C’era una volta il dibattito calcistico. Quelle discussioni con amici e parenti che spesso assumevano i contorni di una vera e propria dialettica. Quelle serate intere passate a guardare talk show sportivi nei quali si analizzavano e si commentavano gli errori, i limiti di una squadra ed i meriti dell’altra. Che il luogo di discussione fosse la tv, il bar o il salotto di casa importava poco. Purchè si parlasse di Calcio.

L’avvento dei social network ha spazzato via come un uragano tutto quanto di buono fosse insito nel dibattito calcistico italiano, dando sempre più voce e spazio a sterili polemiche esclusivamente focalizzate sulle decisioni arbitrali, sulla ritenuta esistenza di presunti complotti e sistemi di potere, che nell’opinione di alcuni costituiscono la ragione per portare avanti una farlocca lotta di classe nell’ambito della quale la propria squadra del cuore finisce per rappresentare il proletariato sfruttato contro il padrone capitalista sfruttatore.

Le polemiche generatesi a margine del match di sabato sera tra Inter e Juventus sono la prova inconfutabile del declino inesorabile del dibattito calcistico. Un dibattito che si avvia sempre più velocemente verso la sua dipartita, che sarà indubbiamente causata dal venir meno di qualsiasi tipo di analisi legata a quello che dovrebbe essere l’oggetto principale della discussione: il Calcio in senso stretto. Perché oggi si sta discutendo di tutto, fuorché di Calcio.

I giorni scorsi hanno dimostrato il delirio a cui può portare l’uso eccessivo ed improprio del web e dei social network, che finiscono per rappresentare lo strumento attraverso il quale le teorie complottiste ed insensate prendono forma e si diffondono come un’infezione all’interno di un corpo umano. Da labiali reinterpretati in maniera inquisitoria e trasformati in assurde dichiarazioni d’amore per una delle squadre in campo, a presunte ritenute comunelle tra allenatori ed arbitri nel post-partita, fino ad arrivare alla diffusione di falsi titoli di testate giornalistiche straniere che gridano allo scandalo in Italia e alla pretesa condivisione di false fotografie rappresentanti un infortunio, il weekend che ci ha preceduto è stato sicuramente il punto più basso toccato dal dibattito calcistico nel nostro paese nel giro di anni. E non ci si venga a dire che tutto ciò non è altro che una versione aggiornata di quanto già esisteva all’epoca di Biscardi e Mosca, perché l’ilarità e l’ironia che aleggiavano in quegli studi televisivi non avevano niente a che vedere con la sensazione di odio e astio che è possibile percepire in alcuni post pubblicati sui social network.

dibattito calcistico

Per giunta, sembra anche che le polemiche non intendano placarsi. Lo sterile dibattito prosegue con una offuscatezza tale che impedisce di interrogarsi sulle vere questioni. La assuefazione a questo genere di polemiche ha fatto sì che le questioni centrali del dibattito calcistico non vengano più affrontate, quando piuttosto bisognerebbe porsi domande del tipo: perché la Juve si avvia, per l’ennesima volta, verso la vittoria del campionato? Ma, soprattutto, perché il Napoli non è stato in grado, per l’ennesima volta, di tenerle testa fino alla fine? O, se vogliamo anche parlare dell’Inter, perché l’ennesimo progetto societario costruito per arrivare in Champions si avvia, per l’ennesima volta, verso il fallimento?

Domande a cui bisognerebbe dar risposta in maniera obiettiva, tralasciando una volta per tutte quella riserva mentale che ormai affligge qualunque tifoso medio di una squadra italiana. Non c’è bisogno di tirare in ballo la famiglia Agnelli o la FIAT per spiegare che la Juventus possiede una mentalità vincente ed è ciò che, verosimilmente, la porterà a vincere anche quest’anno, dove di certo non ha brillato in termini di gioco espresso. Che si voglia ammetterlo o meno, 7 scudetti consecutivi non si vincono esclusivamente con gli aiuti arbitrali, specie se si pensa che negli ultimi anni i bianconeri sono comunque sempre arrivati nella fase finale della Champions League confrontandosi con i più grandi club d’Europa, dei quali oggi fa indiscutibilmente parte. Né c’è bisogno di appellarsi agli stessi errori arbitrali a favore della Juventus per giustificare l’ennesimo scivolone del Napoli di Sarri, sceso in campo a Firenze impaurito e senza motivazione, come se il Campionato si fosse già concluso la sera prima a Milano. La imbarazzante sconfitta al Franchi dimostra che manca quella stessa mentalità vincente che contraddistingue gli avversari torinesi, quella mentalità che non ti permetterebbe mai di affrontare una partita talmente importante per una città intera con un atteggiamento simile. Oltretutto, se volessimo individuare ancora un’altra ragione dell’incontrastabile dominio della Juve, basterebbe notare che il club bianconero possiede una rosa completa, allo stesso livello delle sue avversarie europee, che le permette di passeggiare nel nostro campionato, dove il suo principale rivale è una squadra che, pur esprimendo il Calcio più bello che si sia visto negli ultimi anni, possiede degli evidenti limiti, sia tattici che numerici. Quanto all’Inter, non c’è di certo bisogno di appellarsi alle sviste di Orsato per giustificare l’eventuale mancato ingresso in Champions per il prossimo anno, quando in realtà l’intera stagione è stata vissuta su alti e bassi a causa di un’evidente incapacità di garantire continuità di risultati e di portare a casa i tre punti nelle occasioni importanti.

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fonte immagine: calcionapoli24.it

Insomma, anziché aggrapparsi a qualsiasi argomento pur di non aprire un dibattito sui limiti della propria squadra ed i meriti dell’avversario, sarebbe opportuno riportare il Calcio al centro della discussione, evitando di discutere di tutto ciò che lo circonda e che, come tale, è irrilevante. Interroghiamoci piuttosto sulla reale competitività del nostro campionato, sulla noia e l’irritazione generata dal veder vincere sempre la stessa squadra (che, verosimilmente, è il motivo che genera cotanto delirio), sulla necessità di riequilibrare le forze del torneo ai fini di un maggiore spettacolo. Domande a cui si può dar risposta solo attraverso una maggiore consapevolezza da parte dei rappresentanti dei club coinvolti e, perché no, delle istituzioni, specie quelle calcistiche. Incentivare investimenti in strutture sportive, valorizzare i vivai, introdurre regole più ferree in termini di spesa economica e bilanci. Questi i passi da fare per recuperare i veri valori e per porre fine allo scempio a cui oramai assistiamo imperterriti ogni domenica sera e durante tutta la settimana.

Nel frattempo, ci auguriamo che questo finale di campionato possa essere in grado di regalarci emozioni che ci aiutino a lasciare indietro quanto di patetico si è visto negli ultimi giorni. In tal modo potremmo tornare a renderci conto che questo sport può essere qualcosa di stupendo anche in assenza delle sterili ed inutili polemiche post-partita.

 

Amedeo Polichetti

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