Città del Vaticano – I dati diffusi dalla Chiesa relativi agli scandali di pedofilia parlano di cifre raccapriccianti: sarebbero quasi mille, infatti, i preti ridotti allo stato laicale dal 2003 al 2014 in tutto il mondo ed enormi sarebbero le somme in merito ai patteggiamenti, spese processuali e terapie psicologiche. La piaga degli abusi sui minori da parte degli uomini religiosi è diffusa in tutto il mondo e molto più consistenti sarebbero i dati se si quantificassero le inchieste aperte dalla magistratura civile, oltre alle vicende senza risvolti mediatici e/o processuali.

Uno scandalo enorme avversato prima da Papa Benedetto XVI, poi da Papa Francesco.

Intanto, in questi giorni, la Royal Commission australiana che sta indagando sulla vicenda nel nuovissimo Continente, tiene incollato al monitor, il cardinale George Pell, Ministro per l’Economia Vaticana e membro del Consiglio dei Cardinali, in quanto l’uomo, che attualmente collabora con il Papa per la riforma della Curia, sarebbe persona informata sui fatti e costituirebbe una figura importante per la Commissione australiana, in merito alle vicende di pedofilia accadute quando egli era sacerdote nella diocesi di Ballarat, poi vescovo ausiliare e quindi arcivescovo di Melbourne. Ma, a causa delle sue condizioni di salute è impossibilitato ad affrontare un viaggio così lungo, Pell ha chiesto ed ottenuto di fornire la sua testimonianza in videoconferenza. In realtà, l’opinione pubblica australiana considera negativamente l’uomo e lo accusa di voler difendere la Chiesa nonostante fosse a conoscenza degli abusi.

Durante il suo servizio, infatti, è stato uno degli uomini di fiducia di Ronald Austin Mulkearns, oggi quasi novantenne, accusato di aver insabbiato e distrutto alcune prove relative a casi di pedofilia avvenuti nella Curia dove allora operava.

Il quadro australiano che emerge dall’inchiesta non è quindi molto diverso da quelli in altri Paesi e uguale è il trattamento riservato alle vittime. Mentre i preti venivano semplicemente allontanati dalle parrocchie e spostati in altre, le vittime e i loro familiari, anziché accolte e sostenute, vengono ritenute una minaccia al buon nome della Chiesa.

Il Cardinale Pell sembra non voler minimizzare il fenomeno e cerca di difendersi dalle accuse pubbliche dichiarando di “non voler difendere l’indifendibile e, anzi, di essere attualmente impegnato a porre rimedio”. L’uomo sembra aver ormai riconosciuto di essere stato troppo orientato a credere alla versione dei colleghi piuttosto che a quelle delle vittime.

Intanto il legale Gail Furnees, in attesa dell’ultima teleconferenza con un orario esteso da quattro a sei ore, dalle 7 alle 13 in Australia e dalle 21 di stasera alle 3 di giovedì, ritiene non plausibile la difesa di Pell.

Alla deposizione assistono 14 vittime e loro sostenitori, il cui viaggio è stato finanziato da una generosa raccolta fondi e proprio oggi hanno chiesto di essere ricevuti dal Papa per chiedere maggiore sostegno e prevenzione contro futuri abusi sui minori.

Anna Lisa Lo Sapio

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