Eccoci pronti anche questo giovedì con l’appuntamento di ItinerArte. È sempre più forte la volontà di indagare ogni anfratto del mondo della storia dell’arte sia che essa riguardi la pittura, l’architettura o la scultura. Proprio quest’ultimo versante offre nomi eccezionali: oggi parleremo di Camille Claudel e della sua fulminea ma intensa attività artistica, segnata dall’amore folle per un altro scultore, Auguste Rodin.
“Mia sorella Camille aveva una bellezza straordinaria, ed inoltre un’energia, un’immaginazione, una volontà del tutto eccezionali. E tutti questi doni superbi non sono serviti a nulla; dopo una vita estremamente dolorosa, è pervenuta a un fallimento completo” (Paul Claudel, 1884)
Camille Claudel è stata una grande scultrice del XIX sec., la cui vita fu irrimediabilmente scandita dalla presenza onnipotente di Auguste Rodin. Lo scultore aveva tracciato una nuova via maestra nell’arte, elevando al massimo grado il “non-finito” michelangiolesco ed è per questo che fu indubbia l’ascendenza sulla giovane Camille. Dal punto di vista artistico il rapporto tra i due non si risolse mai alla pari, benché gli artisti e amanti lavorano anche fianco a fianco. L’amore che provò per Rodin la spinse al più elevato grado di perfezione tecnica ma al contempo la consumò di follia e frustrazione.
Camille Rosalie Claudel nacque a Villeneuve-sur-Fère in Piccardia (Francia), nel 1864. La famiglia era molto benestante e suo fratello fu il noto Paul Claudel, poeta e drammaturgo della cerchia di Mallarmè . Iniziò sin da piccola a modellare terracotta e non essendo incline allo studio accademico, cominciò da autodidatta a dedicarsi ai soggetti viventi e alle piccole sculture. Nel 1881 Camille si trasferì con la famiglia a Parigi, iniziò a frequentare il Louvre e l’Academié Colarossi, dove ebbe come maestro Alfred Boucher, colui che capì subito le doti della giovane artista e ne diventò il suo primo grande sostenitore. A soli diciotto anni Camille espose per la prima volta al Salon di Parigi, presentando “Sakuntala“, un gruppo scultoreo in marmo. Fu proprio all’interno dell’accademia che Camille incontrò Auguste Rodin nel 1884 .
In quegli anni Rodin stava lavorando alla “Porta dell’Inferno “e Camille lo aiutò soprattutto nella realizzazione delle mani e dei piedi per le figure di più grandi dimensioni. Da subito il rapporto tra i due non fu semplice e iniziò ad incrinarsi quando lo scultore si rifiutò di lasciare la sua compagna Rose Beuret, dalla quale aveva avuto anche un figlio; ma nonostante ciò i due rimasero amanti fino al 1898. Per tanti anni i due estri artistici si fusero e contaminarono a vicenda, generando opere dove si delinea erotismo ed abbandono da un lato, nel caso di Camille, e insoddisfazione e distacco, nel caso di Rodin.
La produzione artistica di Camille Claudel è abbondante, si stimano circa 67 sculture più vari disegni. Predilesse sempre sculture di piccolo formato e soggetti femminili, modellati in marmo, bronzo ed onice. Al 1891 appartiene “La valse“, opera in cui scolpì una coppia che balla un valzer appassionatamente, frutto di una breve relazione col compositore Claude Debussy. In questa opera Camille mostra una forte capacità di trovare equilibrio tra movimento e staticità: soprattutto la figura femminile, quasi ancorata al terreno dal panneggio dell’abito, dà un senso di collegamento tra la terra e l’aria. Gli anni ’90 dell’Ottocento saranno quelli più proficui dal punto di vista artistico anche perché sono segnati dal progressivo distacco da Rodin e dalla voglia di emancipazione. Ne seguono, infatti, opere mirabili come le varie versioni di “La Petite Châtelaine“, iniziata nel 1893 e completata in più riprese e “Les Causeuses” del 1897.
La “Vague” del 1900 rappresenta la testimonianza più profonda del mutamento artistico avvenuto in Camille Claudel, avvicinatasi ormai all’arte giapponese che la portò anche a sperimentare nuovi materiali, come il raffinato e prezioso onice. Intanto andavano aggravandosi i segni di un disordine mentale, per cui Camille cominciò a soffrire sempre di più di manie di persecuzione fino a sfociare nell’annientamento di se stessa e nella distruzione delle sue opere d’arte.
Nel 1907 concepisce l’ultimo grande capolavoro “L’age mur” , massimo grado di espressione artistica e di distacco da Rodin. Il gruppo scultoreo in bronzo rappresenta una giovane donna in ginocchio che protende le braccia verso un uomo più anziano che, voltando le spalle, si lascia portare via da una donna anch’essa anziana. Sono facilmente riconoscibili nell’uomo anziano e nella donna giovane, Camille e Rodin, mentre l’altra donna potrebbe essere Rose Beuret. La versione originaria dell’opera prevedeva un gruppo fisso ed immobile che starebbe anche a rappresentare la giovinezza, l’età di mezzo e la vecchiaia. La versione definitiva ha, al contrario, un effetto di movimento che coinvolge tutta la composizione, amplificandosi lungo una diagonale che accentua la plasticità delle figure e la loro drammaticità. Il contrasto fra le figure, lisce e nude, realizzate con sapiente naturalismo nonché le pieghe tormentate dei drappi, fanno di questo gruppo un’allegoria del tempo e della morte. La giovane donna inginocchiata, figura realizzata anteriormente al gruppo, compare anche come scultura a sé ed è conosciuta come “L’Implorante“: è Camille stessa la protagonista di questo abbandono e senso di desolazione, accentuato dalle mani che si allungano ad afferrare colui che l’ha abbandonata.
Da quel momento in poi per Camille Claudel ha inizio il vero declino: rimasta ormai sola dopo la fine della relazione con Rodin, visse in miseria e le sue lettere sono ricche di richieste d’aiuto e di anticipi di denaro. Suo padre cercò di aiutarla sempre economicamente e probabilmente riusciva a guadagnare dei soldi realizzando bozzetti, che però non essendo stati firmati, non sono mai stati identificati. Morì il 19 dicembre del 1943, nella casa di cura, dove era stata rinchiusa trent’anni prima.
Rossella Mercurio