Matteo Renzi non le manda a dire e invita più volte Silvio Berlusconi a rispettare i patti. Forse il premier teme un tiro mancino dal suo alleato, forse no, ma fatto sta che l’appello è stato lanciato, ma nessuna risposta è stata data.

Non direttamente almeno, perché è stato Giovanni Toti, alla fine, dai salotti di Sky TG 24 ad accogliere l’appello del premier. «Berlusconi chiede a Renzi che non ci siano strappi, visto che Renzi a qualche strappo ci ha abituati».

Una stoccata velenosa che il braccio destro dell’ex Cavaliere lancia con assoluta consapevolezza. E ancora, sulla questione Colle, se Matteo Renzi non ha voluto proferire parola, stessa cosa non può dirsi di Berlusconi, il quale ha subito avanzato il nome di Giuliano Amato.

Eppure Giovanni Toti ci va cauto. «Non è la prima volta che circola il nome di Giuliano Amato: è una risorsa della Repubblica, è un nome spendibile ma non credo sia l’unico nome. Credo che il nome di Amato debba restare in pista, poi che sia quello il nome mi sembra ancora lontano dirlo».

L’importante, però, è che il futuro presidente, una volta nominato, non sia «un uomo di parte, ovvero un uomo di partito. Berlusconi ha detto che in un momento in cui il dialogo sta dando alcuni risultati, seppure con le difficoltà che conosciamo, anche sul presidente della Repubblica ci auguriamo si applichi lo stesso metodo del dialogo».

Tempo c’è stato anche per parlare di Matteo Salvini, sempre più leader del centrodestra. «Né io né lui siamo eredi di Berlusconi» ha tenuto subito a precisare Giovanni Toti, mentre per quanto riguarda la pericolosa spaccatura tra Raffaele Fitto e l’ex Cavaliere ha detto che «non erano facce nuovissime quelle dell’iniziativa promossa da Raffaele Fitto, giovedì. La rottamazione renziana non mi piace. Quando si parla di rinnovamento, non bisogna alimentare le divisioni, bisogna collaborare per rilanciare Forza Italia».

Un rilancio a cui anche lo stesso Berlusconi auspica, e lo afferma in collegamento telefonico al No tax day. «Siamo già in campagna elettorale, non sappiamo se le elezioni si terranno in primavera con il Consultellum, o dopo con l’Italicum, ma di certo siamo in una democrazia che non è totale».

Maria Stella Rossi

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