8 marzo, giornata internazionale di rivendicazione dei diritti delle donne, della riappropriazione dei propri corpi e della lotta contro ogni forma di discriminazione. Le donne di Napoli, in contemporanea con altre città italiane, sono scese come una marea nelle piazze e nelle strade per aderire allo sciopero globale promosso dal collettivo femminista Non Una di Meno.

Ancora una volta la partecipazione ha contato migliaia di cittadine stanche di vedere calpestati i propri diritti, di dover subire discriminazioni sul lavoro in termini di salari, di assistere inermi di fronte all’incapacità della politica di attuare un piano serio per contrastare la violenza di genere. La società civile, quindi, ha bisogno dei movimenti femministi, di donne che ogni giorno lottano per affermare sé stesse e combattere il patriarcato che vige ancora in maniera autoritaria e impellente in molti aspetti della vita quotidiana.

8 marzo Non una di Meno

«L’8 marzo è una giornata di lotta che non è una commemorazione in nessun modo – spiega Jessica di Non Una di Meno – siamo le stesse che tutti i giorni lottano sui territori e lottano per l’autodeterminazione del proprio corpo. Non pensiamo che questa sia una giornata dove il lavoro politico fatto in tanti anni fino a questo giorno sia esplicativo ma che sia sicuramente una riappropriazione delle strade e delle piazze. Soprattutto in una fase storica come questa dove le destre hanno sicuramente avuto un’ondata preoccupante per quanto riguarda la libertà di pensiero e la libertà di movimento.»

Il processo per una reale liberazione dai preconcetti sessisti e maschilisti è dunque oneroso e talvolta prevede dei passaggi che fanno fatica ad affermarsi. Come i diritti delle donne trans che, nonostante le battaglie e le sollecitazioni, restano precari e instabili. «Veniamo a portare le nostre istanze che sono diverse, sono straordinarie, sono di donne comuni che ogni giorno affrontano un quotidiano spesso privato da qualsiasi rispetto da parte di un maschilismo imperante che ha sovraccaricato un po’ tutte le donne – dichiara Daniela Falanga di Arcigay – Io sono qui anche come donna trans. Sappiamo cos’è l’identità di genere, sappiamo che il corpo è solo la parte che copre un’esigenza primaria. Ecco, noi siamo bersagliate anche da questa violenza, quindi siamo insieme alle donne, siamo dentro ad una grande violenza che continua a perpetuarsi e che continua a farci male. Noi ci vogliamo liberare da tutto questo, vogliamo portare il vero senso di democrazia e di libertà, una libertà che sia vera e lo sia per tutti. Per le persone trans, in questo momento, non cambia niente. Ci sarebbe bisogno di case d’accoglienza, purtroppo c’è ancora una situazione molto difficile, un numero troppo alto di persone, di donne che affrontano i marciapiedi esistenziali, la prostituzione. Il mercato del lavoro è chiuso completamente, c’è ancora tanto da fare. Non abbiamo una legge contro l’omotransfobia che sarebbe necessaria in Italia, ancora troppi suicidi, ancora si muore per violenza di odio transfobico.»

Tra i vari soggetti che hanno preso parte al corteo di Non una di Meno, anche figure istituzionali quali l’assessore alle politiche giovanili del Comune di Napoli Alessandra Clemente: «Accogliere un momento di mobilitazione dal basso di questo tipo e rappresentare l’immagine di come le ragazze e i ragazzi di questa città, i giovani studenti, gli erasmus che sentono queste battaglie per i diritti civili delle donne, per le persone. La vera sfida su queste tematiche è tutta di natura politica, le persone si sono scocciate di chiedere che ore sono e avere come risposta la descrizione di come è fatto l’orologio. Noi, come amministrazione comunale, stiamo dando grandi segnali su queste tematiche ma è importante che ci siano leggi nazionali che incoraggino il lavoro sulle città.»

Maria Baldares

Foto di Sara Fusco

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