Martedì 13 ottobre la Camera ha votato la nuova legge sulla cittadinanza. Il testo è stato approvato con 310 sì e può quindi passare al Senato. I nuovi principi che regolano questa materia sono lo Ius soli temperato e lo Ius Culturae.
Il primo, il cosiddetto Ius Soli Soft, prevede la possibilità per i bambini nati in Italia da genitori stranieri di acquisire la cittadinanza se almeno uno di questi ultimi è in possesso del permesso di soggiorno UE di lunga durata.
Per ottenere la cittadinanza, in questo caso c’è bisogno di una dichiarazione di volontà espressa da un genitore o da un responsabile genitoriale. Nel caso in cui questa richiesta non sia stata avanzata, è data la possibilità al soggetto interessato di fare richiesta di acquisizione entro due anni dal compimento della maggiore età.
In base al secondo principio, lo Ius Culturae, i minori nati in Italia e quelli arrivati nel nostro paese sotto i 12 anni che non abbiano i requisiti suddetti hanno la possibilità di ottenere la cittadinanza nel caso in cui abbiano frequentato regolarmente, per almeno cinque anni, degli istituti scolastici del territorio nazionale.
Per i ragazzi di età compresa tra i 12 e i 18 anni, invece, la cittadinanza può essere ottenuta se quest’ultimi hanno risieduto legalmente in Italia per almeno sei anni e hanno frequentato un ciclo scolastico completo, conseguendo un titolo conclusivo.
Le norme si applicheranno anche agli stranieri che al momento dell’approvazione della legge siano in possesso dei requisiti richiesti e abbiano compiuto i vent’anni, in questo caso il Ministero dell’Interno avrà a disposizione sei mesi per rilasciare il nulla osta. Non hanno diritto al permesso, invece, gli stranieri che si trovano sul nostro paese per motivi di studio, i soggetti che hanno richiesto la protezione internazionale o che sono presenti sul territorio per scopi umanitari.
I partiti di opposizione al governo, tra cui Lega e Fratelli d’Italia, accusano fortemente il testo approvato accusando il PD di «cercare di creare un nuovo bacino elettorale» e Giorgia Meloni attacca parlando di «svendita di identità». Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, invece, si dice soddisfatto, e commentando sui social il successo ottenuto alla prima lettura del disegno di legge dichiara: «le riforme si fanno, l’Italia cambia».
Sabrina Carnemolla