Istruzione, orientamento, dispersione scolastica e alternanza scuola-lavoro. Sono questi i temi che abbiamo affrontato insieme allo psicologo e psicoterapeuta Antonio Popolizio dell’associazione Cenpis Orion di Roma.
Abbiamo incontrato il professore durante il workshop “La Scuola che Orienta: La scoperta delle attitudini dello studente dai banchi di scuola per tutta la vita”, tenutosi al Liceo Mazzini di Napoli lo scorso 22 novembre. L’associazione Cenpis organizza abitualmente eventi e giornate all’insegna dell’orientamento; il professore Popolizio insieme al suo team è presente nelle scuole per seguire gli studenti nel loro percorso formativo e per dar voce alle proprie aspirazioni e competenze.
Come nasce l’associazione Cenpis Orion?
«L’associazione Cenpis Orion ha 30 anni di vita. È nata per aiutare i giovani a trovare la propria strada partendo dall’orientamento. Abbiamo aperto poi un servizio di psicologia per la famiglia.»
Come nasce, invece, l’idea di questo workshop che si è svolto al Liceo Mazzini? Sono iniziative che l’associazione organizza spesso.
«Abbiamo visto troppi guasti da riparare negli alunni e abbiamo pensato di lavorare a monte. Prima nelle scuole dando supporto, poi lavorare sull’aspetto pratico e psicologico offrendo degli strumenti. C’è una grande esigenza di formare soprattutto i docenti e i genitori, in quanto devono prendere coscienza delle capacità dei propri alunni. Il 40% degli studenti sbaglia scelta, significa che tutte le azioni fatte finora lasciano il tempo che trovano. Abbiamo pensato allora di creare uno strumento come una piattaforma online dove i ragazzi delle scuole si collegano con una password e possono fare un atto di autoconoscenza scientifica sulle loro capacità.»
L’associazione lavora a livello nazionale. Come cambia l’istruzione da nord a sud?
«Non così tanto da come pensavamo. Sono molto sensibili a volte più al sud che al nord. Soprattutto abbiamo trovato un grande desiderio di miglioramento nel sud.»
Il workshop è stato incentrato sull’orientamento e su come poter aiutare i ragazzi a scegliere l’indirizzo di studi più consono alle loro competenze e aspirazioni. Spesso capita che sempre un numero maggiore di studenti decide di abbandonare gli studi nel corso degli anni accademici. Quali sono, quindi, i principali fattori che determinano la dispersione scolastica?
«Il 20% degli alunni abbandona la scuola, la maggior parte è perché ha sbagliato scelta e modo. L’orientamento è uno dei principali fattori che può contrastare la dispersione scolastica. Perdono entusiasmo, anche ragazzi che vanno bene perché magari hanno sbagliato scelta o perché hanno difficoltà a raggiungere le scuole, come ad esempio i ragazzi che vivono in periferia e per questo la lasciano completamente.»
Cosa può fare la scuola per invogliare gli studenti a proseguire con gli studi e cosa può fare per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica?
«Bisogna fare un’azione di prevenzione, facendo un progetto di realizzazione di vita del proprio futuro. Più si convincono i ragazzi che è in gioco il futuro e non la scuola di per sé, più loro non vanno verso la dispersione scolastica.»
Una delle tematiche degli ultimi mesi che fa discutere e coinvolge l’istruzione è l’alternanza scuola-lavoro. Cosa ne pensa a riguardo?
«Ha i suoi pro e i suoi contro. È appena iniziata, forse non ha molta adesione fatta così, deve essere più strutturata.»
A fine workshop abbiamo incontrato il dirigente scolastico del Liceo Mazzini Gianfranco Sanna e gli abbiamo chiesto come l’istituto abbia aderito all’alternanza scuola-lavoro e se questa possa essere motivo o meno di formazione e crescita per i giovani studenti.
«Essendo un dirigente pubblico il mio compito è quello di attuarla nel miglior modo possibile. Non posso non sottolineare che inizialmente le ore previste forse sono troppe, però dovendole fare e dovendo considerarle uno sviluppo della cultura del lavoro per i giovani, non può che essere un fatto positivo. Bisogna mettere a confronto ordini professionali, per esempio, con le istituzioni pubbliche. Noi abbiamo alcune convenzioni con la ludoteca, con il Comune di Napoli e la Municipalità che fanno delle attività. Far capire ai ragazzi come funzionano le istituzioni è anche un modo per fare alternanza. Prima bisogna far capire ai docenti che questo è un momento di crescita e non è un momento di perdita di tempo della lezione, poi bisogna cercare di coinvolgere tutto il consiglio di classe. Se tutto il consiglio di classe capisce e sceglie di fare quel tipo di percorso, il percorso funziona. Se le classi vengono smembrate non funziona. Se le classi vanno tutte insieme, non soltanto fanno quel tipo di alternanza, ma è un momento in più per cementare i rapporti interpersonali tra i ragazzi con il docente o con il tutor interno. Cercare di alternare mattina con il pomeriggio, cercare di alternare fasi di attività curriculari con attività extracurriculari, cercare di essere quanto più equilibrati possibili. I ragazzi non devono andare a sostituire gli eventuali lavoratori, bisogna fare molta attenzione perché credo ci sia un po’ di pregiudizio in generale. Ci sono alcuni istituti professionali, ad esempio l’alberghiero, che ad un certo punto i ragazzi devono fare sala, però era già previsto prima, non è che l’alternanza ha prodotto questo. È chiaro che i nostri ragazzi non andranno mai a mettere a posto le carte dentro ad uno studio notarile. Noi abbiamo il linguistico, in questo caso i ragazzi andranno a vedere come funziona un tour operator o come funziona una scuola di lingua, in modo tale che gli alunni interessati a quel tipo di percorso sanno dopo che tipo di opportunità e di possibilità possono avere.»
Maria Baldares