Kiska: la solitudine dell'orca più triste del mondo
Fonte: commons.wikimedia.org

Kiska, l’orca tenuta in cattività in Canada, è morta a causa di un’infezione batterica. La notizia della sua morte è stata confermata dai principali organi di stampa del Paese e dalle associazioni animaliste che da tempo chiedevano la sua liberazione. Kiska si trovava nel parco divertimenti Marineland di Niagara Falls (Ontario).

Definita “l’orca più sola del mondo”, Kiska è morta dopo 44 anni di prigionia e 12 anni in totale solitudine. Dopo essere stata catturata nel 1979 e venduta a Marineland, non ha mai più visto il mare aperto. In seguito alla morte del compagno nel 2005 e l’isolamento totale dal 2011, ha dato alla luce 5 figli tutti deceduti prematuramente. Kiska è così diventata letargica, senza voce e priva di motivazioni. A Marineland sostenevano che si era ritirata, ma la realtà era ben diversa. Consumava i denti per rosicchiare le pareti della vasca e la sua pinna dorsale era usurata. Alla fine, girava in tondo senza direzione.

Le associazioni animaliste avevano da tempo cercato di far liberare un cetaceo in un santuario naturale, simile a quello in cui sono stati liberati i due beluga Little Grey e Little White, grazie all’intervento del Sea Life Trust. Questi due beluga erano stati “strappati” da un acquario cinese e finalmente poterono tornare in mare grazie agli sforzi dell’organizzazione.

La balena Kiska, però, è stata fortunatamente l’ultima di una serie di casi simili nel Paese. Nel 2019, infatti, il Canada ha approvato una legge che vieta la detenzione di balene e delfini in cattività, chiamata Bill S-203, Ending the Captivity of Whales and Dolphins Act. Questa legge segna un importante passo avanti nella protezione dei cetacei e nel rispetto del loro benessere.

Ad ogni modo, la storia di Kiska è un triste e drammatico esempio delle conseguenze della prigionia degli animali per fini di spettacolo e lucro. Questo caso ci dovrebbe far riflettere ulteriormente sul fatto che gli animali non devono essere sfruttati come fenomeni da baraccone, ma devono essere rispettati e lasciati vivere nei loro habitat naturali.

Gli animali non sono oggetti da tenere in gabbia per il divertimento dell’uomo, ma sono esseri viventi che meritano di essere trattati con rispetto e dignità. La storia di Kiska ci ricorda che la libertà e il benessere degli animali non possono essere sacrificati per il piacere di pochi.
Dobbiamo impegnarci affinché casi come quello di Kiska non si ripetano, e lavorare per garantire che tutti gli animali possano vivere una vita dignitosa e in libertà. È nostro dovere proteggere e rispettare ogni forma di vita, e fare in modo che gli animali non diventino mai più vittime dell’egoismo e della crudeltà umana.

Sara Spiniello

Sara Spiniello
Sono una ragazza solare e piena di energia, sempre pronta a sorridere e a diffondere positività. Sono profondamente innamorata degli animali e della natura, e cerco sempre di proteggerli e di prendermi cura di loro nel miglior modo possibile. Passare del tempo all'aria aperta, immersa nella natura ad ammirare la bellezza di ogni piccolo dettaglio che il mondo naturale ha da offrire mi fa sentire viva e mi infonde la tranquillità di cui ho bisogno nella frenesia della vita quotidiana. La tutela dell'ambiente è una delle mie priorità, e cerco di fare la mia parte nel ridurre l'impatto negativo sull'ecosistema. Sono attenta al riciclo, cerco di ridurre l'uso di plastica monouso e promuovo soluzioni sostenibili nella mia vita quotidiana. Da anni mi dedico al volontariato animalista, perché credo che aiutare sia una delle cose più gratificanti che si possano fare. Nel frattempo, lavoro anche presso uno studio legale e scrivo per questa redazione!

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