«Vergognoso», «Gesto vile», è così che il vicesindaco della Capitale, Luigi Neri, e l’assessore alla scuola hanno etichettato la manifestazione di una costola di CasaPound, Blocco Studentesco, davanti il campo Rom di via Cesare Lombroso, a Roma. Oltre 500 esponenti, accompagnati da alcuni studenti degli istituti Tacito e Domizia Lucilla, hanno protestato contro i nomadi della zona, esponendo striscioni con su scritto «stop alle violenze dei rom, alcuni italiani non si arrendono».

L’episodio incriminato sarebbe quello riportato qualche giorno fa da Il Messaggero e ricalcata dallo stesso Blocco Studentesco. La manifestazione, infatti, è stata organizzata «per rispondere con forza alle provocazioni di alcuni esponenti di etnia rom, che nei giorni scorsi avevano lanciato dei sassi all’indirizzo di alcuni studenti italiani che frequentano gli istituti del quartiere. Ѐ una situazione invivibile, per questo oggi abbiamo voluto dimostrare che ci sono ragazzi italiani che non sono disposti a subire in silenzio questo tipo di prepotenze».

In Italia, e in particolar modo a Roma, il nomadismo è una realtà ormai concreta. Eppure, per quanto possa sembrare problematica la situazione, c’è da dire che la notizia dei sassi lanciati da alcuni rom contro studenti italiani, e riportata tempestivamente da Il Messaggero, è una bufala. Ad affermarlo sono state Barbara Funari e Daniela Scocciolini, rispettivamente assessore delle Politiche Sociali e assessore alla Scuola del XIV municipio a Roma, le quali si sono recate negli istituti indicati dallo storico giornale romano, parlando con i presidi e i docenti per far luce su quanto accaduto. Entrambe le categorie interrogate hanno smentito con convinzione episodi di violenza avvenuti a danno dei loro giovani studenti.

Ad ogni modo, la prima denuncia contro la protesta di Blocco Studentesco, è giunta da Eureka, una cooperativa operante sul territorio con progetti di scolarizzazione e integrazione dei bambini nomadi. Infatti, secondo la cooperativa, i manifestanti «hanno impedito a tutte le persone nel campo di uscire creando anche una situazione di panico e paura. Si tratta di un campo dove vivono circa duecento persone e che esiste da oltre trent’anni con cui siamo al lavoro con diversi progetti di inclusione. Con il gesto di queste persone è stato impedito a circa 90 bambini di scuole elementari e medie di andare a scuola. Si tratta di un fatto di una gravità inaudita».

Una versione dei fatti che Blocco Studentesco e la Questura di Roma hanno immediatamente smentito. «La manifestazione si è svolta davanti agli istituti, non davanti al campo rom che sfortunatamente, per miope scelta non nostra né degli studenti, dista qualche centinaio di metri. Non abbiamo bloccato l’uscita del campo né tanto meno messo a repentaglio la sicurezza di chicchessia» ha detto Fabio Di Martino, responsabile nazionale di Blocco Studentesco, mentre dalla Questura fanno sapere che «la manifestazione di protesta orientata contro le presunte aggressioni e violenze perpetrate dai nomadi ai danni delle scuole e degli studenti, svoltasi anche con gli interventi oratori di personaggi esterni agli istituti, riconducibili comunque al Blocco Studentesco è terminata intorno alle ore 9, dopo l’accensione di alcuni fumogeni e lo srotolamento di diverse bandiere con il tricolore. Il sit-in non ha creato pericolo o intralcio al traffico cittadino ne tantomeno ha impedito agli studenti di accedere all’interno delle aule. Anche le attività all’interno del campo nomadi sono proseguite regolarmente e non risulta che sia stato impedito il passaggio di alcuni bambini rom che stavano andando a scuola. Sono in corso accertamenti da parte degli agenti della Polizia di Stato, al fine di identificare le persone che hanno aderito all’iniziativa».

Maria Stella Rossi

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