Quella del Comitato “NO impianto biodigestore Anaerobico S. Pietro a Patierno” è una protesta nata di recente, ma che comincia a fare rumore.
I cittadini del quartiere nell’area nord di Napoli si sono infatti organizzati per contestare la prevista apertura di un impianto cosiddetto biodigestore anaerobico, che provvede, secondo procedimenti di lavorazione che vengono considerati a più livelli dannosi dai rappresentanti del comitato, alla produzione di biogas a partire dal trattamento dei rifiuti della frazione organica. Proprio questo gas di composizione simile al metano sarebbe dunque rivenduto ad aziende interessate come combustibile.
Non si tratterebbe del primo impianto del genere realizzato in Italia o in Campania, essendocene di già attivi in altre zone della Regione, come ad esempio quello di Salerno. Il soggetto istituzionale che sta curando l’avviamento dell’iter procedimentale per la realizzazione del biodigestore è la Regione Campania, che ha emanato un decreto dirigenziale che sostanzialmente concede un primo via libera.
I cittadini riunitisi nel Comitato “NO impianto biodigestore Anaerobico S. Pietro a Patierno” hanno denunciato però alcuni aspetti critici del progetto: come si legge in vari comunicati e si farà presente anche oggi, alla manifestazione organizzata in via Cupa Principe per le 18.30, le problematiche che sconsiglierebbero decisamente la realizzazione del biodigestore sono di natura diversa. Si avanza il sospetto che il giro di denaro e finanziamenti intorno al progetto sia indicativo di un intreccio discutibile di interessi tra politica e imprenditoria, che si rifletterebbe sia nel momento iniziale della realizzazione dello stesso complesso, sia nella gestione dei profitti ricavati dalla vendita del biometano; si denuncia poi una nuova, potenziale emergenza ambientale che deriverebbe dalla realizzazione di una simile iniziativa in un quartiere a forte densità abitativa, nonché in prossimità di un aeroporto internazionale (ci sarebbero infatti problemi di compatibilità tra le due strutture) e dall’esposizione all’aria aperta di rifiuti in fermentazione (necessaria per completare il processo di trasformazione) in prossimità di scuole e abitazioni.
Per fare ulteriore chiarezza sui presupposti e gli obiettivi della protesta del Comitato, Libero Pensiero News ha intervistato uno dei rappresentanti del movimento, Ruggiero Spada:
Signor Spada, come nasce il Comitato e la protesta che porta avanti?
<<Il Comitato è nato dopo che altri Comitati ci avevano trasmesso un decreto dirigenziale della Regione in cui si leggeva che la società UrbanBiogas aveva chiesto le autorizzazioni per costruire un biodigestore a San Pietro a Patierno. Nel decreto c’era il numero di particella catastale, in base alla quale siamo risaliti alla zona prescelta e ci siamo resi conto che si trova a circa 60 metri dalle abitazioni e vicino all’aeroporto; inoltre, leggendo ancora il decreto dirigenziale, ci si è resi conto che si tratterebbe del biodigestore più grande mai stato realizzato in Campania, in grado di trattare 60.000 tonnellate di rifiuti di frazione organica. Ancora, si legge nel decreto che la società si impegna a trasformare la frazione organica e “assimilabili”. Qui ci siamo insospettiti, perché questa parola vuol dire tutto e niente. Inoltre, si tratterebbe di una quantità anche molto maggiore di quella prodotta dal Comune di Napoli, per cui potrebbero essere trattati anche rifiuti provenienti dall’hinterland. Altra preoccupazione ci è venuta dalla prevista gestione di questo impianto, totalmente privata: vuol dire che la società incaricata farà da sé tutti i controlli, senza partecipazione né dei comitati né del Comune. Insomma, è da un paio di mesi che ci siamo riuniti in questo Comitato, che non c’entra nulla con la politica e con i partiti>>.
Quali sono gli “antagonisti” nella battaglia che state conducendo? Abbiamo parlato del coinvolgimento della Regione, di ciò che potrebbe riguardare il Comune. Avete un interlocutore principale?
