Faticosamente metabolizzato il risultato delle elezioni che ha sconquassato politicamente l’Italia, è tempo di bilanci anche a Salerno, i cui equilibri politici sono stati altrettanto rivoluzionati dal voto del 4 marzo: il regno, apparentemente incontrastato e incontrastabile, della dinastia De Luca, pare volgere al termine. Si sa, tutte le più grandi storie d’amore (politiche e non) prima o poi finiscono. Lentamente, con la passione che viene soffocata dalla routine, oppure con violenza, quando si consumano litigi, incomprensioni profonde e tradimenti. A Salerno, e nel Mezzogiorno in generale, forse sono avvenute entrambe le cose.

Un potere, quello dei De Luca, che si sentiva, e che sicuramente era, granitico, egemonico e totalizzante nella vita politica locale e non solo, ha visto in brevissimo tempo crollare il proprio consenso. A vantaggio di una forza nuova, fino ad oggi poco presente sul territorio, come il Movimento Cinque Stelle, e del Centrodestra, in rimonta dopo anni di vuoto, a cui è riuscito un sorpasso impensabile prima delle elezioni sul Partito Democratico. Com’è stato possibile? Partiamo dall’inizio.

L’ascesa politica di De Luca

Le elezioni politiche a Salerno: De Luca sconfitto nel Sud in rivolta

La parabola politica di Vincenzo De Luca, lo “sceriffo di Salerno”, è già nel mito e non ha forse bisogno di troppe spiegazioni (per i più curiosi una breve biografia “non autorizzata” si può leggere qui): classe PCI, vicesindaco fino al ’92 e Sindaco di Salerno da allora in poi a fasi alterne fino dal 1993 al 2015 con i DS e il PD, il piglio decisionista e interventista (sia caratterialmente che a livello amministrativo) gli garantisce un consenso enorme in città, che ben presto si trasforma in uno strapotere politico, capillare, pervasivo e totale sul territorio, con pochi paragoni in Italia. Fare politica a Salerno vuol dire confrontarsi con la forza immensa di De Luca, con la certezza quasi matematica di uscirne gravemente sconfitti.

Per fornire una statistica del consenso bulgaro di cui il sindaco-sceriffo ha goduto nella sua Salerno, in tempi recentissimi, basti considerare i risultati delle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio 2011: con una lista civica collegata al Partito Democratico è riconfermato alla guida della città con un voto plebiscitario, ottenendo ben il 74,42% dei voti, e polverizzando ogni avversario. Non è difficile immaginare una sintonia immediata e intensa (nonostante occasionali screzi) con l’allora Segretario del PD Matteo Renzi: il sodalizio con l’ex Premier, e l’elezione a governatore della Campania, consolida il suo ruolo politico di rilievo ormai nazionale.

Durante l’era De Luca, Salerno si guadagna la fama di città più funzionante e ben amministrata del Mezzogiorno, quella di “Luci d’Artista”, vero e proprio gioiello del buon governo ed esempio tenuto in gran considerazione dal Centrosinistra.

Tuttavia nel frattempo numerosi scandali, procedimenti giudiziari ed episodi più o meno compromettenti, perseguitano con costanza il sindaco De Luca, macchiandone la fama di puro, integerrimo ed inflessibile amministratore: dal caso “Crescent” alle accuse di abuso d’ufficio, passando per gli stipendi d’oro e le nomine problematiche in comune, fino al sostegno di Nicola Cosentino per le regionali e all’affaire “fritture di pesce” del referendum costituzionale. Non ultimo il caso “Bloody Money”, dal nome della chiacchieratissima inchiesta di Fanpage.it sugli appalti per lo smaltimento dei rifiuti della regione Campania, che invece ha visto coinvolto in primo piano uno dei dei figli del governatore, Roberto De Luca, assessore al bilancio del comune di Salerno.

Proprio l’altro figlio dell’ex sindaco, Piero De Luca, sarà, non senza polemiche, il candidato al collegio uninominale della Camera di Salerno, e il capolista nel listino proporzionale a Caserta, per le elezioni politiche.

I risultati delle elezioni

Le elezioni politiche a Salerno: De Luca sconfitto nel Sud in rivolta

L’ascesa della famiglia De Luca nella politica italiana sembrerebbe essere inarrestabile. Arrivano le elezioni politiche, e il fortino elettorale dei De Luca nel collegio salernitano (08 salerno nell’uninominale, campania 2 – 03 nel plurinominale) sembra destinato ad essere uno degli sparuti baluardi di resistenza del Centrosinistra nel contesto di un vento tutt’altro che favorevole, specialmente al Sud. E invece, i risultati elettorali dimostrano presto di contraddire queste rassicuranti premesse.

