Il Jobs Act è stato approvato dalla Camera tra le proteste dell’opposizione e di parte della minoranza Democratica mentre in Campania ci si avvicina alle elezioni regionali con il dilemma del PD: la coalizione sarà con la sinistra o con gli Alfaniani? Ne parliamo con Arturo Scotto, capogruppo alla Camera di Sinistra Ecologia e Libertà.
Salve, Onorevole. Domanda secca: cosa ne pensa del Jobs Act così com’è uscito dalla Camera e dell’azione del governo Renzi?
Il Jobs Act è un provvedimento sbagliato, che mette in discussione i capisaldi del diritto del lavoro e pone il lavoro ancora di più come merce, una moneta di scambio. E’ ormai chiaro che nessun imprenditore si sogna di investire solo perché non c’è più l’articolo 18, ed è altrettanto chiaro che questa è nient’altro che un’operazione ideologica per avere qualche cenno di approvazione dall’Europa ed evitare di parlare dei problemi reali, come la disoccupazione. Sull’art. 18 abbiamo condiviso la piattaforma di CGIL e continueremo a sostenerla, siamo totalmente insoddisfatti del provvedimento e continueremo la nostra battaglia dentro e fuori dal Parlamento.
Quali sono gli obbiettivi di Human Factor, la nuova piattaforma annunciata da Nichi Vendola?
C’è bisogno che la politica torni a parlare alle persone e delle persone, e che non sia una semplice variante dell’economia. Abbiamo bisogno di una grande riforma culturale di sinistra, fortemente necessaria di fronte a processi di globalizzazione che hanno devastato relazioni sociali tra gli individui e ridotto gli standard di vita delle persone per il danaro. Human Factor per ora non è una piattaforma partitica ma bensì socio-politica per riportare al centro della politica l’uomo.
La minoranza dem sta facendo molte battaglie sui vostri stessi temi, ma quali sono i rapporti tra loro e le componenti della Lista Tsipras alla luce degli aspri scontri dei dem con Renzi e il governo?
Se la minoranza democratica vorrà abbandonare il PD sarà una loro decisione, presa autonomamente e su cui non possiamo sentenziare: fa parte di logiche interne ad un partito in cui non milito. Noto con piacere, però, molte idee e posizioni simili tra il gruppo di SEL e della minoranza Dem, sia su temi economici che su quelli istituzionali, e sicuramente faremo battaglie comuni su questi temi. Noi vogliamo essere una forza progressista e di sinistra, ed è normale che si guardi con interesse a questa parte del PD che come noi non condivide la linea economica e politica di questo governo.
C’è una reale possibilità che si crei un nuovo soggetto alla sinistra del PD? Qual è la posizione di SEL in merito?
E’ arrivata l’ora di fare una proposta complessiva delle forze della sinistra parlamentare ed extra, ma per ora parlare di contenitori partitici è ancora prematuro. C’è sicuramente, invece, bisogno di un progetto e di un programma che sia alla base di una ricostruzione della sinistra nazionale per dare rappresentanza ad un elettorato che mal si rispecchia nelle posizioni di questo PD.
Le elezioni regionali in Campania si avvicinano. SEL si alleerà con il PD come in Emilia o cercherà di dar seguito all’esperienza Tsipras?
Innanzitutto serve stabilire programma comune per la Campania, ma altrettanto indispensabile è stabilire un perimetro alla coalizione. Se il PD vuole allargare al NCD, SEL non potrà fare altro che tirarsi fuori perché noi dobbiamo costruire un’alternativa politica valida alla Campania di Caldoro e di conseguenza non possiamo dialogare con coloro i quali dividono colpe e governo con Caldoro da 5 anni. Noi vogliamo semplicemente creare un’alternativa politica, un’alternativa di governo in Campania insieme alle opposizioni: un fronte dei progressisti che non abbia condiviso le scellerate scelte di questa amministrazione. Questo, però, non è certo un veto, ma una questione squisitamente politica: non riteniamo NCD un soggetto adatto a costruire detta alternativa in quanto corresponsabile dello sfascio amministrativo. SEL ha costituito un manifesto per la Campania con le forze di Sinistra e le forze civiche della regione e per quanto ci riguarda si parte da quel documento e da quella dichiarazione di intenti.
Francesco Di Matteo