Lo scorso 19 luglio la Procura di Napoli ha disposto il sequestro probatorio del parcheggio sito nella stazione TAV di Afragola, in seguito al rinvenimento di 8000 metri cubi di rifiuti tossici “tombati” ed occultati per anni nel sottosuolo.

La TAV di Afragola riguarda un’area di 20.000 metri quadri di puro sperpero e dissipazione ambientale.

Fin dall’inizio, l’opera dell’archistar irachena Zaha Hadid non ebbe un’eccellente partenza.

Progettata 21 anni fa, i lavori di costruzione furono autorizzati dall’ex Presidente della regione Campania Bassolino nel 2003 (entusiasta di portare visibilità nella “sua” terra natia) e nel 2008 se ne previde l’ultimazione, ennesimo termine disatteso: la TAV di Afragola è stata inaugurata per la quinta volta lo scorso 11 giugno 2017. Un urgente taglio del nastro intriso di propositivi obiettivi di progresso e longeva funzionalità avanguardista per il territorio napoletano, un affrettato taglio del nastro a 5 giorni dalle elezioni amministrative che lascia trasparire un design ultramoderno e un calo di consenso per il PD.

Nonostante l’inaugurazione, i servizi scarseggiano: mancano sistemi anti-incendio adeguati, si verificano infiltrazioni d’acqua frequenti, difettano autorizzazioni amministrative e documentazioni complete, con la consequenziale chiusura del bar “Chef Express” e un parcheggio galleggiante sui rifiuti che risulta gratuito non per magnanimità ma per divieto legale all’esercizio di qualsiasi attività.

Evidentemente, per carburare un briciolo di efficienza, non sono bastati 60 milioni stanziati per gli appalti della prima fase di costruzione dell’opera: infatti è prevista una seconda fase, nel 2022, per l’aggiunta delle linee Napoli-Bari e Roma-Cassino-Napoli.

Renato Mazzoncini (amministratore delegato di FS) e Delrio guardano con molta ambizione la TAV in Italia, mostrandosi propensi ad un progetto d’estensione di questa fino a Bari (che attualmente nel Meridione ha come punto estremo Napoli) per un’opera all’incirca di 6 miliardi e 200milioni di euro, cui bisogna aggiungere la cementificazione di una percentuale del patrimonio ambientale meridionale.

Un progetto allettante per consorzi e società piuttosto che per i cittadini.

La TAV di Afragola è stata definita come “la porta del Sud”: un appellativo attribuitogli da chi possiede un’attitudine ad enfatizzare, magari non idonea per un’opera che lo stesso Sindaco di Afragola Domenico Tuccillo (dopo anni di silenzio) ha giudicato «un’astronave abbandonata nei campi».

Altro disservizio è l’assenza di collegamenti tra la stazione e la metropolitana o la Circumvesuviana: una cattedrale nel deserto sproporzionata rispetto alle esigenze pratiche della popolazione, che necessita in primis di un collegamento con il centro urbano di Napoli anziché con Bari.

Nel mondo dei subappalti, delle forniture obbligatorie e dei contratti risultano preminenti interessi diversi da quelli ambientali o comunitari.

Ad Afragola su 70 mila abitanti circa, la metà vive in case senza permessi e inagibili. Nonostante ciò, si preferì destinare 60 milioni per la costruzione della TAV: un investimento che la Corte dei Conti definì «decisamente eccessivo» e chiedendosi se «sarà davvero dimensionata al reale numero di viaggiatori che la useranno?».

Nel 2010, durante i lavori di costruzione, furono tagliati 4 collettori fognari (deviando le falde acquifere). Azione che, secondo i Vigili del Fuoco, è da ritenersi concausa del crollo della palazzina che provocò tre morti.

Il geologo Riccardo Caniparoli in un’intervista dichiarò: «Si assiste all’assurdità che, dopo la realizzazione del Centro Direzionale di Napoli, si vada ad edificare il tracciato della TAV nella medesima valle alluvionale, con le stesse tecniche che hanno prodotto i medesimi danni al territorio».

Occorre molta fantasia per comprendere la funzione di un servizio formalmente posto a beneficio della popolazione, ma non richiesto, anzi osteggiato, dalla popolazione stessa e, dulcis in fundo, edificato su terreni non bonificati.