<<Noi chiediamo un incontro al Comune per conoscere la sua posizione: infatti non conosciamo minimamente la sua posizione e nemmeno se è stato informato di questo progetto. In questo incontro, se ci sarà, chiederemo all’Amministrazione che si consideri parte in causa in questa vicenda e che decida insieme alla cittadinanza e ai suoi tecnici di fiducia cosa effettivamente fare del terreno individuato dal provvedimento>>
Un interlocutore privilegiato potrebbe essere anche la Municipalità, che potrebbe funzionare da mediatore?
<<In effetti abbiamo già avuto un primo incontro alla Municipalità di San Pietro a Patierno col Presidente Moschetti, nel cui verbale è espressa la richiesta che si proceda a un incontro tra tutte le parti interessate (Comitati, cittadini, Regione, Comune). La nostra priorità però per adesso è chiedere un incontro direttamente al Comune. La Municipalità è d’accordo con noi e il Presidente Moschetti ha detto che non sapeva nulla del biodigestore: il punto è proprio che la Regione non ha avvisato gli enti territoriali preposti>>
Nel vostro comunicato si punta il dito contro manovre affaristiche che sarebbero dietro l’attuale modello di smaltimento dei rifiuti, secondo voi inadeguato. Quale sarebbe la vostra proposta alternativa?
<<Non sono un tecnico, ma da un punto di vista “politico” le nostre richieste sono queste: rinunciare al biodigestore in questa zona per i motivi citati prima (la vicinanza all’abitato e all’aeroporto, la gestione privata dell’impianto) e perché non sappiamo se è stato effettivamente effettuato un carotaggio sul terreno interessato. Noi non siamo contro il biodigestore in assoluto, ma almeno a Napoli bisogna cominciare con la raccolta differenziata seria (che per ora non arriva neanche al 20%), magari con l’instaurazione di un tavolo di lavoro con i comitati ambientalisti che aiuti a capire come attuare la differenziata; in più, proponiamo dei siti di compostaggio, o anche biodigestori, che però vanno realizzati con criterio, non da 60.000 tonnellate (sarebbe un megaimpianto mostruoso, proprio al centro della città).
Avete a disposizione pareri tecnici a supporto delle vostre argomentazioni, che si contrappongano a quelle dei tecnici della Regione?
<<Abbiamo supporto scientifico e i nostri dati sommariamente dicono questo: non si può costruire un impianto così grande a 60 metri dalle abitazioni (per dire, le battaglie già fatte per ostacolare un progetto simile a Scampia, che era previsto ancora più lontano dall’abitato, sono state vinte); la legge prescrive che 10.000 tonnellate di rifiuti devono essere smaltite almeno a 150 metri, figuriamoci la distanza da rispettare per le 60.000 previste nel nostro caso; inoltre è stato visto che il terreno si trova in un’area soggetta alla protezione dell’ENAC, col pericolo che i gabbiani attirati dai rifiuti depositati per il procedimento aerobico mettano a rischio il traffico aereo. Ecco, chiederemo anche un incontro con l’ENAC per spiegare la situazione>>
In che rapporti siete con la politica? Nel Movimento5Stelle Brambilla sembra avere dichiarato (in un intervista al Mattino del 16 maggio, ndr) posizioni simili alle vostre, puntando però il dito contro De Magistris, accusato di essere tra i primi a volere il biodigestore. Vi aspettate sostegno dai partiti, a cominciare dalla manifestazione del 29 luglio?
<<Non conosco le dichiarazioni di Brambilla. Cerchiamo però di essere chiari: secondo noi ora il Comune non c’entra nulla, perché abbiamo a che fare con un decreto dirigenziale della Regione Campania. Noi chiediamo un incontro al Comune proprio perché questo deve essere ancora informato compiutamente sulla situazione. Vogliamo finalmente capire la posizione dell’Amministrazione per poi, come Comitato, come cittadini, decidere cosa fare e a chi chiedere aiuto. La manifestazione è aperta a tutti coloro che condividono le nostre istanze e vogliano farle proprie e promuoverle nelle sedi istituzionali. Ripeto però che restiamo un comitato apartitico, siamo persone normali>>.
Ludovico Maremonti