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Il manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce, un simbolo di rinascita

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Il manifesto degli intellettuali antifascisti viene pubblicato il primo maggio del 1925 sulla rivista Il Mondo, per mano del filosofo abruzzese Benedetto Croce, ideatore e promotore di tale iniziativa. Il testo viene firmato da giornalisti, filosofi, politici, artisti e letterati, andando a costituire uno dei momenti storici spartiacque della storia culturale contemporanea del nostro Paese.

Il manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Croce è conosciuto e viene studiato come la risposta ufficiale al di poco precedente Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto dal letterato Giovanni Gentile, con il quale Croce aveva condiviso, fino a quel momento, una larga parte del suo percorso intellettuale.

Croce e Gentile e il punto di rottura

Benedetto Croce da una parte e Giovanni Gentile dall’altra sono stati dei veri e propri protagonisti del panorama culturale italiano ed europeo della prima metà del XX secolo. Entrambi filosofi e politici sono divenuti nel tempo i maggiori esponenti del neoidealismo filosofico e dell’idealismo italiano.

Gli anni in cui Croce e Gentile sviluppano e diffondo il loro pensiero filosofico sono compresi tra il 1900 e il 1914. In quel periodo in Italia, seppur in modo difforme, iniziano ad esserci le premesse per un ampliamento significativo del mercato della cultura: sia per i fruitori che per i produttori. In questi anni si fa più ampia e pressante la spinta ad accedere al campo del giornalismo, al teatro e alla produzione narrativa, grazie ad un maggior irrobustimento del settore.

La stampa periodica incrementa, come le tirature dei quotidiani, i consumi librari e gli spettacoli sia a teatro che al cinema. Tutto ciò però non è sufficiente, rispetto agli occhi europei perché l’Italia continua ad essere un paese arretrato.

In questo panorama, intrinseco di spinte culturali differenti e ancora lontana dalla pubblicazione del manifesto degli intellettuali antifascisti, emerge una nuova sensibilità che cerca di mettere in dubbio le certezze e gli ottimismi della filosofia positivista. Proprio sulle sue ceneri non nasce una cultura omogenea e prevalente, ma una pluralità di esperienza. In modo particolare, nel panorama italiano, il successo viene ottenuto dal neoidealismo.

I ruoli di Croce e Gentile entrano in gioco proprio ora. Tra la fine dell’Ottocento e la prima decade del Novecento entrambi iniziano a diffondere le loro idee attraverso circuiti eterodossi rispetto a quelli ufficiali, ancora troppo legati alla cultura positivista. Entrambi si servono di riviste e libri, tra cui La Critica, fondata nel 1901.

La cultura neoidealista è quindi il fulcro della filosofia di Croce e Gentile, ancora lontana dal manifesto degli intellettuali antifascisti. Si tratta di una filosofia che è il rovescio del positivismo da diversi punti di vista. Sul piano politico è antimarxista, su quello estetico l’arte è autonoma espressione dello spirito di ciascuno, sul piano filosofico nega il valore il valore teoretico ed ermeneutico alla scienza positivista.

Croce e Gentile dall’inizio del ‘900 iniziano così a costruire il loro edificio filosofico. Poi, però prenderanno due strade diverse: Croce andrà verso lo storicismo, Gentile andrà verso la filosofia chiamata attualismo. Sarà poi con la guerra di Libia che i destini dei due iniziarono a separarsi, in particolare sotto il profilo politico. Croce rimane ancorato a una visione statica e conservatrice liberale, è contro la guerra e non interventista. Mentre Gentile vede nella guerra uno strumento per cementare una nazione ancora così poco nazione.

Sarà poi l’avvento del Fascismo il momento più spartiacque per i due, ciò che innescherà il botta e risposta con il manifesto degli intellettuali antifascisti. Rispetto al Fascismo Croce, dopo una prima esitazione, si colloca infatti su posizioni antifasciste, configurandosi come una delle figure dell’antifascismo liberale. Gentile, invece, sposa la causa fascista, diventa la centralina per la diffusione di una nuova cultura, un punto di riferimento per gli intellettuali italiani.

La risposta di Croce con il manifesto degli intellettuali antifascisti

Saranno gli anni tra il 1922 e il 1924, nei quali Gentile elabora un’attività capillare per convincere gli intellettuali italiani ad aderire al fascismo. Nel 1925 promuove infatti, durante un convegno a Bologna, il manifesto degli intellettuali fascisti, con il quale pone le basi della sua interpretazione del fascismo.

Il fascismo viene definito da Gentile come un movimento recente ed antico, intimamente connesso alla storia della nazione italiana, risalente al 1919, caratterizzato da forte religiosità e moralità, regolato da forte disciplina.

Il primo maggio del 1925 Croce risponde a Gentile con il manifesto degli intellettuali antifascisti, noto anche come Antimanifesto, con i titoli La protesta contro il “Manifesto degli intellettuali fascisti” e La replica degli intellettuali non fascisti al manifesto di Giovanni Gentile.Il manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce sancisce la vera e propria rottura del filosofo con Gentile e con il fascismo e con tutti gli intellettuali che fomentavano posizioni vicine a lui.

Il manifesto degli intellettuali come rinascita

Il manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce seppur ha rappresentato nella storia la voce di una piccola minoranza del panorama intellettuale italiano, è stato in ogni caso una piccola luce di cambiamento. Croce accusa per la prima volta gli intellettuali fascisti pubblicamente di aver operato un’attività di contaminazione a tutto campo: in ambito politico, artistico e scientifico. Prende di mira il pensiero fascista definendo debole, poiché caratterizzato da “confusioni dottrinali e malfilati raziocinamenti“.

Nel manifesto degli intellettuali antifascisti si delinea la strada di rinascita di Croce e i suoi seguaci, un segno di cambiamento culturale enorme. Ma allo stesso tempo si è come un po’ ancorati alla sottovalutazione del potere del fascismo. L’errore più grande fu sempre e solo uno: aver pensato che il potere mussoliniano fosse solo una fase di passaggio, una temporanea malattia.

Nonostante gli errori però Croce con il suo manifesto degli intellettuali antifascisti fu uno dei pochi che riuscì ad osare, diventando dalle pagine delle sue opere e dalle colonne della sua rivista La Critica, il punto di riferimento di tutti gli intellettuali antifascisti liberali.

Marta Barbera

Classe 1997, nata e cresciuta a Monza, ma milanese per necessità. Laureata in Scienze Umanistiche per la Comunicazione, attualmente studentessa del corso magistrale in Editoria, Culture della Comunicazione e della Moda presso l'Università degli Studi di Milano. Amante delle lingue, dell'arte e della letteratura. Correre è la mia valvola di sfogo, scrivere il luogo dove trovo pace.

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