L’attesa di un figlio rappresenta un evento critico importante nella vita di coppia, sia per le inevitabili trasformazioni fisiche, psicologiche ed emotive, sia per i cambiamenti che emergono all’interno della coppia stessa. Durante il periodo della gravidanza, le fantasie, i vissuti e le rappresentazioni assumono un rilievo fondamentale in quanto il modo in cui entrambi i futuri genitori si raffigurano rispettivamente come madre e come padre ed immaginano il loro bambino, rivelano come la coppia stessa affronta l’esperienza della gravidanza. Le rappresentazioni genitoriali organizzano e strutturano le modalità relazionali genitore-figlio, assumendo un valore predittivo come “modello operativo interno”. Le rappresentazioni genitoriali, così come tutte le rappresentazioni mentali, hanno un grado di flessibilità e di apertura verso le nuove informazioni. Vengono inoltre a delinearsi aspettative e fantasie sul futuro bambino, le quali andranno a confrontarsi ed integrarsi con gli aspetti reali.

Normalmente si pensa che esista un “istinto materno” che guidi la donna che diviene madre. In realtà non è proprio così: la maternità è un evento troppo complesso per poter essere guidato solo da un istinto. La maternità coinvolge il complesso psiche-corpo: non vi è unicamente una predisposizione biologica ma è anche una forma di esperienza del processo di sviluppo psichico della donna, il quale richiede un intenso lavoro psichico. La relazione tra aspetti della realtà e dell’immaginario si manifesta quando la coppia fantastica sul bambino: “…speriamo abbia i miei occhi…i tuoi capelli…per come scalcia sarà molto forte..” ecc. Tali fantasie vengono manifestate consciamente, costituendo il “bambino immaginario”, mentre iniziano a svilupparsi fantasie anche a livello inconscio, non consapevole, definite “bambino fantasmatico”(Bion, 1962). L’interconnessione tra psichico e biologico è intuibile quando si pensa a quanto le trasformazioni del corpo in gravidanza incidano sulle modificazione dell’immagine di sé e dell’identità della donna.

Parlare di gravidanza implica inevitabilmente il significato di genitorialità. Quest’ultima definisce una funzione complessa attraverso la quale la coppia esprime il proprio progetto procreativo e si costituisce quale ambiente naturale di cura. Naturalmente in questo processo ha notevole importanza il confronto con il progetto genitoriale che avviene dapprima nel registro immaginario, della fantasia progettuale e che concerne la possibilità di creazione di uno spazio psichico per accogliere il terzo, ovvero il figlio.

L’acquisizione della competenza genitoriale passa attraverso una serie di processi trasformativi che si sviluppano in relazione alle elaborazioni individuali e di coppia riguardo alle fasi evolutive precedenti, alla relazione reale e fantasmatica con l’altro, in primis con l’oggetto primario (Ferraro, Cesàro, 1985).

La creazione innanzitutto nella mente, di uno spazio per il terzo entro la coppia è un percorso essenziale e non sempre facile da affrontare. Inevitabilmente, infatti, ci si scontra con la ridefinizione di identità, ruoli e funzioni che, su un piano fantasmatico oltre che reale, individuale e di coppia, determinano la strutturazione di nuovi equilibri. Difatti l’assunzione della funzione genitoriale comporta spesso un periodo di crisi nella coniugalità, che determina un riassetto della personalità individuale e di coppia. Ma il tipo di legame che la coppia ha stabilito consente di elaborare meglio o peggio tale cambiamento, detta crisi evolutiva.

La presenza di un figlio porta dunque i partner a rivivere il proprio passato da una prospettiva diversa, confrontandosi con la percezione e i vissuti relativi alle proprie figure genitoriali, con l’identificazione con i propri genitori e il proprio sé bambino. La riproposizione del passato comporta il rischio che si riattivino schemi legati alla propria infanzia di entrambi i futuri genitori. Il periodo della gravidanza riattiva dunque nei due partner aspettative, sentimenti, bisogni e desideri del proprio sé infantile: si rivive la propria infanzia nonché le proprie figure genitoriali, rielaborando i processi di identificazione coi i propri genitori, in modo da rinnovare le identificazioni con la dimensione genitoriale.

L’intervento sulle relazioni tra i due partner farà luce sugli aspetti non elaborati dei relativi genitori laddove un eventuale sintomo del bambino andrebbe ad esprimere il nodo conflittuale irrisolto relativo alla storia passata dei genitori. È necessario riflettere sull’ombra di quelle condizioni genitoriali non elaborate che rischiano di ripresentarsi nella relazione con il figlio, ricadendo sul bambino come un peso che incide sul suo sviluppo oltre che sulle interazioni familiari.

Il sostegno alla maternità e alla genitorialità può essere un contributo fondamentale per la coppia, verso un percorso di accoglimento ed accettazione del bambino reale. Attraverso l’ascolto empatico e l’incoraggiamento, la creazione e sviluppo di una relazione accogliente è possibile sostenere il percorso di elaborazione di vissuti complessi, emotivamente coinvolgenti, per rispondere ai bisogni psico-fisici e relazionali di cui la coppia genitoriale necessita. È un sostegno, un supporto per vivere la gravidanza e la genitorialità con maggiore autenticità e consapevolezza.

 Dott.ssa Antonia Palma
per il portale Psicodialogando

Fonte immagine di copertina: Studio154

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