Presso la contrada Lellero, a 4 km di distanza dalla TAV, furono segnalate 19 strutture abusive (annoverando anche il parcheggio della stazione), unificate in un unico lotto di terreno acquistato da Maria Maranta, imprenditrice prestanome del clan camorristico Moccia, condannata con varie accuse e coinvolta nell’inchiesta sul riciclaggio di rifiuti coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma (procedimento 57568\12 rgnr).

Il clan Moccia, dopo varie faide, si è aggiudicato il primato nel controllo di affari illeciti nella bassa Liburia e anche la TAV di Afragola non ne è rimasta esente.

L’area, attualmente sotto sequestro, venne acquistata dalla “Depar S.r.l.” di Afragola, tra i soci della società figuravano due mogli della famiglia Moccia. Chi si accorse dei cambi di destinazione d’uso e dell’abusivismo sui terreni e sui capannoni, che in essi sorgevano, fu il capo della polizia municipale Maiello, costretto a lasciare l’incarico dopo che gli venne recapitata una busta contenente un proiettile.

Rifiuti e responsabilità continuano ad emergere dal terreno; una delle tante specialità campane risulta essere anche la scarsa sorveglianza e la scarsa prevenzione delle infiltrazioni mafiose. Da un lato le azioni errate e l’immobilismo pianificato della pubblica amministrazione, dall’altro il “lasciar fare” dei cittadini, hanno condotto ad una laconica situazione d’indignazione ad alta velocità.

Melissa Bonafiglia

10 Commenti

  1. Non c’è una sola cosa di questo articolo che corrisponda a verità. A cominciare dalla metratura della stazione, per non parlare del fatto che Bassoloino (che non ha mai detenuto alcun potere autorizzatorio al riguardo, peraltro) sino a quando non è stata posta la prima pietrra si è sempre schierato CONTRO questa stazione e non a suo favore, senza considerare il fatto che ha sempre (rin)negato di essere afragolese (o meglio di origini afragolesi, che non è la stessa cosa).
    Del resto, la procura di Napoli non c’entra un fico secco, dato che il territorio di Afragola rientra nel circondario forense di Napoli nord, con sede in Aversa: non sapere questo indica la totale inidoneità a ricoprire il delicatissimo ruolo del cronista; se la sconosciuta (per fortuna) autrice del pezzo non capisce il perché, a maggior ragione è bene che cambi mestiere, ché (aferesi di perché) informare il prossimo non è arte sua.
    Una volta i giornalisti si informavano, ora invece al fine di redigere un articolo si fanno una chiacchierata al bar (virtuale, ça va sans dire) e a quel punto magari si limitassero al sentito dire, ancorché non verificare le fonti è già di per sé deontologicamente deprecabile: vanno oltre, costruendo un castello di sciocchezze basato su illazioni che sono frutto esclusivamente della loro fantasia. Il copia e incolla fa il resto, ovviamente delle sole (pseudo-)notizie in linea con le proprie aspettative, cioè con i propri preconcetti e pregiudizi, tant’è vero che, nonostante i fatti di contrada Lellero siano stati ampiamente smentiti dallo stesso quotidiano che li ha pubblicati in séguito a comunicato stampa con richiesta di rettifica del gruppo Fs italiane, anche in nome e per conto di Rfi, su di essi, a distanza di mesi, è stato costruito questo castello di accuse destituito di ogni fondamento.
    Peccato per certi ‘giornalisti’ che la diffamazione (art. 696 cod. pen. e legge 47/1948) e la diffusione di notizie false e tendenziose (656) nell’ordinamento dello stato italiano costituiscano ancora reato; per quest’ultimo, oltretutto, si procede d’ufficio. Auguri.

  2. Ah, suggerirei all’autrice del pezzo di cambiare anche indirizzo di studi, perché è evidente che di legge non capisce un fico secco. E studi anche la geografia: 4 chilometri dalla stazione di Afragola sono un’enormità, se si considera che essa si trova a meno della metà della distanza dal centro storico e dal centro consolidato della città eppure quelli come lei la definiscono una cattedrale nel deserto, anche attribuendo a Tuccillo (che non è mai stato in silenzio sul’argomento, anzi) cose che non ha mai asserito.

