La Procura di Milano indaga su una presunta tangente versata dall’industria Finmeccanica, per ottenere, nel maggio 2008, il via libero, dall’allora ministro dell’Economia, per l’acquisizione del gruppo statunitense Drs, grande fornitore di tecnologie militari: Giulio Tremonti è dunque indagato per corruzione e reato ministeriale.

L’accusa nei confronti dell’ ex ministro è stata formalizzata dai pm Roberto Pellicano e Giovanni Polizzi, insieme al loro ex aggiunto Alfredo Robledo, dopo un incontro con il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, che ha esaminato gli atti e autorizzato l’avvio della procedura per i reati ministeriali. Secondo i pubblici ministeri, il versamento della tangente sarebbe di 2 milioni e 400 mila euro più Iva, perché mascherata da una consulenza intestata allo studio tributario di Tremonti. Tra gli indizi raccolti si evidenzia un cambio di linea operato dall’ex ministro: inizialmente non era favorevole all’operazione; poi il suo parere è mutato, evidentemente, alla luce dell’accordo segreto. A confermare ciò è il suo ex braccio destro, Marco Milanese (ex parlamentare di Forza Italia), arrestato nel frattempo per corruzione nell’inchiesta sul Mose di Venezia.

Il nome dell’ex ministro è finito nei registri degli indagati già due settimane fa e in questi giorni la Procura ha dato il via alla procedura di trasmissione degli atti al tribunale dei ministri (che sarà composto da tre giudici estratti a sorte). Stando a quanto spiega L’Espresso, a regolare la procedura è una legge costituzionale del 1989 , che assicura ai ministri indagati il massimo del garantismo: la Procura non può cercare prove, ma è obbligata ad omettere ogni indagine ed entro 15 giorni dall’iscrizione deve avvisare l’indagato con un’informazione di garanzia. Dunque, nelle prossime settimane Tremonti potrà esaminare gli atti e proporre la sua difesa direttamente al tribunale dei ministri (e non alla Procura).

L’affare nascosto a cui fa riferimento l’indagine è stato dannoso per le casse dello Stato. Infatti, l’acquisto di Drs da parte di Finmeccanica, a quei tempi guidata da Pierfrancesco Guarguaglini, già indagato e prosciolto dalla procura di Roma per false fatturazioni, è costato cinque miliardi e 200 milioni di dollari. Tuttavia, il valore dell’azienda americana, oggi, si è quasi dimezzato e ciò ha causato una perdita nelle casse pubbliche superiore ai due miliardi di dollari.

L’inchiesta milanese, infine, rientra tra le istruttorie su Finmeccanica avviate dalle Procure di Napoli e Roma, al centro delle quali c’era Lorenzo Cola.ex faccendiere del gruppo Finmeccanica. I magistrati hanno scoperto che è stato proprio lui a gestire tutta la trattativa su Drs e Finmeccanica avrebbe pagato anche a Cola una consulenza: 16 milioni e mezzo di dollari versati, però, su un conto offshore.

Andrea Palumbo

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