Il bioetanolo, meglio noto anche come biocarburante, non è altro che un additivo per benzina ottenuto a partire da materie prime biologiche.
In qualità di additivo, trova spazio principalmente nel settore automotive; così diversi paesi, per cercare di ridurre la propria dipendenza dai produttori di petrolio, hanno iniziato a investire ingenti somme di denaro in questo campo.
I capofila del settore attualmente sono Stati Uniti e Brasile, che, fino a pochi anni fa, rappresentavano anche gli unici consumatori poichè insieme utilizzavano quasi il 90% del bioetanolo prodotto a livello globale, quantificabile attorno agli 85 miliardi di litri annui.
I consumi di bioetanolo nei due paesi americani sono strettamente legati, come detto, alla spesa energetica per la trazione dei veicoli; negli USA, il bioetanolo viene miscelato al 10% con la benzina da diverse aziende, mentre in Brasile è la stessa legislazione nazionale a imporre la presenza del 25% di etanolo nel carburante.
Il bioetanolo non ha solo aspetti positivi; certo, rispetto al petrolio ha il vantaggio di essere una fonte di energia rinnovabile, prodotta a partire da materie prime agricole come canna da zucchero, mais, patate o manioca.
D’altro canto, però, si è già scatenato il dibattito intorno alla sostenibilità della produzione dello stesso bioetanolo; da un lato, questo processo richiede aree molto vaste, che andrebbero sottratte alla produzione alimentare (con conseguente aumento dei prezzi).
Dall’altro, si valuta la compatibilità del processo produttivo dal punto di vista ambientale, dato che l’inquinamento causato dalla coltivazione (ad esempio) del mais, non è affatto trascurabile.
La produzione di bioetanolo prevede un processo di fermentazione atto a decomporre il glucosio in etanolo e anidride carbonica; nella trazione automobilistica, lo stesso etanolo viene poi bruciato per ottenere acqua, anidride carbonica e, ovviamente, energia.
L’etanolo può essere prodotto anche a partire dall’etilene, derivato dal petrolio; circa il 5% dell’etanolo presente sul mercato proviene dal petrolio.
Non è trascurabile l’evoluzione della ricerca sulle materie prime alla base della produzione di bioetanolo.
Negli ultimi anni si va affermando il processo che vede l’utilizzo della cellulosa (o di scarti ad essa associati), mentre è ancora in fase embrionale lo sviluppo della produzione di bioetanolo tramite alghe, che però porterebbe ad un’efficienza di processo superiore anche di 10 volte rispetto a quella del mais.
Nonostante le problematiche precedentemente descritte, il bioetanolo viene considerato una fonte di energia pulita; questo perché il suo utilizzo, nonostante le emissioni associate alle produzione e alla combustione, implica una riduzione della produzione globale di anidride carbonica, dato che questa viene in parte riassorbita dalle piante utilizzate per la produzione.
L’utilizzo del bioetanolo, quindi, fornisce un vantaggio in termini ambientali legato sia alla riduzione (quasi del 20%) delle emissioni di CO2, sia alla mancata emissione di piombo.
Non è da trascurare nemmeno il fattore economico, dato che il bioetanolo può ridurre la dipendenza di diversi settori produttivi dal petrolio; tuttavia, questo carburante non ha ancora prezzi di produzione concorrenziali rispetto allo stesso petrolio, quindi questo fattore, almeno per ora, risulta quasi trascurabile.
Alessandro Mercuri
Per maggiori info: http://www.enea.it/it/enea_informa/events/techitaly2012/Bairati_3ott2012.pdf