Le tensioni sul caso dell’acqua pubblica aumentano. Il primo cittadino di Napoli, Luigi de Magistris, ha firmato il decreto di revoca dei componenti del Consiglio di Amministrazione di “ABC Napoli”
Esattamente nove mesi fa i cittadini dei decumani festeggiavano “Napoli, capitale dell’acqua pubblica”. La giunta comunale presentò una delibera per la trasformazione della Società per azioni Arin in una azienda che prese il nome di ABC Napoli responsabile del servizio idrico cittadino.
Tuttavia, lo scorso 15 settembre apprendiamo, attraverso un comunicato stampa, che:
“Il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha firmato il decreto di revoca dei componenti del Consiglio di Amministrazione di “ABC Napoli”. Contestualmente ha firmato il decreto sindacale di “affidamento dei poteri del presidente e del Consiglio di amministrazione di ABC Napoli all’Avv. Marina Paparo, nelle more della definizione delle procedure per la costituzione dell’organo di amministrazione dell’azienda. “
Il sindaco De Magistris ha revocato l’azienda, ritenuta inadeguata a reggere il ciclo integrato delle acque. Il problema nasce in conseguenza al passaggio dei lavoratori e degli impianti del Consorzio San Giovanni a Teduccio ad ABC.
Secondo la giunta comunale, il CdA voleva licenziare i lavoratori del Consorzio. Gli atti scritti pero’ rivelano l’opposto. Il commissario di quel periodo, ovvero Montalto, incaricò il direttore generale dell’ABC di attuare un piano industriale che favorisse l’assorbimento dei dipendenti senza compromettere la solidità economica dell’azienda. In questo modo il commissario ha violato lo statuto dell’azienda idrica.
Nell’ultima riunione del CdA si discusse delle gravi manipolazioni sulle bollette e sulla cauzione che aveva trattenuto l’ABC di 130.000 utenti. In seguito alla violazione, la gestione Montalto aveva restituito ai cittadini napoletani 3.500.000 euro. Prima della riunione, de Magistris convocò il Comitato e il Consiglio Civico. Gli assessori presenti garantirono sull’efficienza degli impianti. Nell’assemblea convocata poco dopo dal Consiglio Civico, l’assessore Piscopo e il vicesindaco Del Giudice ebbero modo di accertare dell’esistenza di perizie tecniche sugli impianti che pero’ non sono mai arrivate in Consiglio.
In quella stessa assemblea, il vicesindaco Del Giudice riuscì ad ammettere che gli impianti non erano del tutto proficui. Nel frattempo le autorità nazionali e il ministro dell’ambiente hanno affermato di voler realizzare grandi accorpamenti di società da collocare sul mercato rincorrendo le linee della Banca Centrale Europea e del FMI.
Un meccanismo appoggiato dal decreto Sblocca Italia che porterebbe all’insediamento speculativo delle multinazionali francesi Veolia e Suez nel centro-sud. Infatti il presidente della Puglia, Emiliano, ha stretto protocolli d’intesa con l’acquedotto di Avellino e l’acquedotto di Benevento di proprietà dell’Acea.
Le quote di Acea sono nelle mani di Suez. Nel resto della Campania le fonti sono invece affidate alla società Acqua Campania di proprietà di Caltagirone e Veolia.
Maria Baldares