  3. «Ad Afragola su 70 mila abitanti circa, la metà vive in case senza permessi e inagibili». Falsità per la quale sarai querelata per diffamazione. Vergògnati.

    «Nonostante ciò, si preferì destinare 60 milioni per la costruzione della TAV: un investimento che la Corte dei Conti definì “decisamente eccessivo” e chiedendosi se “sarà davvero dimensionata al reale numero di viaggiatori che la useranno?”». La Corte dei conti non ha mai affermato una cosa del genere; si tratta di una bufala pubblicata dalla stessa fonte per analfabeti funzionali da cui hai copiato il resto (ma non le rettifiche). Dato che studi Giurisprudenza, dovresti vergognarti due volte. Ah, ripàssati l’esame di Economia politica, così magari – forse – capirai che 60 milioni in 25 anni sono un’inezia (senza voler entrare nel merito dell’origine dei finanziamenti e di quanto sono costate le altre stazioni AV).

  4. Ah, dimenticavo la cosa più importante: in prossimità della stazione di Afragola le uniche cose che sono state rinvenute nel sottosuolo sono:
    – un villaggio miceneo;
    – i resti di un insediamento osco-sannita;
    – vari reperti tra cui una tomba a doppia cassa di origine osca (probabilmente osco-calcidica).
    L’unica discarica abusiva sequestrata relativamente nelle vicinanze è stata rinvenuta a Casalnuovo, foro di Nola (dunque né di Napoli né di Napoli nord), e conteneva altro che 8mila metri cubi di rifiuti tombati: invito l’autrice del pezzo a farsi un ripassino anche di matematica, in particolare di geometria, però bello accelerato, così potrà avere una vaga idea della bestialità che ha detto. E, come da rettifiche da fonti ufficiali, non c’è stato nessun nuovo sequestro cautelativo; stanno solo proseguendo i carotaggi iniziati a giugno, i quali, peraltro, non hanno fine “probatorio”, visto che siamo solo in fase di indagini preliminari. STUDIA!

  5. «Il geologo Riccardo Caniparoli in un’intervista dichiarò: “Si assiste all’assurdità che, dopo la realizzazione del Centro Direzionale di Napoli, si vada ad edificare il tracciato della TAV nella medesima valle alluvionale, con le stesse tecniche che hanno prodotto i medesimi danni al territorio”». Il tracciato della Tav è statto completato nel 2007; in particolare l’area tra Gricignano e il bivio Casroia è stata realizzata tra il 2005 e il 2007. Quand’è che questo geologo avrebbe rilasciato questa dichiarazione, di grazia? E in quale sede? Magari lo rintracciamo e gli facciamo capire la portata di questa sciocchezza, ammesso e non concesso che sia vera.

  6. Gentile Signor Mosca,
    la ringraziamo per le precisazioni e per averci fatto notare alcuni ulteriori dettagli ad integrazione dell’articolo. Al riguardo, ritengo doveroso ragguagliarla su alcune circostanze che lei, giustamente, eccepisce: l’area indicata nell’testo, come può dedurre interpretando correttamente il periodo, non riguarda soltanto la metratura della stazione, ma tutta l’area circostante coinvolta, direttamente o indirettamente, nella realizzazione dell’opera.

    I fatti di Contrada Lellero furono oggetto di un’interrogazione parlamentare presentata da Di Maio nel febbraio 2017, come riscontrabile anche nella banca dati di openpolis al seguente indirizzo: https://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/352451 e furono oggetto non di una richiesta di rettifica, ma di una lettera di precisazione da parte di Ferrovie dello Stato (qui il link al documento per completezza: http://www.fsnews.it/cms-file/allegati/fsnews2014/Lettera_precisazione_fattoquotidiano_blog_Capezzuto_4_apr_2017.pdf).

    Sullo sperpero di denaro, credo si tratti di questione di punti di vista differenti: a lei 60 milioni in 25 anni potranno sembrare pochi, a noi non altrettanto, dal momento che corrispondono a tre volte circa i fondi stanziati per la stessa città dal progetto PIU Europa, e dal momento che, ad ogni modo, 25 anni per la realizzazione di un’opera è un tempo biblico (a meno di non voler considerare i tempi di realizzazione dell’autostrada A3 come standard di riferimento, nel qual caso pure ci permettiamo di esprimere qualche perplessità).

