PARTE SECONDA

Nella prima parte ponevo l’attenzione sull’individuo e sulla necessità di riappropriarsi di una centralità sacrificata a favore della collettività che trascura le differenze tipiche ed eccezionali dei singoli.

Il sacrosanto diritto di recuperare un ruolo centrale nel dibattito socio economico, completamente dimenticato in questa povera seconda repubblica, non può però prescindere dall’assunzione di doveri necessari ad evitare il generarsi di un individualismo sconsiderato e miope, in cui il singolo, arricchito di nuova forza, si senta libero da ogni vincolo e legittimato a compiere qualsiasi azione senza farsi carico anche delle conseguenze per sé e per gli altri.

Come ho avuto modo di argomentare in un mio precedente intervento (https://www.liberopensiero.eu/2014/11/25/tutta-colpa-del-liberismo/) il liberalismo non nega la presenza di regole, purché chiare, semplici e conosciute, ma addirittura ne legittima la presenza attraverso il concetto di massima libertà possibile che definisce l’ambito entro il quale il singolo può ricercare la propria strada soddisfacendo i propri talenti. In questo modo il liberalismo lega indissolubilmente la responsabilità al merito ed alla libertà.

Per chi sostiene, come me, necessario recuperare la centralità dell’individuo diventa importante riproporre anche il tema della questione morale, un argomento troppo spesso liquidato con superficialità all’interno dell’onda populista “anti casta” ma che meriterebbe un dibattito molto più approfondito.

Questione morale: impossibile consegnare centralità al singolo senza riaffermare l’importanza delle regole e del loro rispetto. Il paradigma “più libertà = più responsabilità” deve diventare un luogo comune attraverso un reale cambiamento dei comportamenti, di cui noi tutti dobbiamo essere i portabandiera e i difensori; evitando di erigerci a nuovi Savonarola è indispensabile arricchire questo messaggio con fatti concreti e con una trasparenza inequivocabile.

Per riuscire a canalizzare il riposizionamento dell’individuo in una strada che permetta comunque una crescita collettiva e per allargare la dimensione della questione morale, affinché non resti confinata in una superficiale e sterile stigmatizzazione della vita politica, è necessario sintetizzare i due concetti all’interno di un unico progetto di crescita, che possa esaltare le singole potenzialità ma non ne permetta la dispersione, anzi ne sfrutti l’energia positiva.

Per questa ragione è importante riuscire a creare una coscienza collettiva che abbia come obiettivo un progetto condiviso di ristrutturazione del Paese a livello economico, sociale ed istituzionale, superando le inutili discussioni di posizione, che hanno distolto l’attenzione dal progetto d’insieme concentrando la visione solo su alcuni aspetti secondo la perversa logica della rotazione dei problemi.

Ormai non è più sufficiente l’indignazione e lo sconcerto di fronte a fatti che infangano non solo la politica ma anche l’intero paese, servono atti concreti da parte di ognuno di noi. L’assunzione di responsabilità deve diventare un comportamento di quotidiana abitudine nel lavoro, nella vita di relazione, a scuola, nei tribunali e in ogni altro luogo dove l’errore può essere ammesso ma la mala fede, il dolo o l’incuria devono essere stigmatizzati, denunciati e non tollerati. Non possiamo più accettare un clima in cui la corruzione, il nepotismo, il clientelismo sono considerati normali e la correttezza un fatto eccezionale che ci stupisce.

Se non riusciremo a cambiare radicalmente, ognuno con il proprio esempio, questo stato di cose inizieranno a prevalere le spinte populiste che sfrutteranno la disperazione e l’esasperazione dei cittadini verso uno Stato che opprime gli onesti e giustifica o non punisce i delinquenti.  Con questa logica, difendendo il diritto all’autodeterminazione dei popoli, alle spinte secessioniste che vogliono eliminare un problema non tentando di risolverlo ma cercando di spostarlo, preferiremo forme di federalismo che puntino alla responsabilizzazione delle scelte e all’avvicinamento territoriale tra centri decisionali e cittadini.

Dobbiamo dunque condividere e difendere collettivamente un’idea di Paese migliore, in cui sia garantita la libertà d’azione individuale ma dove il piano per la sua realizzazione sia sempre chiaramente visibile e conosciuto, affinché ogni comportamento che possa minarne il percorso generi una denuncia non isolata ma diffusamente condivisa.

Con questa impostazione la questione morale assumerà una connotazione diversa rispetto a quella che la voleva limitata alla sola classe politica e alle degenerazioni partitiche, diventando piuttosto una colonna portante per la ricostruzione del paese che coinvolgerà gli Italiani prima come singoli e poi come collettività.

Corrado Rabbia

2 Commenti

  1. Solo una parola, GRAZIE. Finalmente, Corrado, trovo in te un “liberale” vero, che ha “l’anima”, che non è il classico ragioniere-macellaio-liberista. “Avere l’anima”, secondo me, significa fare capire alla gente sfiduciato e impaurita dalla crisi e dalla malasorte, che libertà non è anomia, ma libertà presuppone fiducia, la BONA FIDES degli antichi romani, e quindi regoleata eque, non gli “ammuina” cui ci ha abituati il malaffare degli ultimi anni (gabbato per “liberale”). A suo tempo, quando militavo in FARE, sostenne tesi simili come puoi leggerehttp://www.informarezzo.com/permalink/15137.html. Ti prometto che a brevissimo riprenderò le tue riflessioni su “Informarezzo”, dandovi massimo risalto. A presto e buon Natale.

    • Grazie a te per le belle parole. Tienimi aggiornato sulle tue pubblicazioni spero che insieme si possa far discutere di cose che qualcuno vorrebbe sommergere con i numeri perché fa fatica a sostenere con i fatti.
      Buon Natale

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