RecLab Studios: lo studio di Larsen Premoli spegne dieci candeline

Larsen Premoli è un produttore e sound engineer milanese, titolare dei RecLab Studios di Buccinasco (MI).

Fin da bambino Larsen si è dimostrato un grande appassionato di musica, tant’è che a sei anni inizia gli studi pianistici in ambito classico per poi passare a studiare, all’età di quindici anni, gli strumenti a corda e musica jazz con Mario Rusca e poi Marco Bianchi .

Dopo aver preso parte a svariati progetti e aver militato in diversi gruppi musicali, a soli diciannove anni, entra a far parte come tastierista dei Fire Trails. Con la band di Pino Scotto calcherà palchi di importanti festival hard’n’heavy e avrà modo di suonare con artisti del calibro dei Deep Purple, Iron Maiden, Hughes & Turner e LA Guns.

In parallelo a questa importante collaborazione musicale, Premoli porta avanti il suo progetto Loooking 4 a Name, band progressive rock con cui registra due album e successivamente milita nei Dragon’s Cave, gruppo rock fondato dal chitarrista Steve Angarthal. Grazie alla sua esperienza da musicista, Larsen Premoli acquisisce una grande padronanza delle tecniche di gestione del suono: ciò lo porterà ad intraprendere la sua attuale professione. Dal 2008 fonda un’attività professionale di Live-Recording affiancato da professionisti del settore e, l’anno dopo, i RecLab Studios di cui ad oggi è il titolare.

Domenica 3 febbraio i RecLab Studios che, ad oggi, hanno collezionato più di 500 produzioni e ospitato numerosi artisti tra cui Destrage, the JARVIS, Marco Rotelli e Marlon, spegneranno dieci candeline. In occasione del decimo anno di attività si terrà dalle ore 18:30, presso il Mr. Fantasy di Buccinasco (MI), una grande festa che vedrà protagonisti alcuni degli artisti che hanno registrato presso gli studios.

La redazione di Libero Pensiero ha avuto il piacere di intervistare Larsen Premoli che ha ripercorso con noi alcune delle tappe più significative della sua carriera.

Nel corso della tua carriera musicale hai avuto modo di suonare con numerose band tra cui i Fire Trails, i Looking 4 a Name e i Dragon’s Cave.  Con i primi hai calcato i palchi di importanti festival nazionali insieme ad artisti di fama mondiale tra cui Deep Purple, Iron Maiden e LA Guns. Potresti raccontarci alcune delle esperienze da te vissute che ritieni maggiormente significative?

«Suonare davanti al pubblico è un’esperienza bellissima e toccante. Diciamo che alcuni dei momenti che non si scordano sono le prime volte. In occasione del mio debutto, su un palcoscenico non vedevo la fine delle persone nel tramonto all’orizzonte di un idroscalo al Gods of Metal. Un altro ricordo indelebile è la a scarica di adrenalina vissuta nell’attraversare il backdrop nero che separa il backstage dal fronte palco del Palalido in occasione degli opening ai Deep Pruple: alzare lo sguardo e rendersi conto che hai occhi puntati addosso non solo da sotto e di fronte, ma anche dai laterali e soprattutto dall’alto è stato un “freeze system” indescrivibile! Nota di costume: i Deep Purple oltre ad avere cucine smontabili con chef al seguito hanno un camerino per vestirsi e uno per svestirsi e, all’interno dei flight case, giganti porta-indumenti con le antine in legno come i guardaroba di una volta».

Nel corso degli anni hai acquisito una grande esperienza nelle tecniche di gestione del suono. Ciò ti ha portato a diventare produttore artistico di diverse band e ad avviare l’attività di cui oggi sei i titolare, ossia i RecLab Studios. Come e quando ti è venuta l’idea di aprire uno studio di registrazione, mixaggio e mastering tutto tuo?

«Ho iniziato a fare auto-recording in prima media. I miei genitori hanno agevolato e supportato le mie necessità: ho fatto trasformare la loggia del balcone di casa in un microstudio, aggiungendo dei vetri insonorizzati. In tutti gli anni durante cui ho svolto la mia attività da musicista, mi son sempre attrezzato per fissare la musica che suonavo o producevo con le mie band. Quando ho iniziato a suonare in veri studi di registrazione, lì ho avuto modo di vedere e imparare come si faceva davvero, anche se, ogni volta che entravo, c’era un qualcosa che mi indispettiva nel modo di utilizzare gli strumenti da parte dei vari tecnici. Undici anni fa, un grande professionista del settore, due amici ed io abbiamo dato vita ad un progetto di live recording che consisteva in uno studio mobile in grado di catturare al meglio le performance live e, successivamente, abbiamo inserito anche  una sala di ripresa. Fu così che nacquero i RecLab Studios! A dieci anni di distanza mi sono ritrovato unico titolare. Sono orgoglioso di aver trasformato quella cameretta professionistica in uno degli studi più dotati in termini di attrezzatura e backline del Bel Paese!»

Dal 2009 ad oggi  avete realizzato più di 500 produzioni. A tuo parere quali sono i fattori che hanno portato i vari artisti con cui hai avuto modo di collaborare a scegliere il tuo studio? Ti ritieni soddisfatto del lavoro finora svolto?

