libra facebook
Foto, Axios

C’è una sola “B” di differenza tra la parola Lira e la parola Libra. Questa, però, non è una testata di complottisti e i nostri articoli non sono finanziati dalla Massoneria, ergo: se vi interessa sapere che strategia c’è dietro il lancio della nuova criptomoneta annunciato dall’inventore di Facebook, leggete fino in fondo.

Presentata ufficialmente il 18 giugno, la nuova criptomoneta lanciata da Mark Zuckerberg, proprietario di Facebook, nasce con l’intento di trasferire denaro nel mondo virtuale tramite le app Messenger e Whatsapp (quest’ultima acquistata da Facebook nel 2014 per la cifra record di 14 miliardi di euro). Il 35enne newyorkese, per ora, ha preferito non rivelare tutti i dettagli circa la criptovaluta Libra che entrerà in circolo non prima del 2020. La strategia, però, appare chiara.

La strategia della criptomoneta Libra

Siamo sicuri che Libra aiuterà innanzitutto chi non possiede un conto bancario ma ha un account Facebook. Convertire denaro reale in Libra, trasferirlo, pagare servizi, acquistare merce: la criptovaluta avrà tutte queste funzioni. Zuckerberg non vuole che ci siano dubbi sull’umanitarismo commerciale: Libra aiuterà le banche, non sottrarrà loro né clienti né denaro.

Eppure, caro Mark, il beneficio del dubbio ce lo lasciamo. Se non altro perché, dopo aver visto il film The Social Network, magnificamente diretto da David Fincher, ci fidiamo, sì, ma solo al 30% – per rimanere in tema di numeri. Libra è il modo carino che Zuckerberg ha scelto per dire: sono pronto a rompere il sistema finanziario globale una volta per tutte.

Una strategia rischiosa, certo, ma che ha due ragioni sostanzialmente. La prima: l’azienda ha bisogno di diversificare il proprio business, al di là delle pubblicità; la seconda: giocare d’anticipo sulle misure severe chieste dai vari governi dopo lo scandalo Cambridge Analytica che si sarebbe appropriata indebitamente dei dati di 50 milioni di utenti social, motivo per il quale negli Stati Uniti D’America è pronta una “class action”.

Trump e la concorrenza cinese

Libra è pure una risposta ai competitor cinesi. E può essere la mossa giusta per avere Donald Trump dalla propria parte. Meglio un Facebook che tenta di minare l’espansione globale delle aziende cinesi, e quindi funzionale alla volontà di Washington, o il social pacifico che è stato sino ad ora? Zuckerberg, in questo modo, terrebbe buona anche la “Casa Bianca”, che sembrerebbe intenzionata a smembrare l’azienda.

Due piccioni con una fava, si direbbe. Eppure ce ne sarebbe un terzo, di piccione. Zuckerberg non poteva scegliere momento storico migliore per lanciare Libra. Il motivo? Semplice. Viviamo un periodo di forte crisi, di forte rabbia verso banche e governi. La criptomoneta, in grado di aiutare anche chi non possiede un conto bancario, potrebbe tingersi di quel populismo vitale per raccogliere consensi, ergendosi a forza ribelle contro i burocrati. Potrebbe essere il paladino che salva la società, vittima di una cospirazione mondiale di politici clientelisti e affaristi.

Quindi, un Facebook 2.0 necessario per recuperare terreno dopo il crollo in borsa e gli scandali sul trattamento dei dati personali. Una scommessa a lungo termine. Rischiosa, ovvio. Ma obbligata, d’altronde.

Libra e bitcoin, la stessa cosa?

Se vi state chiedendo “Libra è un bitcoin?” la risposta è “No“. Libra sarà anarchica e tollerante: non avrà confini. E permetterà di pagare senza commissioni. Ma a differenza delle criptovalute conosciute sino ad ora, Libra sarà stablecoin; ciò vuol dire che, a differenza del bitcoin, sarà ancorata a monete internazionali, euro o dollaro, in modo da corrispondere a un valore globale. Niente volatilità né vulnerabilità.

Solo rumors – per dirla all’inglese – è doveroso precisarlo, ma sono in tanti i giornali, dal Guardian al Wall Street Journal, a parlare di collaborazioni con colossi del mercato globale: Amazon, Uber, Visa, PayPal e Western Union. Non è un “rumors”, invece, la notizia della realizzazione del progetto affidata a David Marcus, ex presidente di PayPal, e attualmente capo di Messenger.

«Credo che le persone debbano potersi scambiare denaro così facilmente come mandano una foto», ha dichiarato Mark Zuckerberg lo scorso aprile. La “Libra foundation” batterà moneta, Facebook garantirà la piattaforma, e a noi non resta che… scattare una foto.

Paolo Vacca

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