Con il termine autismo si intende un disturbo del neurosviluppo che coinvolge tre aree: linguaggio verbale e non verbale, interazione sociale con gli altri individui e interessi personali ristretti.
La sindrome dello spettro autistico è riconoscibile entro i due anni di vita e la diagnosi certa generalmente può essere effettuata nei primi 30 mesi di vita del minore. Nel corso dell’età evolutiva è di vitale importanza effettuare una mappatura di come si evolvono le abilità del bambino nel corso degli anni in modo da capire quando è opportuno intervenire.
Durante un incontro internazionale tenutosi all’IRCCS Eugenio Medea-La Nostra Famiglia di Bosisio Parini (Lecco) sono stati presentati i dati statistici relativi ai disturbi del neurosviluppo nel corso dei primi tre anni di vita. Tale studio è stato condotto dalle Università di Toronto e Laval in Canada e di Rugers nel New Jersey, dall’Istituto Superiore di Sanità, degli IRCCS Stella Maris e Medea e dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma con lo scopo di comprendere quali siano i giusti interventi preventivi applicabili nei primi mesi di vita.
Stando allo studio la genetica è un fattore da tenere in alta considerazione quando si parla di autismo: nel caso un fratello o una sorella presentino il disturbo dello spettro autistico la probabilità di svilupparlo è dieci volte maggiore rispetto a chi non ha familiari autistici. I ricercatori hanno monitorato dei neonati prematuri con fratelli diagnosticati autistici nei primi sei mesi di vita ponendo attenzione ai comportamenti sociali, motricità e alcune caratteristiche spettrografiche del pianto: su 150 bambini monitorati 11 presentavano anomalie nello sviluppo. Il peso alla nascita, l’ordine di genitura e la scolarità materna possono avere influenza sulle traiettorie evolutive del minore.
Nel corso della ricerca sono stati utilizzati filmati girati da genitori prima che al loro figlio sia stato diagnosticato l’autismo in modo da studiare i comportamenti di un minore autistico. Nella maggior parte dei casi le prime atipie sono state notate tra i 6 e i 12 mesi di vita e a far scattare l’allarme sono stati i gesti ripetitivi compiuti dai figli nell’arco della giornata. I minori autistici presentano, inoltre, alcuni ritardi nel riconoscimento di stimoli uditivi e ciò comporta le problematiche nel linguaggio verbale e non verbale sopra citate: la difficoltà nell’elaborazione acustica è un fattore da tenere in forte considerazione.
Dopo aver individuato i fattori che comportano lo sviluppo dell’autismo e le anomalie nei comportamenti ad esso dovute si sono focalizzati nella ricerca di alcuni interventi mirati. I ricercatori hanno consigliato in primis il training ritmico-musicale per migliorare le abilità di elaborazione acustica e di conseguenza le abilità linguistiche e l’esposizione del minore a stimoli non-linguistici modulari.
Di vitale importanza è anche il parent coaching. I genitori coadiuvati da esperti del settore dovranno apprendere le tecniche e le strategie per migliorare le abilità linguistiche e comunicative del proprio figlio attraverso degli incontri a cui parteciperà tutta la famiglia. Queste sedute dovranno svolgersi con continuità e almeno una volta a settimana.
L’IRCCS Medea ha presentato un prototipo di robot giocattolo chiamato RAPT® AABy™ ideato per accompagnare i minori autistici nel loro percorso di crescita e il progetto NOAH (New Organization Autism Healthcare) che prevede interventi abilitativi e psico-educativi all’interno della struttura. Un minore autistico necessità del giusto sostegno: chi meglio dei familiari e del personale medico di riferimento può darglielo?
Eugenio Fiorentino