Da qualche mese nell’Ateneo aquilano si discute sulla polemica sollevata dagli studenti del Dipartimento di Scienze Umane. La disputa è nata all’inizio dell’anno universitario, quando i ragazzi si sono trovati le aule, dove solitamente studiavano, chiuse. Sono rimaste aperte soltanto le aule studio, capienza massima quaranta persone, un numero decisamente inferiore rispetto agli iscritti che negli altri anni erano appunto obbligati ad usufruire, come loro diritto, degli altri spazi all’interno della facoltà.
La decisione della chiusura è stata presa dalla rettrice Paola Inverardi, senza alcuna approvazione da parte degli studenti. Il fatto è stato immediatamente riportato al direttore Simone Gozzano che si è giustificato dicendo che nel Consiglio di Dipartimento del 15 Luglio scorso lo aveva fatto presente, ma i rappresentanti spiegano che non vi fu alcuna votazione e tutto è stato fatto passare senza il consenso degli interessati.
Il 7 Ottobre è stata indetta un’assemblea straordinaria per chiedere maggiori spiegazioni e con grande stupore agli studenti è stato detto che nelle aule sono stati fatti 10.000 euro tra danni e furti, mai denunciati prima e questo sarebbe il motivo della chiusura. A questo punto è stato fatto notare che l’azione di forza esercitata viola l’art 1 comma 7 della Carta dei diritti degli studenti: “Gli studenti hanno il diritto di avere luoghi dell’Ateneo dedicati alle attività sociali, di studio e di confronto collettivo” e l’art 2 comma 11 : “Gli studenti hanno diritto a strutture didattiche idonee che consentano una reale fruizione dei corsi, delle biblioteche e dei laboratori. In particolare devono essere garantite aule con un numero sufficiente di posti a sedere, biblioteche e spazi studio convenientemente attrezzati, laboratori funzionanti e accessibili. L’Ateneo deve attrezzare un numero sufficiente di aule informatiche per garantire agli studenti l’accesso alle reti telematiche. Deve essere rimossa ogni barriera architettonica che possa impedire la frequenza dei corsi, la partecipazione agli esami, l’accesso alla biblioteca e agli spazi universitari”. La proposta fatta agli studenti è stata la possibilità di creare ex novo un bando di 150 ore, che varrà per i cfu di tirocinio dove i ragazzi si impegneranno a controllare le aule e i loro stessi colleghi universitari. Il suddetto dovrà essere elaborato dagli studenti stessi e successivamente passare per gli organi competenti, con la possibilità che non venga accettato. Alcuni rappresentanti degli studenti si sono dissociati da tale rimedio, considerato inizialmente una sorta di palliativo. Questo compromesso proposto potrebbe essere vagliato solo se verrà garantito un incremento del personale tecnico amministrativo e la messa in sicurezza delle attrezzature all’interno delle aule. Con aumento del personale non si intende nuove assunzioni ma solo far fronte alla precedente riduzione dello stesso.
Abbiamo chiesto agli iscritti del Dipartimento cosa pensano di tale soluzione: “non è compito dello studente controllare le aule, che sono uno spazio e un diritto di cui dovrebbe usufruire qualunque studente” e ancora : “questo compromesso è vergognoso e non va a favore di noi ragazzi, stanno scaricando le responsabilità su di noi, l’Università è retta da tanti Ponzio Pilati”.
È stato successivamente esposto il problema della mensa universitaria non presente perché “non vi è uno spazio adeguato”, secondo la rettrice, non esiste inoltre alcuna convenzione con bar o ristoranti. Uno studente ha sottolineato il fatto che le tasse vengono pagate regolarmente e i servizi restano inadeguati e peggiorano di anno in anno.
A questo punto Paola Inverardi ha proposto la sua soluzione per il Dipartimento : “se non vi trovate bene, andate in un altro ateneo, che allo stesso prezzo vi dia maggiori servizi”. La frase ovviamente ha scatenato una polemica tra gli studenti di tutte le facoltà di L’Aquila , città ancora ferita dal terremoto del 2009, la cui economia si regge fondamentalmente sull’Università.
Per l’occasione è stato creato un apposito hashtag #AuleAperte, molti sono gli studenti che hanno aderito, sollevando pubblicamente il loro dissenso. Il Dipartimento non è l’unico a soffrire questi problemi, il 22 Ottobre scorso anche la facoltà di Economia si è unita alla protesta, poiché anche la loro Università è carente di aule studio e la mensa non sembra essere un diritto dello studente.
Nei prossimi giorni i rappresentanti degli studenti si riuniranno in Consiglio studentesco cercando una mediazione con la Rettrice. Si attendono nuovi sviluppi.
Alessia Centi Pizzutilli