare una nuova strategia. Le Chiese che battono i record sembrano solo quelle invase dai turisti, come la Sagrada Familia di Barcellona, consacrata da Papa Benedetto XVI.
Secondo i dati relativi alla Diocesi Ambrosiana vi sarebbero ogni anno mille battesimi in meno. Certo, il dato si potrebbe imputare alla scarsa natalità, ma in realtà quello che sembra essere il primo sacramento per la Chiesa cattolica viene rimandato per poi procrastinarlo a data da destinarsi. Quanto al calo delle nozze religiose, ci si è abituati già da qualche decennio. D’altronde col numero elevato di divorzi e la mancata benedizione delle seconde nozze da parte della Chiesa romana si capisce che vi è molta difficoltà per i divorziati ad accostarsi al sacramento.
L’unico dato che tiene è quello relativo agli oratori, sempre molto popolati con punte di 400.000 iscritti. Questi, però, sono intesi come ambienti protetti e laici, dato che sono frequentati anche da figli di immigrati che professano altre religioni. Se questi sono i dati relativi ai fedeli, deve far riflettere la Diocesi quello relativo alle vocazioni, sempre meno frequenti. Basti pensare che, ogni anno, dal seminario escono solo una ventina di sacerdoti. La diocesi può contare, in tutto, su circa duemila sacerdoti. Secondo le proiezioni elaborate dai ricercatori dell’Università Cattolica, nel 2028 a “prendere l’abito” saranno il 20% in meno rispetto al 2008. Se a questo dato accostiamo quello relativo l’anzianità dei sacerdoti ultraottantenni “in servizio”, che sfioreranno il 20%, ogni parrocchia potrà contare, in media, su poco più di un prete. Questo basterebbe a spiegare la riduzione delle messe celebrate nelle 1.107 parrocchie, a cui prende parte poco meno del 30% della popolazione diocesana.
Secondo Monsignor Luca Bressan, Vicario dell’Arcivescovo Angelo Scola: “La Chiesa non si misura con i numeri. È dagli anni Settanta che diciamo che la gente non viene più in chiesa, da allora a oggi dovremmo già essere estinti e invece non mi pare stia accadendo. In una fase di grande cambiamento come quella che stiamo vivendo dobbiamo da un lato ripensare alcune nostre forme organizzative, e dall’altro, soprattutto, concentrarci su ciò che cercano e chiedono le tante persone che adesso frequentano le nostre chiese e animano la vita parrocchiale”.