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Sic: eternamente 58

Marco Simoncelli, detto Sic
Fonte immagine: Wikimedia Commons

“Non bisogna spegnere la luce della propria esistenza di fronte alle ingiustizie della vita… da un grande dolore può nascere qualcosa di bello”

– Kate Fretti, fidanzata del Sic

Dalla maglia col numero 58, ormai diventata un pigiama per molti, a quel “Diobò, che bello!” è difficile non provare un piccolo brivido di nostalgia, soprattutto sulla pelle di chi, anche non essendo appassionato di motociclismo o del Sic, ricorda quegli anni 2000 con uno speciale rimpianto. Certo è difficile rimuovere dalla memoria quelle maledette immagini del motomondiale in Malesia, dove drammaticamente Marco Simoncelli scompare per sempre tra l’asfalto rovente che amava tanto e le migliaia di occhi increduli, fissi su quella scena. Ma è pur vero che qualcosa di altrettanto difficile risiede nel dimenticare questo formidabile talento, scomparso troppo presto, per le cose belle che ha saputo regalare.

Marco Simoncelli e il suo “casco naturale”, così come ci scherzava lui, hanno rappresentato davvero un emblema per gli appassionati, ma anche per chi pur non conoscendo il settore sportivo finiva per avvicinarcisi proprio grazie al Sic.

Fonte immagine: Flickr / Autore: Paul Vera-Broadbent

Nato a Cattolica nel 1987, Marco sviluppa prestissimo una passione per i motori. Per Natale all’età di quattro anni riceve in regalo una Suzuki 50 minicross, e il resto è storia. Dietro a Marco c’era (e c’è ancora) Paolo, suo padre, pilastro fondamentale insieme alla famiglia della sua formazione e della tramutazione dei suoi sogni in realtà, fino al mito. Le vittorie per il Sic iniziano presto: già nel 1999 e nel 2000 vince due campionati italiani, all’età di tredici anni. Successivamente disputa il trofeo Honda 125GP e il campionato 125GP.

Il 2005 invece è il suo ultimo anno in 125 e anche il migliore: dal punto di vista agonistico Marco ci ha regalato grandissime soddisfazioni. E possiamo dire lo stesso dell’anno successivo, quando il Sic passa in 250 con il Team Metis Gilera, nonostante le cose si complichino dal punto di vista tecnico.

Nelle interviste che lo hanno visto ospite, Paolo racconta commosso e forse ancora un po’ incredulo l’immensa fierezza per il lavoro e i traguardi che suo figlio, anche a distanza di tempo, è riuscito a imprimere nelle menti e nei cuori di tutti. “L’anno dopo con il 1000 sarebbe stato tutto più semplice per lui”, dice in un’intervista, spiegando che con più cavalli e il suo peso, sicuramente Marco avrebbe incontrato meno difficoltà l’anno successivo.

Papà Paolo Simoncelli

Altri al suo posto si sarebbero chiusi nel dolore. Lui non ha deciso di non provarlo, perché la perdita di un figlio è una ferita profonda e mai rimarginabile. Ma quest’uomo, un patron, ma soprattutto un padre devoto, è riuscito assieme alla famiglia e alla fidanzata di Marco, Kate, a rendere onore al nome di un grande pilota ma prima di tutto a suo figlio.

Paolo fonda nel 2013 la SIC58 Squadra Corse intitolata a Marco per dare la possibilità ai bambini col suo stesso sogno. Il team debutta nel 2017 in Moto3 (che a detta di Paolo è di gran lunga più attraente della stessa MotoGP) con l’italiano Tony Arbolino e il giapponese Tatsuki Suzuki, in sella alle Honda NSF250R.

Col suo progetto, Paolo richiama dei valori ormai persi, una realtà ormai distante, fatta di meriti solo dopo duri sacrifici. Parla fieramente anche di Riccardo Rossi, giovane talento del suo stesso team che in Moto3 è riuscito a guadagnare due sesti posti consecutivi. E su Rossi Paolo scommette molto: anche quando descrive la testa del giovane come “un frullatore” riusciamo a cogliere nei suoi occhi barlumi di speranza per la nuova generazione in sella.

La fondazione

Tra le varie iniziative in onore di Marco, forse la più importante è quella della Onlus a suo nome.

La Fondazione Marco Simoncelli nasce nel dicembre del 2011 con la mission di sensibilizzare il mondo dello sport sulla necessità e il dovere morale di aiutare le persone che versano in condizioni di povertà, stimolando l’impegno attivo degli sportivi, delle loro associazioni, di enti e organizzazioni di rappresentanza. Una mission precisa e piena di molto altro: come l’impegno dei volontari in progetti volti all’aiuto di giovani appartenenti alle classi sociali svantaggiate, come il finanziamento di un centro per bambini disabili nel nome di Sic in Repubblica Dominicana, o ancora come “Casa Marco Simoncelli” gestita dalla stessa comunità di Coriano alla quale il Sic era molto affezionato.

Da un grande dolore può nascere qualcosa di bello” dice anche Kate, fidanzata di Marco e ora dipendente della fondazione. Frase che traduce tutto l’amore che questa, ormai, grande famiglia è riuscita a mettere in ogni angolo dei numerosi progetti e iniziative: lo stesso bene che il Sic avrebbe dedicato a questo grande progetto.

Sic: dodici anni dopo

Da quel maledetto 23 ottobre sono ormai passati dodici anni, eppure in casi eccezionali come in quello di Marco il tempo sembra in un certo senso essersi cristallizzato. Dunque cosa rimane? In questo caso possiamo dire che del Sic rimane praticamente tutto: dalla generosità contagiosa che ha spinto gli ammiratori a donare per cause nobili, alla passione nello sport allargata davvero a tutti, perché lo sport è sì sana competizione, ma anche condivisione di emozioni forti: Marco lo sapeva bene.

La squadra, così come la fondazione, continuano a perseguire importanti obiettivi, e ad aiutare moltissime persone in difficoltà. Per chi lo volesse, è possibile effettuare donazioni, tesserarsi all’associazione o semplicemente aiutare attraverso il volontariato e l’organizzazione di eventi di beneficienza. Per maggiori informazioni: https://marcosimoncellifondazione.it/dona-ora.

L’eredità del Sic

Sic era un talento vero, puro, irripetibile. I suoi traguardi sono il simbolo vero del riscatto e dell’impegno di una famiglia, di un bambino sognante che non immaginava dove lo avrebbero condotto i suoi sogni. Vittorie, le sue, che rimarranno impresse nella storia del motociclismo italiano per sempre. Possiamo quindi concordare con Paolo Simoncelli nel dire che Marco è riuscito “a far casino” anche qua, sfrecciando oltre il tempo e lo spazio stessi… in eterno, col numero 58.

Giulia Costantini

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