    L’intervista al geologo Caniparoli apparve sul Corriere del Mezzogiorno, quotidiano notoriamente non antigovernativo, risale al 2010 (da cui l’utilizzo del passato remoto), e ci siamo semplicemente limitati a riportarla. Se sente l’esigenza di rintracciarlo personalmente per chiedergli spiegazioni in merito, è liberissimo di farlo.

    Le perplessità della Corte dei Conti furono espresse dal procuratore Michele Oricchio in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario e riportate da Repubblica, altro quotidiano notoriamente non antigovernativo.

    Infine, pur apprezzando la sua solerzia nel puntualizzare i concetti riportati dall’articolo, teniamo a sottolineare che la buona educazione fa parte dei requisiti minimi richiesti non ad un giornalista, ma ad ogni persona civile che voglia definirsi tale, e che pertanto l’aver riportato delle informazioni contenute in una testata (che immagino sia Il Fatto Quotidiano) a lei non gradita per questioni politiche non la autorizza ad insultare la nostra collaboratrice in maniera così degradante. Siamo tutti responsabili delle nostre affermazioni, noi sicuramente di più in qualità di testata giornalistica, ma non noi soltanto.

    Auspicandomi che possa continuare a seguirci, le auguro una buona giornata.

  7. «I fatti di Contrada Lellero furono oggetto di un’interrogazione parlamentare presentata da Di Maio nel febbraio 2017». Lo so benissimo, ma da quando le interrogazioni parlamentari sono probatorie? Sulle cavolate scritte nelle interrogazioni parlamentari si potrebbero scrivere intere collane di libri. Di Maio e Di Battista ne hanno fatte anche sulla stazione di Afragola. Scrivendo assurdità degne di un film horror, a cominciare dale cifre sparate a caso. Vogliamo poi parlare del video che ha fatto circolare Di Maio su Facebook a ridosso dell’inaugurazione, montato con le immagini della stazione mesi prima dell’inaugurazione, quando era poco più di uno scheletro? Se ti piace offendere la tua intelligenza, fa’ pure.
    A proposito, una delle balle che circolano con più insistenza è quella delle inaugurazioni plurime. Peccato che nelle precedenti circostanze fossero stati inaugurati, e dichiaratamente, il cantiere della linea, il cantiere della stazione, la linea stessa, di nuovo il cantiere della stazione. La stazione è stata inaugurata una sola volta, cioè pochi giorni prima che entrasse in frunzione.

    «furono oggetto non di una richiesta di rettifica, ma di una lettera di precisazione da parte di Ferrovie dello Stato (qui il link al documento per completezza: http://www.fsnews.it/cms-file/allegati/fsnews2014/Lettera_precisazione_fattoquotidiano_blog_Capezzuto_4_apr_2017.pdf». Pubblicata ome rettifica, ai sensi della legge 47/1948, sul Fatto quotidinao. Cerca meglio.

    «Sullo sperpero di denaro, credo si tratti di questione di punti di vista differenti: a lei 60 milioni in 25 anni potranno sembrare pochi, a noi non altrettanto». La matematica non è un’opinione. 60 milioni in 25 anni sono un’inezia. E di certo non ci si potevano aumentare le pensioni come asserito da voi genî autoeletti della finanza pubblica.

    «dal momento che corrispondono a tre volte circa i fondi stanziati per la stessa città dal progetto PIU Europa». Quando fu emanata la prima VIA sulla stazione di Afragola, nel 1991, il progetto P.I.U. Europa non era neanche nella mente del Signore.

    «25 anni per la realizzazione di un’opera è un tempo biblico». Questo è evidente; del resto siete voialtri che fate dietrologia perché secondo il vostro punto di vista ci hanno messo troppo poco tempo perché non ci sia qualcosa sotto, sicché ti invito a non rivoltare la frittata. E comunque, giusto per la cronaca, la tuttora inesistente stazione di Firenze Belfiore avrebbe dovuto essere realizzata più o meno contemporaneamente.