Piero De Luca è incredibilmente solo terzo con il 23,1% complessivo delle liste a lui collegate. A stravincere è Nicola Provenza del M5S, eletto con il 40,8%, seguito con il 27,31% dal candidato del centrodestra Gennaro Esposito.

Non va meglio al Senato, dove il Movimento 5 Stelle si conferma primo, con il 42,53%, seguito dal Centrodestra al 31,16%, e dal Centrosinistra molto distante al 19,77%.

Il Movimento di Beppe Grillo, guidato da Luigi di Maio, non aveva mai dato prova di particolare radicamento territoriale a Salerno prima delle elezioni del 4 marzo. Una tale esplosione di consenso, e la conquista di quasi tutti i seggi di Camera e Senato anche al proporzionale, ma soprattutto nell’uninominale, era assolutamente inaspettata.

Da segnalare, nel Centrodestra, il sorpasso storico sul PD deluchiano e l’ascesa della Lega di Salvini: praticamente inesistente prima della svolta nazionale del leader del carroccio, l’ex partito del Nord sbanca anche al Sud e a Salerno, dove arriva ad insidiare lo storico secondo posto in coalizione di Fratelli d’Italia, con più del 4%, e sottrae voti anche a Forza Italia.

Ma l’elemento politicamente più sconvolgente rimane sicuramente il crollo rovinoso del Centrosinistra: Una sconfitta pesantissima, di proporzioni inaudite, forse sussurrata ma a cui mai si era osato credere davvero. Mai l’Impero De Luca aveva subito, nella sua Salerno, uno smacco così importante e clamoroso. E nessuno si era spinto ad ipotizzare un cambiamento così repentino e profondo di logiche politiche cristallizzate ormai da decenni.

La Rivoluzione elettorale

Le elezioni politiche a Salerno: De Luca sconfitto nel Sud in rivolta

Le ragioni di un simile mutamento politico possono essere molteplici, ma non si possono imputare alle sole vicissitudini giudiziarie e personali di de Luca e figli. Difficile, ad esempio, parlare di un “effetto Bloody Money”. E’ più opportuno parlare di processi e fenomeni di sistema, che poco hanno a che fare con singoli fatti. Il dato che emerge con chiarezza è che il Sud vuole cambiare, radicalmente.

Gli elettori meridionali hanno espresso il proprio consenso, in modo assai trasversale (basti consultare le analisi dei flussi di voto in Campania di Ikè) verso forze politiche di rottura con il sistema incapace di aprirsi e rinnovarsi, che non ha dato risposte politiche sufficienti per risolvere il disagio socio-economico, acuito dallo cronico divide territoriale meridionale, ben presente anche nella benestante cittadina di Salerno.

Un aspetto esaustivo per comprendere la portata rivoluzionaria di queste elezioni può riassumersi nella seguente considerazione: sia le logiche clientelari e familistiche, che l’influenza delle élite locali, le quali storicamente hanno piagato con pervicacia il Mezzogiorno, a cui ci si era ormai rassegnati con tragico fatalismo, sembrano essere state incredibilmente spazzate vie dal voto del 4 Marzo.

A beneficiarne sono stati i 5 Stelle, più abili nell’intercettare una domanda politica carsica ma magmatica, soprattutto a Sinistra, attraverso un’efficace proposta politica (leggasi Reddito di Cittadinanza), ma soprattutto nettissimi nel proporsi come forza innovativa e di alternativa, per una nuova stagione politica, sentita ormai come improrogabile e necessaria.

La vittima sacrificale sull’altare del cambiamento è stato il Centrosinistra di governo, in questo caso nella persona del sindaco-sceriffo, una volta invincibile, adesso in prossimità di un crepuscolo politico forse inevitabile, travolto dall’onda anomala del voto “in rivolta” del Sud scontento e impoverito.

Si sa, nessun amore dura per sempre. E nessuno può immaginare come evolverà la scena politica locale a partire da questo anno zero elettorale. Ma certamente, nell’era post-De Luca, nulla potrà mai essere come prima a Salerno.

Luigi Iannone

Luigi Iannone
Classe '93, salernitano, cittadino del mondo. Laureato in "Scienze Politiche e Relazioni Internazionali" e "Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica". Ateo, idealista e comunista convinto, da quando riesca a ricordare. Appassionato di politica e attualità, culture straniere, gastronomia, cinema, videogames, serie TV e musica. Curioso fino al midollo e quindi, naturalmente, tuttologo prestato alla scrittura.

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