La gioventù palestinese ha scavato un buco nel muro di separazione israeliano con i territori palestinesi, come gesto simbolico per segnare i 25 anni dalla caduta del muro di Berlino. Armati di martelli, gruppi di attivisti palestinesi hanno creato, nella giornata di sabato, una cavità nel muro che attraversa Bir Nabala, un villaggio della Cisgiordania tra Gerusalemme e Ramallah, affrontando le strette misure di sicurezza israeliane. “Non importa quanto alte saranno le barriere, esse cadranno. Così com’è caduto il Muro di Berlino, cadrà il muro Palestinese” hanno scritto gli attivisti palestinesi che hanno organizzato l’evento in un comunicato riportato all’agenzia di notizie palestinse Ma’an.

Il collasso del Muro di Berlino un quarto di secolo fa è un evento chiave nella caduta del comunismo e nella prefazione alla riunificazione della Germania nel 1990. Durante i suoi 28 anni di vita, il muro aveva rappresentato il simbolo dell’oppressione comunista. I palestinesi descrivono l’attuale muro che separa Israele dalla Cisgiordania come il “muro dell’apartheid”. Israele cominciò a lavorare all’estesa barriera nel 2002 ed ha difeso la sua costruzione in quanto cruciale misura protettiva, puntando ad una diminuzione degli attacchi all’interno di Israele come prova del suo successo.

Ma i palestinesi sostengono che il muro rappresenti una spoliazione territoriale. Larghi tratti di territorio palestinese sono stati confiscati dal Governo israeliano per costruirlo. Una volta completato, l’85% del muro era stato costruito all’interno della Cisgiordania. Il Centro di informazione israeliano per i diritti umani in territori occupati (B’Tselem) ha dichiarato che la costruzione del muro ha causato “sofferenze inutili” al popolo palestinese. Esso “ha tagliato legami sociali e isolato villaggi dalle terre coltivabili e i cittadini dai propri mezzi di sostentamento”.

”Intifada di Gerusalemme”

Nel 2004, la Corte di Giustizia Internazionale ha deliberato che “la costruzione del muro, e il regime ad esso associato, vanno contro la legge internazionale”. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha dichiarato che la barriera israeliana “causa gravi problemi umanitari e legali” e va “ben oltre ciò che è concesso ad una potenza occupante”. Il corrispondente di Al Jazeera, Tamer Meshal, ha parlato dell’evento avvenuto sabato come un gesto simbolico da parte di un ridotto numero di attivisti come opposti a una campagna organizzata. Ha inoltre affermato che gli attivisti fecero un tentativo simile già un anno fa, per celebrare la caduta del muro di Berlino. Gli attivisti palestinesi, in un filmato della TV Palestinese, hanno dichiarato che lo scopo della loro azione era quello di sottolineare che la costruzione del muro da parte degli israeliani non impedirà ai palestinesi di raggiungere Gerusalemme e la Moschea Al-Aqsa, uno dei luoghi più sacri dell’Islam.

Hanno inoltre sollecitato il popolo a prepararsi per prendere parte all’“Intifada (insurrezione) di Gerusalemme”, che, secondo le loro parole, rappresenterebbe “l’ultima, fatidica Intifada per liberare la Palestina”. Israele incorporò la parte orientale di Gerusalemme nel 1967, come parte della sua capitale, in un’avanzata mai riconosciuta a livello internazionale, mentre i palestinesi la reclamano per renderla capitale di un futuro Stato. La tensione si è mantenuta alta nell’occupata Gerusalemme Est, infatti si sono susseguite settimane di scontri attorno al complesso della Moschea al-Aqsa. Il malcontento è scaturito dagli ostinati tentativi ebrei di assaltare il luogo sacro dei musulmani. Dall’annessione della parte orientale di Gerusalemme da parte di Israele, infatti, ai fedeli ebrei è consentito visitare – ma non pregare – nell’area.

Redazione

fonte e traduzione da al jazeera

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