Nell’era dell’antivaccinismo, delle fobie indotte, della ribalta di malattie considerate debellate, delle cure fai da te e di tanti altri fenomeni ben poco scientifici, scoprire che il nostro organismo è pieno di microrganismi sconosciuti è cosa assolutamente non da poco.

Il nostro microbioma, ovvero la moltitudine di batteri e virus che popolano il nostro organismo, è quanto di più sconosciuto possa esserci in natura, alla pari degli abissi oceanici, dello spazio profondo o del prossimo assessore della giunta capitolina.

Il microbioma è tanto sconosciuto quanto importante perché ad esso fanno capo tutti quei microrganismi, batteri in particolar modo, che svolgono un ruolo fondamentale per il nostro metabolismo e sistema immunitario senza i quali sostanzialmente non potremmo vivere.

Del microbioma, ovviamente, fanno parte anche tanti ospiti cattivi, i patogeni, che però grazie alle informazioni raccolte dal nostro sistema immunitario siamo in grado nella maggior parte dei casi di combattere autonomamente.

Ma, numericamente parlando, quanto conosciamo effettivamente questa popolazione enorme che sotto la nostra pelle svolge lavori pesanti e combatte battaglie epiche? Molto poco, come detto, nell’ordine del’1%.

E’ questo il dato abbastanza inconsueto emerso da uno studio dell’Università di Stanford che aveva tutt’altro come obiettivo.

I ricercatori nello svolgere approfonditi esami del sangue in 188 pazienti con lo scopo di raccogliere dati importanti per comprendere ed anticipare il fenomeno del rigetto nei trapianti hanno “scovato” un’enorme quantità di DNA batterico e virale finora sconosciuto.

Viene da chiedersi, ovviamente, come mai fin’ora risultati del genere rispetto il bioma non fossero mai stati ottenuti.

La risposta in realtà è abbastanza semplice perché lo studio di questo tipo di popolazione avviene principalmente con l’analisi di campioni fecali e dell’epidermide, mentre il sangue, fino ad oggi, era un terreno praticamente inesplorato.

La scoperta è di quelle molto importanti perché, oltre a farci capire che la simbiosi è una delle caratteristiche fondamentali della vita che conosciamo, lascia aperto un terreno tutto da esplorare pieno zeppo di potenzialità.

Conoscere gli ospiti che risiedono nel nostro microbioma infatti non ci renderà più aperti e tolleranti, ma ci permetterà di comprendere il loro ruolo nel nostro organismo e di isolare e avere a disposizione un ampio range di armi segrete da utilizzare contro patologie di varia natura comprese, si spera, quelle ad oggi ancora incurabili.

Mauro Presciutti

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