I cinque operai della Fiat di Pomigliano, licenziati per aver inscenato il “suicidio” dell’amministratore delegato Marchionne, continuano la loro battaglia per il reintegro in fabbrica. In loro supporto sono intervenuti gli operai della Fiom Avio.
I cinque licenziati Fiat di Pomigliano continuano la loro lotta. Da giorni i cinque si sono appostati all’ingresso 2 dello stabilimento di Pomigliano per reclamare i propri diritti attraverso l’ormai noto striscione “Satira Libera”.
In questa lotta pero’ non sono soli. Da pochi giorni gli operai della Fiom Avio, sono accorsi in loro aiuto per offrire solidarietà e sostegno ai malcapitati. Tale spontaneo intervento ha destato preoccupazioni all’interno personale aziendale. L’azienda Fiat teme infatti che la questione si possa allargare e che possa trovare consensi più ampi da parte degli altri operai e dei rispettivi sindacati.
Tornando indietro nel tempo, la battaglia dei cinque licenziati della fabbrica automobilistica campana ha origine nel 2014 ma le sofferenze e i soprusi iniziano molto prima, nel lontano 2008. In quel tempo, con l’arrivo di Sergio Marchionne, venne creata una sede Fiat a Nola in cui vennero trasferiti 316 lavoratori da Pomigliano. La sede di Nola doveva costituire un polo di innovazione e produttività ma a quanto pare quella famosa fabbrica non è mai entrata in funzione.
316 lavoratori si sono trovati senza un lavoro, tre di loro si sono suicidati e si sono registrati all’incirca sei tentativi di suicidio. La cronaca ricorderà Giuseppe de Crescenzo trovato impiccato nella sua abitazione e Maria Barbato che si è uccisa con tre coltellate al cuore. Il giorno dopo i funerali di Maria, i colleghi si distesero per terra fuori alla fabbrica con le maglie macchiate di vernice rossa.
Pochi giorni dopo, i cinque posizionarono fuori alla sede di Pomigliano, un manichino di Marchionne inscenando un suicidio per impiccagione. Nessuno immaginava che quel gesto avrebbe comportato il licenziamento dei cinque operai. Sono stati licenziati per aver utilizzato la satira come rappresentazione della realtà dei fatti. L’azienda ha incriminato gli operai di un atto “di intollerabile incitamento alla violenza” non rendendosi conto che i soli responsabili delle morti di questi operai, di questi uomini, sono loro.
I licenziati Fiat sono alla ricerca di sostegno, si augurano che il gesto compiuto dai lavoratori della Fiom Avio non sarà l’unico. Gli striscioni sono un punto di partenza per intraprendere una catena di solidarietà a cui tutti possono contribuire. È attraverso semplici iniziative che si può mostrare la propria vicinanza. La solidarietà è un’arma vincente e da come si è visto, può intimorire.
Dario Fo, noto drammaturgo e scrittore, sosteneva: “La satira è un’espressione che è nata proprio in conseguenza di pressioni, di dolore, di prevaricazione, cioè è un momento di rifiuto di certe regole, di certi atteggiamenti: liberatorio in quanto distrugge la possibilità di certi canoni che intruppano la gente.”
Maria Baldares