«Taglierò le tasse, soprattutto alla classe media. Rinegozierò il Nafta, e ci sfileremo dalla Trans Pacific Partnership. Individueremo e metteremo fine agli abusi commerciali. Definiremo la Cina manipolatore di valute».

È il 22 ottobre quando il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump, presenta il suo programma. Si tratta di una maggiore articolazione e definizione di proposte già avanzate in periodo di campagna elettorale, sulla base delle quali assicura di rendere l’America nuovamente competitiva a livello globale.

Il cosiddetto  “contratto con l’elettorato americano punta ad essere la mossa strategica attraverso cui Trump cerca di recuperare il terreno che i sondaggi dimostrano stia perdendo, contro la sfidante democratica Hillary Clinton.

Nel suo “contratto” Trump prevede di raggiungere una serie di agevolazioni fiscali, indirizzate alla classe media americana, diminuzione del debito e deficit, e aumento di posti di lavoro, con conseguente crescita economica.
Ribadisce, inoltre, la stretta sull’immigrazione e l’intenzione di creare un muro lungo il confine meridionale con il Messico, le cui spese di costruzione graveranno su quest’ultimo.

Le tematiche ambientali trovano poco spazio all’interno di un programma che prevede persino l’abolizione del diritto di cittadinanza americana per nascita, come ulteriore punto della riforma sull’immigrazione.
Il cambiamento climatico è visto come una «truffa inventata dai cinesi», e come tale non meritevole di attenzioni. In forza di ciò, Trump promette lo smantellamento dell’EPA (Environmental Protection Agency, responsabile della tutela dell’ambiente e sviluppo di energie rinnovabili).
In definitiva, per quanto concerne la politica ambientale, il candidato repubblicano crede sia pregnante concentrare le proprie energie unicamente su fonti fossili come il petrolio, per raggiungere l’indipendenza energetica americana.

Sono, inoltre, presenti nel programma di Trump nuovi investimenti nelle forze armate statunitensi e allusioni a un piano segretissimo per sconfiggere l’ISIS.

Il candidato repubblicano ha, ancora una volta, ampiamente dimostrato la sua capacità nell’ars oratoria. Sicuramente, inoltre, non è stato un caso che abbia scelto come sede un centro conferenze non lontano dal luogo della battaglia di Gettysburg.
Nello specifico, per il legame che ha con la storia del Paese, nella politica americana questo luogo rappresenta un simbolo solenne e presidenziale. Esso è infatti stato teatro di una delle più sanguinose battaglie della guerra civile americana, ma ha anche ospitato Abraham Lincoln durante il suo famoso discorso sulla futura riconciliazione del popolo americano.

Gli esperti, ad ogni modo, non si lasciano abbindolare dalle sue retoriche e strategie.
Uno studio della Brookings Institution, difatti, lancia un forte allarme affermando che se Trump vincesse le elezioni ci sarebbe una lievitazione di deficit e debito, fino a raggiungere perdite in borsa del 10-15%.

Anche i tabloid non si sono dimostrati clementi. Se, invero, Trump puntava a fornire un’immagine positiva da contrapporre ai commenti negativi riguardo al suo ultimo dibattito TV e ai sondaggi nazionali, le sue promesse elettorali non hanno riscosso la medesima attenzione catturata dalla prima parte del suo discorso.
Più precisamente, si fa riferimento alle accuse di elezioni truccate e ai numerosi scandali di violenza sessuale che lo vedono protagonista negli ultimi tempi.

Proprio in riferimento a tali scandali, un’ampia fetta del partito repubblicano ha ritirato il proprio sostegno al candidato, e molti osservatori iniziano a valutare se sia possibile sostituire il candidato alla presidenza a questo punto della campagna elettorale. Le regole del Republican National Committee (RNC) prevedono possibilità di intervenire principalmente in caso di morte o rinuncia. Tuttavia, anche facendo appello ad alcuni specifici cavilli, gli esperti ribadiscono che eliminare o sostituire un candidato eletto durante le primarie finirebbe solo per danneggiare ulteriormente il partito.  

Insomma, sostituire Trump si dimostra improbabile, se non addirittura impossibile.

Ad ogni modo, nonostante gli innumerevoli scandali e la conseguente reazione del partito repubblicano dimostrano un decisivo segnale per la sconfitta di Trump, non tutto sembra perduto.
L’FBI ha recentemente riaperto le indagini, e con esse il dibattito, sulle e-mail private della Clinton. La candidata democratica non si è dimostrata spaventata: Hillary Cliton è anzi passata al contrattacco, richiedendo la pubblicità delle informazioni cui l’FBI verrà in possesso.

Il dibattito resta però acceso: possibile che queste indagini ribaltino la situazione elettorale a vantaggio di Trump?

Ginevra Caterino

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