Le agghiaccianti parole del portavoce dell’Isis Abu Muhammed Al Adnani: “Vi promettiamo che sarà l’ultima vostra crociata. Non ci invaderete questa volta, ma vi invaderemo noi. E, con la volontà di Dio, distruggeremo la Croce, conquisteremo la vostra Roma e prenderemo le vostre donne” diffuse tramite un video su youtube lo scorso 22 settembre, se inizialmente potevano apparire deliranti, vengono ora interpretate con maggior serietà. Perché che le forze armate dello Stato Islamico si sono insediate in Libia, supportate da un gruppo di milizie ben armate di matrice fondamentalista, Ansar Al Shaira, che già dal 2012 ha mantenuto un ampio controllo del territorio libico, essendo inoltre i responsabili dell’attacco al consolato americano di Bengasi del 12 settembre 2012, in cui perse la vita l’ambasciatore Christopher Stephens.

Così, l’affiliazione tra i terroristi di Al Shaira e Abu Bakr al-Baghdadi, autoproclamato califfo dello Stato Islamico di Siria e del Levante, rende ancora più allarmante la situazione in un territorio alle porte dell’Italia. Ciò che preoccupa maggiormente è l’intenzione abbracciata anche dal gruppo Al Shaira di attuare l’idea “sovranazionale” di Jihad, in una violenta guerra contro l’occidente definito “colonizzatore e apostata”.
In questo quadro, dunque, che interessa anche il nostro Paese, appare allarmante la vicinanza geografica con la Libia e i razzi messi a disposizione dai nuovi adepti dell’esercito di al-Baghdadi. La minaccia, per ora, muove soprattutto verso la Tunisia e l’Algeria, dove il latitante Abu Iyadh, secondo rapporti d’intelligence, avrebbe avuto l’incarico dal comando centrale dell’Is di preparare le proprie unità operative ad agire non solo in Tunisia e in Algeria, ma anche nei paesi europei che affacciano sul Mediterraneo.

L’allarme rosso che scaturisce da questa situazione è ancora più grave se si pensa alla grande mole di uomini disposti a combattere con ferocia e disposti di armamenti sofisticati, alla maggiore aggressività rispetto ad al Qaeda, sottolineata anche da Angelino Alfano nell’audizione al Parlamento del 9 settembre, e alla smisurata risorsa economica di cui dispongono (due miliardi di dollari in contanti secondo il vicepresidente del Copasir Giuseppe Esposito).
Claudio Galzerano, direttore della Divisione anti-terrorismo internazionale dell’Ucigos, riconosce la gravità della situazione, mentre Andrea Manciulli, presidente della delegazione parlamentare italiana alla Nato, descrive meglio le pericolose peculiarità dell’Isis. “L’Isis esercita una indubbia capacità attrattiva nei confronti della nebulosa qaedista in quanto indica un obiettivo concreto, praticato: la costituzione di uno Stato della Jihad”. 
L’Italia è ancora più vicina a questa situazione se si pensa che, come ha sottolineato lo stesso Alfano il 29 settembre scorso a Bruxelles, tra le fila dei miliziani dell’Is, ci sarebbero anche 48 uomini di nazionalità italiana. La situazione attuale rende ancora più esposta la base Usa di Sigonella, principale struttura terrestre della Usa Navy nel Mediterraneo centrale, rappresentando dunque il fondamentale supporto logistico e operativo della sesta flotta navale.
Morena Grasso

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