«La chiave del successo ottenuto finora è la presenza al RecLab di abili musicisti che conoscono la musica, che sanno come si utilizzano gli strumenti e come si arrangia un brano o un quartetto vocale. Non bastano, infatti, soltanto tecnici audio capaci: sono i musicisti a far la differenza! Ho inoltre  la fortuna di essere circondato da fior fior di colleghi con una preparazione tecnica in fatto di numeretti, formuline, schemini e trick informatici che, solo a parlarci, lascerebbero a bocca aperta chiunque come una nonnina dopo averle spiegato in cosa consiste il trading-online. Un altro aspetto fondamentale che contraddistingue il Lab è il contenuto e la qualità della marmellata che si trova nel barattolo: abbiamo decine di studi con design incredibili, strutture chic da aver quasi paura a sedertici sopra e anche una strumentazione microfonica e tecnica per la registrazione iper-mega-top-level. Insomma, anche se vieni al RecLab in mutande a registrare un album difficilmente ti sentirai dire “non ce l’abbiamo”: bisogna soltanto portare le proprie idee e la voglia di divertirsi; coccole, ciabattine e accappatoio caldo li diamo noi. Non da ultimo, penso che siamo fra i fornitori di servizi più economici, veloci ed efficienti che si possano trovare nel nostro campo. Tutti questi fattori rendono RecLab unico nel suo genere!»

Tra i servizi che offrite, colpisce il ReClub che prevede assistenza e consulenza per artisti e band. In cosa consiste e come funziona?

«Spesso e volentieri abbiamo, purtroppo, visto scomparire nell’ombra musicisti con un grande potenziale una volta usciti dallo studio: ciò mi ha spinto a creare una vasta reste di servizi “post-produzione”. Ecco come è nato ReClub, il nostro secondo brand. Abbiamo costituito un vasta rete di partners che ci consente, grazie all’ausilio di decine di fornitori di servizi (videomakers, fotografi, stamperie, digital publishing, uffici stampa e promozione, social media management, liuterie, produttori di strumenti e accessori, ecc.), di avere dei prezzi davvero concorrenziali. Ci trattano come un’agenzia, lasciandoci un grande margine per poter fare ricarico sui nostri clienti in virtù del fatto che li portiamo da loro. Noi, però, a differenza di un’agenzia curiamo il rapporto fra l’artista e il partner, offrendo a quest’ultimo un prezzo economico che non prevede costi extra.
Vi spiego come si svolge il tutto:

  • RecLab non guadagna niente a mandare un’artista da un suo partner e lo fa perché pensa che sia il migliore per rapporto qualità/prezzo;
  • il partner offre a RecLab servizi al 60% dei loro costi standard in quanto RecLab gli fa acquisire 100 nuovi clienti;
  • le garanzie per l’artista sono molteplici: paga poco un servizio che vale molto di più di quanto pagato. Se un nostro partner non avrà cura dell’artista che gli abbiamo mandato non perde solo un potenziale cliente, ma cento!

Grazie a ReClub i nostri artisti hanno un servizio di qualità a prezzi stracciati e mezzi migliori con cui crescere e produrre dischi. Non lucriamo sui nostri clienti: non siamo un’agenzia, ma uno studio di produzione!»

In occasione del vostro ottavo anniversario avete avviato il progetto The return of The Dark Side of the Moon”, che ha visto coinvolti 48 artisti italiani nella reinterpretazione di uno dei dischi più belli e celebri dei Pink Floyd. Avete in programma qualcosa di altrettanto ambizioso per il vostro decennale? 

«The Return of The Dark Side of  the Moon è forse la cosa più ambiziosa fatta fino ad oggi. È nato tutto da un istinto di passione, curiosità e fraternizzazione: mentre davamo vita alla nostra iniziativa non sapevamo neppure quello che stavamo facendo. Ho avuto il piacere di interfacciarmi con persone strepitose che hanno spinto il progetto ai massimi livelli: abbiamo registrato live, realizzato i documentari e la pubblicazione e, soprattutto, donato tanti soldini a chi utilizza la musica per far del bene ai bimbi malati. Avevo lanciato degli spoiler su cosa c’è nella mia testa matta e continuo tuttora a ricevere messaggi di amici artisti e clienti che mi pungolano dicendomi “Queen!’’, “Beatles!’’, ecc.
Ora come ora non ho programmi simili sull’agenda.
Quest’estate ci sarà il 50esimo anniversario del festival di Woodstock e, per l’occasione, in Italia avremo una manifestazione tutta nostra che si terrà a Schio. Sono stato coinvolto dagli organizzatori dell’evento per occuparmi di una serie di cose, fra le quali, alcuni artisti giovani che si alterneranno con dei big dei tempi d’oro. Attualmente mi sto concentrando molto su un progetto che non ha ancora né un nome né una forma ma che vede coinvolti tutti gli artisti che ho avuto modo di conoscere negli ultimi anni. Voglio trovar loro una casa in cui confrontarsi, spalleggiarsi, darsi forza ed entusiasmo! Magari nelle prossime settimane li inviterò da noi per un pomeriggio a base di carcadè e brain-storming. Chissà se riusciremo a dar vita al progetto che ho in testa. Potremmo chiamarlo Re-CLAN».

Vincenzo Nicoletti

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