Sotto la guida di un disperato Roberto Giachetti – vice-presidente della Camera – è andato in scena, ieri notte, uno spettacolo indecoroso e preoccupante nell’aula di Montecitorio.
L’aggressione da parte di alcuni deputati democratici nei confronti dei loro ex-alleati di SEL, accompagnata dai cori da stadio del gruppo pentastellato, ha avuto il triste esito di due contusi.
“Il problema non è” comunque “fisico ma politico. Siamo stati eletti nella stessa coalizione, mai avrei immaginato che saremmo arrivati a questo, alle aggressioni” spiega uno dei feriti Gianni Melilla, di SEL, che precisa di non aver visto o ricevuto “schiaffi o cazzotti, ma c’era moltissima cattiveria nelle parole e negli atteggiamenti. Dal Pd c’è stato un fallo di frustrazione nei nostri confronti”.
Sia io che Donatella Durati abbiamo cercato di calmare le acque e siamo rimasti colpiti. Ma è stata colpa della confusione” rassicura ancora Melilla, “nessuno ci ha aggrediti intenzionalmente“.

Dopo le risse, o le “resse” come preferisce chiamarle Melilla, la situazione non sembra dirigersi verso una rapida soluzione. La situazione continua infatti ad essere tesa, tanto da spingere le opposizioni – per ora Lega, M5S e SEL – ad un Aventino in pieno stile dopo che già ieri i grillini avevano disertato le votazioni pur rimanendo in aula con fini ostruzionistici.

Da parte del Partito Democratico non sembra esserci per ora l’intenzione di fare passi indietro, tirando dritto anche a costo di approvare la riforma dell’architettura dello Stato a colpi di maggioranza.
Ma è la stessa minoranza del PD a contestare questa posizione, chiedendo al Governo di cedere al compromesso con il Movimento Cinque Stelle, nonostante le porte in faccia ricevute in passato.
Il capogruppo Roberto Speranza ha tuttavia risposto picche al possibile compromesso proposto dei grillini, che chiedevano di separare l’articolo 15 – relativo ai quorum per i referendum abrogativi – dal corpo della riforma, rimandandone la trattazione a Marzo in un clima più sereno. “Avanti con la seduta fiume, al massimo lo si può accantonare e votare alla fine” ha concesso magnanimo il capogruppo democratico.

Forza Italia intanto si trova di fronte al primo vero test come forza di opposizione, dopo la presunta rottura del Patto del Nazareno, utile ai tentativi di riavvicinamento con la Lega di Matteo Salvini. Ma è proprio con alcuni deputati di Forza Italia che il segretario del Partito Democratico si ferma a parlare in tarda nottata, intorno alle due e mezza. Secondo alcune fonti, il premier avrebbe ventilato l’ipotesi di un ritorno alle urne qualora le riforme, costituzionale ed elettorale, non dovessero venire approvate.

Roberto Davide Saba

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