Le negoziazioni fra Giappone e Giordania da una parte, e Isis dall’altra, s’inseriscono in un inquietante scenario a cui stiamo tristemente finendo con l’abituarci: da un lato un gruppo paramilitare sanguinario e privo di scrupoli, dall’altro, uno Stato a caso fra quelli coinvolti nella lotta al terrorismo. In mezzo, incolpevoli persone fisiche, che per un orribile scherzo del destino si trovano nel pieno di una trattativa per il rilascio di ostaggi.

In questo caso però, a differenza degli ultimi episodi che hanno coinvolto giornalisti e operatori umanitari la cui liberazione veniva trattata a fronte di un corrispettivo in denaro, una terrorista di nome Sajid Al-Rishawi, è stata fatta prigioniera in precedenza con l’accusa di aver fatto parte di un comando kamikaze costato la morte di oltre 50 persone ad Amman nel 2005.

E’ lei che l’Isis vuole libera, e per ottenere l’obiettivo è disposta ad uccidere il reporter giapponese Kenji Goto e il pilota militare giordano Muath al-Kaseasbeh, con quest’ultimo, stando agli ultimi comunicati, in più urgente pericolo di vita.

Proprio oggi il premier nipponico ha rilasciato delle dichiarazioni che hanno lo spiacevole retrogusto della resa, definendo “in una fase di stallo” le trattative per la liberazione del connazionale e assicurando che “tutti gli sforzi sono stati fatti per la liberazione di Goto”.

Cosa ha mandato – o sta mandando – in fumo gli sforzi dell’intelligence? A quanto pare, il governo giordano, prima di procedere allo scambio dei prigionieri, ha chiesto le prove che il suo ostaggio nella mani dell’Isis fosse ancora vivo, prove che non sarebbero state fornite.

A questo punto, non ci sono certezze sulla sopravvivenza del pilota, il cui ultimatum sarebbe scaduto nella giornata di ieri. Pur non essendoci ancora annunci di esecuzioni, non c’è ottimismo in Giordania in merito al suo rilascio.

La stessa atmosfera, come detto, si respira in Giappone, viste le notizie che arrivano da Amman, negli ultimi giorni sede operativa della task force di Tokyo, capeggiata da Yasuhide Nakayama, viceministro degli Esteri nipponico.

Le ultime ore sono state caratterizzate da una spasmodica attesa di notizie dagli organi di governo da parte dei familiari degli ostaggi. Si sono moltiplicati gli appelli per il rilascio, sia nei confronti dei rapitori che dei governi coinvolti, che adesso sembrano avere, penosamente, deciso di gettare la spugna.

 Carlo Rombolà

 

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