John Lennon compie oggi settantaquattro anni. Per dire meglio: li avrebbe avuti se l’8 dicembre 1980 non fosse stato freddato da quattro colpi di pistola. A sparare era Mark Chapman che – convinto di essere parte il giovane Holden e parte il diavolo – asserì di essersi investito del compito di punire John Lennon per il suo voltafaccia agli irrinunciabili dogmi del Cristianesimo e dei Beatles, non prima di avergli chiesto il celeberrimo autografo.

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Statua di John Lennon all’Avana, Cuba

Gettando lo sguardo ai poliedrici anni della sua carriera, di John Lennon scopriamo che in verità non aveva mai tradito altro che maschere e fantasmi. Più (o meno) semplicemente, il delirio di un fan(atico) si imbeve del solo culto della personalità e induce la venerazione di nient’altro che un espediente mediatico, un personaggio; la colpa non è però tutta sua, se è vero che lo stereotipo del rocker si spacciò per modello di vita, al punto da determinare un intero sistema di valori ad uso delle generazioni dei ’60 e i ‘70.

Alla storia contraddittoria di gran parte della Popular music  – in senso lato –  dei decenni in cui gli è capitato di vivere, tuttavia, John Lennon non appartiene se non per sfatarne progressivamente l’appartenenza stessa, vivendo nella dualità di una persona che cerca se stessa e che la trova perdendosi nel personaggio.

È il caso del giovanile successo, tanto straordinario quanto storico, dei Beatles. Nel 1963 She loves you è già una canzone da primato. Il singolo finisce in cima alla UK Single Chart per sei settimane, a tre dalla pubblicazione. C’è da chiedersi il perché di un tale successo, tanto rapido, quanto di scarso interesse musicale, se così si può dire.

La forma dei loro singoli, usciti a cascata fin ad subito, attinge alla canzone creata quasi quarant’anni prima dai colleghi teatranti di Gershwin. Lo stile, fintamente generoso nel somministrare subito e poi sottrarre le melodie, modello l’Elvis dei quarantacinque giri, inanella chorus di grezza fattura e qualità acustica e tecnica modesta, rispetto ai coevi Shadows. I testi scimmiottano un già consolidatissimo repertorio di temi giovanili tipicamente rock ‘n roll, in un tempo in cui già l’lp faceva la sua comparsa e prometteva giusta sede al cantautorato, al brano complesso, fino al concept album.

Gli adolescenti nati dopo la guerra, però, sono conquistati dall’immBeatlesagine visiva e sonora del gruppo, dal modo giocoso e spregiudicato con cui parlano di sentimenti, dalla solidarietà reciproca che pare la loro forza: la Beatlemania affonda cioè nel presupposto che quella band è una struttura mediatica compiuta e in questo rappresenta uno dei più riusciti prodotti della macchina da soldi del rock e della musica da consumo in genere del XX secolo.

La personalità di John Lennon, in questo contesto, finisce però per calzare scomoda. Artista eclettico e vorace, inseguito dalle paure di un’infanzia triste e sempre asfittica per il vuoto causatogli dalla prematura perdita dell’amata-odiata madre, Lennon crede fin da ragazzo nel rock come ricerca individuale e scandaglio delle pieghe più profonde della psiche.

La sua ricerca tutta individualistica prorompe prima o poi nella poetica dei Beatles, modificandone nettamente stili, sonorità, temi e modi di trattarli. L’avvento dello psichedelico – anche incoraggiato dalla migliorata tecnologia in studio – sembra così da sposare con un riorientamento forzato della macchina Beatles in senso più personale.

Sicuramente incoraggiato da John Lennon e la sua visione Romantica del rock – e, ma più secondo leggenda, dall’uso di droghe – il nuovo stile dei Beatles trova nella comedy song, modellata sull’esperienza di Bob Dylan, e in Norwegian wood, uno dei risultati più alti; di certo gradito all’ingombrante musicista d’avanguardia, e compagna di vita di John Lennon, Yoko Ono, ma molto meno all’anima rock di Paul McCartney, esso ha però vita breve, pur indulgendo agli ambigui risultati del White Album (1968) e dell’estremo Revolution 9.

Sottoposto a queste scalfitture, dopo meno di dieci anni il perfetto gioiello che erano i Beatles si frantuma. Di lì John Ono Lennon spinge agli estremi la sua creatività intimistica, pur compiacendosi delle ambiguità dell’uomo mediatico. Inseguito dalle anime che hanno popolato i suoi mondi, si mette in testa di essere pacifista (inutile menzionare Imagine) e anticlericale, si dedica alla meditazione orientaleggiante, ma è come se le contraddizioni accumulate, da macchina da soldi ad anticapitalista, da divo mediatico ad artista appartato, esplodessero in quei quattro colpi a New York, nel 1980.

Bed-in
John Lennon e Yoko Ono manifestano per la pace nella memorabile protesta “Bed-in” (1969). Restarono a letto in pigiama per una settimana, dando interviste e attirando su di sé i media di tutto il mondo.

È con questa immagine contraddittoria e umana che ricordiamo John Lennon, l’uomo mediatico del Bed-in e della copertina del Wedding album, episodî in cui la nudità e l’umanità diventano preda per i fanun uomo che ha annegato nella mondanità il desiderio di appartarsi una volta per tutte, facendosi dimenticare.

Ho sempre avuto questo sogno di fare l’artista in un piccolo cottage in una stradina. Il mio vero desiderio è scrivere versi e fare qualche quadro a olio. Era così un bel sogno, vivere in un cottage e andarsene in giro nei boschi…

John Lennon

Antonio Somma

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