Nuova estate, nuovi (vecchi) nomi per affiancare LeBron James ai Lakers. Davis è arrivato dopo una querelle durata mesi, adesso bisogna capire chi sarà il terzo violino.
Quasi trecentosessantacinque giorni fa LeBron James stava per diventare un nuovo giocatore dei Los Angeles Lakers. Una firma che si pensava avrebbe stravolto totalmente il mercato della free-agency. E invece nulla. Anzi, la stagione dei gialloviola è stata pessima, complici i problemi ai vertici, l’infortunio dello stesso James e dei giovani che non hanno reso come avrebbero dovuto. In questa sessione estiva, però, la franchigia sedici volte campione NBA sta regalando all’ex giocatore dei Cavs la possibilità di poter competere la prossima stagione: Anthony Davis è il primo a salire a bordo. Primo obiettivo apertamente dichiarato, i Lakers hanno fatto di tutto per portare la prima scelta al draft 2012 in California. Dopo oltre sei mesi di corteggiamenti e trattative interrotte, finalmente sono riusciti a raggiungere il proprio obiettivo. Non a poco prezzo, perché per riuscire a concludere l’affare con i New Orleans Pelicans hanno dovuto dare via molto, se non tutto. Ma i Lakers hanno sempre saputo, una volta firmato James, di avere una finestra di competitività breve, e un anno è stato già sprecato.
LA TRADE – Quando chi compra ha necessità e chi vende non ne ha, il costo dell’affare sarà sempre esorbitante. La lottery non ha migliorato le cose per i Lakers. Sapere di avere Zion Williamson in roster vuol dire essere sicuri di poter ripartire immediatamente, di non dovere precipitarsi a vendere un giocatore così importante. A questo va aggiunto che altre franchigie sono state fortemente interessate a Davis nel corso di questi mesi, tra cui i Celtics che avevano a disposizione una merce di scambio sicuramente più interessante. E che non si è conclusa per volere di Boston, che non ha voluto rinunciare a Jayson Tatum. Questo ha spalancato le porte alla squadra angelina, che invece non si è spaventata di fronte alle importanti richieste di New Orleans: Lonzo Ball, Brandon Ingram, Josh Hart e tre prime scelte, tra cui la numero 4 del draft 2019 (girata poi agli Atlanta Hawks, in cambio della scelta numero 8, 17 e 35).
In pochi anni, i Lakers hanno scambiato tre seconde scelte al draft (D’Angelo Russell nel 2017), annegando nell’Oceano Pacifico tutti i tentativi di valorizzare la meglio gioventù uscita dal college. Non c’è tempo. LeBron James compirà 35 anni il prossimo 30 dicembre e, nel modo in cui era strutturato il roster, non vi era la minima possibilità di poter competere, non a ovest dove il livello è altissimo. Ma con uno dei migliori giocatori della lega al fianco di uno dei più forti di sempre, le cose possono cambiare.
IL TERZO VIOLINO – Nel tentativo di arrivare a Davis, però, Rob Pelinka ha dimenticato che la tempistica per le regole del salary cap ha una sua importanza nella NBA. Gli accordi prevedono che l’ufficialità della trade arrivi il 6 luglio, che vorrebbe dire meno spazio salariale rispetto a se venisse ufficializzata il 30 luglio, 27 milioni invece di 34, che sarebbero potuti diventare meno (23 milioni) se l’ormai n.23 dei Pelicans non avesse rinunciato ai quattro milioni di trade kicker. Un errore grossolano che sarebbe potuto costare la firma di un terzo giocatore importante.
È così arrivata la notizia che i Lakers hanno spedito Mo Wagner , Isaac Bonga, Jemerrio Jonese una futura scelta al secondo giro ai Washington Wizards, in cambio soldi. La squadra angelina ha deciso di perseguire il piano di diventare immediatamente una contender, e non vuole che niente sia d’intralcio, neanche gli ultimi tre giocatori sul roster che non si chiamano LeBron James, Anthony Davis, Kyle Kuzma e Talen Horton-Tucker, il cui nome sicuramente non farà suonare nessuna campana nella vostra testa (scelto al secondo giro del draft 2019). In questo modo sono comunque riusciti a creare abbastanza spazio salariale – 32 milioni– per poter giocarsi le proprie fiche sul mercato dei free-agent. Buone notizie per loro, pessime per tutte le altre franchigie della lega.
I nomi che circolano sono gli stessi della scorsa estate, eccezion fatta per Paul George che si è legato a Oklahoma l’anno passato. Si parla, dunque, di Jimmy Butler, che pare essere in uscita da Philadelphia, dopo soli pochi mesi. Sull’ex giocatore dei Chicago Bulls è forte l’interesse anche degli Houston Rockets e dei Miami Heat. Si è parlato anche di Kyrie Irving e Kemba Walker, che però hanno deciso di firmare per rispettivamente per i Brooklyn Nets e i Boston Celtics. Ma non tutte sono cattive notizie. Nelle ultime ore è tornato caldo il nome di Kawhi Leonard, fresco vincitore del Larry O’Brien Trophy e del titolo di MVP delle Finali. Secondo Chris Haynes, insider di Yahoo Sports, il giocatore dei Toronto Raptors si incontrerà anche con i Lakers in estate, oltre che con i Clippers, e che a quest’incontro parteciperanno anche James e Davis. Una notizia importante, dopo mesi in cui si pensava che per l’ex Spur fosse una corsa a due tra la sua attuale squadra e i Los Angeles Clippers.
32 milioni sono abbastanza per firmare una superstar, ma non resterebbe nient’altro per l’intero roster. Se dovessero prendere uno di questi giocatori, i gialloviola sarebbero poi costretti a completare il roster con veterani al minimo salariale e giocatori con la formulla della midlevel exception. Vorrebbe dire, sostanzialmente, avere un numero ristrettissimo di giocatori con cui disputare ottantadue partite di regular season e chissà quante di playoff. Non sarebbe il massimo né per LeBron, che per quanto ancora straordinario non è più giovanissimo, né per Anthony Davis, che ha saltato buona parte di questa stagione, né per chiunque sia il terzo violino. L’alternativa potrebbe essere meno affascinante, ma più razionale. Cercare di firmare più giocatori di medio-alto livello invece di una singola superstar. Si parla, in questo senso, di un possibile ritorno di Russell, scambiato due stagioni fa per apparenti problemi con alcuni personaggi dell’ambiente gialloviola – Nick Young e Magic Johnson su tutti – di cui adesso non fanno più parte. Il play dei Nets, che in queste due stagioni newyorkesi è cresciuto molto, adesso vedrebbe il suo spazio invaso dall’arrivo proprio di Irving; le possibilità dunque che decida di andare via sono molto alte.
Qualunque sarà la scelta sicuramente rimetterà i Los Angeles Lakers tra i nomi delle squadre che possono dire la propria nella prossima stagione.
Michele Di Mauro