Sorge a pochi passi da Piazza del Gesù la rinomata chiesa di S. Francesco delle Monache  situata precisamente in Via Santa Chiara 10 C. Ripercorriamo insieme la storia che ha segnato e segna tutt’ora l’attuale chiesa che ad oggi è un centro culturale, un tempo domus eleemosynaria  per accogliere monache senza clausura.

Il centro culturale sorge nella sontuosa e storica chiesa di S. Francesco delle Monache: situata nel cuore della città partenopea e ad oggi, punto di riferimento culturale non solo per Napoli, ma per l’intera regione Campania. La chiesa venne edificata nel XIV secolo su richiesta e voluta fortemente da Roberto d’Angiò e sua moglie Sancha di Maiorca, col corrispettivo monastero ad oggi, tuttavia, non più presente. Vestita in stile barocco, la chiesa, venne adornata con l’aggiunta di dipinti attribuiti ad un certo Andrea Malinconico, tuttavia, nulla permane degli stessi. Permangono, ancora oggi, nella zona del presbiterio della chiesa i resti di due monumenti sepolcrali rinascimentali corrispondenti l’uno a Caterina della Ratta e l’altro a Giovannella Gesualdo.

Il monastero nel corso del tempo venne utilizzato e reso fruibile in diverse occasioni: innanzitutto divenne domus eleemosynaria per accogliere monache senza clausura e a seguire, verso XVI secolo ospitò Giulia Gonzaga che vi restò sino alla sua morte, rendendo il monastero – grazie ai suoi contatti col circolo Valdesiano – centro del movimento francescano. Motivo per cui, dopo la morte della donna Papa Pio V impose la clausura del monastero, in modo tale da dissipare i pregiudizi secondo cui il luogo fosse un ritrovo per eretici. Ci troviamo nella metà dell’Ottocento, l’Unità d’Italia segna un passo importante nella storia nazionale e, per il monastero è tempo di cambiare volto: diviene prima una caserma, poi un educandato femminile e a seguire fu sovrastato dall’attuale palazzo Mazziotti. Ma non finisce qui, il panorama socio – politico dell’Italia novecentesca cambiò inesorabilmente con le scelte di Benito Mussolini di entrare in guerra e, in seguito a dei bombardamenti di matrice tedesca, il monastero subì gravi danni.

Per quanto concerne l’esterno, la facciata presenta un cancello in piperno e ferro battuto progettato da Bartolomeo Vecchione ma realizzato Crescenzo Torchese, il quale non si limitò solo alla facciata, delineò l’atrio e dunque il portare vero e proprio con l’utilizzo di marmi  policromo con decorazioni barocche. Invece, per la parte interna, importanti furono anche in questo caso gli interventi di Bartolomeo Vecchione per quanto concerne  le decorazioni interne. L’interno, inoltre, si apre  con un’unica navata, sulla quale si aprono tre cappelle per lato e un coro posto sull’atrio.

Sicuramente la realtà che vive oggi una parte della chiesa di S. Francesco delle Monache assume  un volto ed un’espressione nuova, grazie  agli obiettivi prefissati e a ciò che riesce ad offrire alla cittadina locale e a tutti coloro interessati al panorama musicale e culturale tutto. Ci troviamo nel settembre del 2011 quando la medesima chiesa viene affidata alla piena titolarità dell’associazione Il Canto di Viriglio che, scrive nel sito ufficiale: «Abbiamo realizzato un centro di cultura permanente al quale affettuosamente abbiamo dato il nome di “Domus Ars Centro di Cultura ” in ricordo del suo primo nome “Domus eleemosynaria”». Sempre dal sito ufficiale, si evidenzia in maniera chiara e diretta il motivo per cui nasce: «L’Associazione Culturale Il Canto di Virgilio fa nascere il Centro di Cultura “Domus Ars” con l’intento di essere un’oasi di benessere culturale: un luogo dove la cultura possa esprimersi in tutte le sue forme ed essere sperimentata attraverso qualsiasi espressione artistica.
Grazie al Centro, Il Canto di Virgilio organizza e promuove laboratori di musica, teatro, danza, seminari e convegni; ospita mostre di pittura, fotografia e scultura;
produce ed ospita concerti e piéce teatrali ed è punto di partenza per visite guidate al centro storico di Napoli».

Un centro culturale nel cuore della città partenopea che si rende protagonista della valorizzazione culturale e patrimoniale della città stessa, luogo in cui fare e produrre cultura, condividerla e metterla al servizio di tutti e di ciascuno. Una casa per e degli artisti, per gli amanti della cultura tutta e anche dei più scettici, di coloro che hanno perso l’identità del patrimonio locale.

Bruna Di Dio

 

 

 

Bruna Di Dio
Intraprendente, ostinata, curiosa professionale e fin troppo sensibile e attenta ad ogni particolare, motivo per cui cade spesso in paranoia. Raramente il suo terzo occhio commette errori. In continua crescita e trasformazione attraverso gli altri, ma con pochi ed essenziali punti fermi.

3 Commenti

    • Merita senz’altro il lavoro svolto da queste persone nel recupero di un luogo abbandonato ed oggi fruibile ai più.

      Grazie per aver prestato attenzione.

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