Libero da ogni accusa. L’ex rais d’Egitto Hosni Mubarak, 86 anni, è stato assolto dal reato di complicità in omicidio plurimo. L’ex Presidente era imputato di aver ordinato alla polizia di reprimere, con ogni mezzo disponibile, le rivolte popolari nel 2011 in Egitto, che segnarono l’inizio della Primavera araba: furono uccise 239 persone. La Corte d’Assise del Cairo ha stabilito che Mubarak non doveva essere nemmeno processato, quindi non sarà né assolto, né condannato. L’ex rais è stato inoltre prosciolto, insieme ai suoi due figli, Alaa e Gamal, dalle accuse di corruzione in un caso di vendite di greggio ad Israele e per tangenti.
I commenti alla tv «Saba al Balad» dalla sua stanza d’ospedale: “Finalmente il verdetto ha provato che non ho commesso reati. Me l’aspettavo, avevo fiducia in Dio e nella mia innocenza: non ho mai dato l’ordine di uccidere i manifestanti. Assolutamente no”
“La procura ha tecnicamente sbagliato ad accusare Mubarak tre mesi dopo la sua cacciata, perché non c’erano le basi per un processo penale”, spiega il legale dell’ex rais, Hossam Bahgat, dopo il suo proscioglimento.
Il giudice che ha emesso oggi la sentenza ha chiarito che il respingimento da queste accuse non assolve Mubarak dalla “debolezza” e dalla “corruzione” degli ultimi anni del suo potere. Egli ha inoltre elogiato la rivolta del 2011, affermando che i suoi obiettivi, “libertà, pane e giustizia sociale”, erano legittimi.
Un primo processo aveva condannato nel 2012 Mubarak ed il suo ministro dell’interno dell’epoca, Habib el Adly, all’ergastolo. La sentenza fu poi annullata per ragioni formali portando ad un nuovo processo.
Resta comunque in prigione, il presidente, in attesa di scontare tre anni per l’accusa di sottrazione di fondi pubblici destinati al restauro del palazzo presidenziale.
Con l’uscita di scena di Mubarak, che, nel bene o nel male, per trent’anni ha determinato le sorti del paese, l’Egitto riuscirà a voltare le spalle al vecchio regime?
Martina Barca