    «L’intervista al geologo Caniparoli apparve sul Corriere del Mezzogiorno, quotidiano notoriamente non antigovernativo, risale al 2010 (da cui l’utilizzo del passato remoto), e ci siamo semplicemente limitati a riportarla. Se sente l’esigenza di rintracciarlo personalmente per chiedergli spiegazioni in merito, è liberissimo di farlo». Non mancherò di farlo, anche perché sul Corriere ci sono anche miei articoli sulla stazione Av, che ovviamente voi, da bravi complottari, avete accuratamente evitato.

    «Le perplessità della Corte dei Conti furono espresse dal procuratore Michele Oricchio in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario e riportate da Repubblica, altro quotidiano notoriamente non antigovernativo». Bufala ampiamente smentita. Ci fu un giornalista in platea – prova a indovinare di quale giornale – che gli fece una domanda specificamente orientata, per usare un eufemismo, alla quale Oricchio rispose nell’unico modo possibile, cioè retoricamente, peraltro dichiarando di non sapere di cosa stesse parlando (infatti premise «se è vero…»). Inoltre, a parte il fatto che la Corte dei conti è una cosa e la Procura generale presso la Corte dei conti un’altra (il primo è un organo giudicante, il secondo un organo inquirente: ed è grave che uno studente di Giurisprudenza non lo sappia), non esiste nessuna inchiesta e nessuna perplessità espressa dalla magistratura contabile in sede ufficiale. Oricchio parlava a titolo personale a margine di un evento cerimoniale quale dell’inaugurazione dell’anno giudiziale, esprimendo parole prive di qualsiasi rilevanza istituzionale. Tanto è vero che non ha aperto alcun fascicolo (e ovviamente da studentessa di Giurisprudenza l’autrice del pezzo saprà anche che la sua azione di indagine, ricorrendone i presupposti, sarebbe obbligatoria).

    Poi è inutile che mi tiri fuori la solfa della governatività o dell’antigovernatività. Ad Afragola per vent’anni politici di tutti gli schieramenti hanno buttato il sangue perché si deliberasse la realizzazione della stazione prima e perché il progetto si portasse a compimento poi, mettendosi contro i vertici provinciali (e partenopei, che spesso coincidevano) dei loro stessi partiti. Ci sta gente degli allora Ppi e Pds, antesignani dell’attuale Pd, che fu minacciata di essere cacciata. Vogliamo fare qualche nome? Errico Forte, Pasquale Caccavale, Francesco Domenico Moccia. Caccavale era del Pds e ciononostante non ebbe paura di mettersi contro Bassolino (che, come ad Afragola sanno anche le pietre, al posto di questa stazione voleva un sistema di viadotti a Volla con, forse, una fermata in mezzo alla strada).

    Il Fatto quotidiano non è una testata a me «non gradita per questioni politiche». Io sono un uomo libero e valuto i fatti in quanto tali. I paraocchi appartengono ad altri. Se l’autrice del pezzo si è sentita insultata, questo è un suo problema, perché io mi sono limitato a constatare la sua supponenza, la sua ignoranza e la sua inidoneità alla professione giornalistica e a occuparsi di legge.

  8. Grazie per le ulteriori precisazioni. Sarà senz’altro nostro interesse approfondire, per quanto possibile, le pubblicazioni in tema, fermo restando che il nostro giudizio complessivo sull’opera – che non deriva in alcun modo da pregiudizi ideologici, da appartenenze politiche o da interessi personali – resta profondamente negativo.

  9. A proposito, il sindaco Tuccillo ha detto che al momento in cui la sua amministrazione si è insediata la stazione sembrava un’astronave abbandonata nei campi. Non che è un’astronave abbandonata nei campi. Concetto assai differente, direi opposto a quello che intendeva esprimere l’autrice del pezzo. E l’inaugurazione si è tenuta a pocjhi giorni da elezioni amministrative che non riguardavano di certo la città di Afragola, né gli altri comuni del Piano.

    Poi mi era sfuggito questo passaggio:
    «Nel 2010, durante i lavori di costruzione, furono tagliati 4 collettori fognari (deviando le falde acquifere). Azione che, secondo i Vigili del Fuoco, è da ritenersi concausa del crollo della palazzina che provocò tre morti».
    Tra tutte le balle che abbia letto al riguardo della stazione, questa è quella più macroscopica. Rido per non piangere.

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