Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è intervenuto prima che la situazione in Yemen sarebbe divenuta difficile da gestire, votando, martedì 14 aprile, una risoluzione che prevede delle misure sanzionatorie contro i ribelli Houti, accusati di destabilizzare il paese.

Negli scorsi giorni, i bombardamenti si erano intensificati e almeno 80 soldati yemeniti avevano perso la vita. In totale, dall’inizio degli scontri, il numero dei caduti è di 736. I ribelli, appoggiati dal governo di Teheran, sarebbero già stati messi alle corde. Grazie all’operazione aerea ribattezzata “Decisive Storm”, lanciata il 26 marzo dalla coalizione messa in piedi dall’Arabia Saudita, 3 leader della rivolta sarebbero stati eliminati mentre Abdulmalik al-Huthi, l’attuale mente, sarebbe riuscito a mettersi in salvo.

A gennaio i ribelli Houti avevano preso il potere a Sana’a, costringendo il presidente yemenita Abd Rabbo Mansour Hadi ad abbandonare il paese rifugiandosi così, in Arabia Saudita.

La risoluzione 2216 è stata redatta dalla Giordania, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, votata poi con parere favorevole da 14 nazioni su 15. Arabia Saudita, Egitto, Giordania e gli altri paesi arabi hanno goduto del fermo sostegno di Stati Uniti e dei Paesi europei. «Condanniamo gli Houti per aver destabilizzato lo Yemen» ha dichiarato a caldo l’ambasciatrice USA all’ONU, Samantha Power.
La Russia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, si è però astenuta dal voto, esprimendo il proprio dissenso. Mosca, vicina all’Iran, aveva avanzato la sua proposta di una “tregua umanitaria” da far rispettare alla coalizione dei sunniti; proposta, tuttavia, non accettata. «Non esiste alcuna alternativa ad una soluzione politica al conflitto in Yemen», ha detto l’ambasciatore russo all’ONU, Vitaly Churkin: «Ci aspettiamo che l’ONU intervenga attivamente perché le parti in causa intavolino al più presto negoziati di pace».

Fino ad oggi, le Nazioni Unite si erano solo limitate a sostenere il presidente esiliato. Con le sanzioni previste, si cerca di bloccare la strada ai ribelli nella conquista dello Yemen. Il testo prevede infatti l’impossibilità, per i leader politici Houti, di viaggiare, l’inserimento dei loro nomi nella lista dei ricercati a livello internazionale e il ritiro dalla capitale e dal territorio da loro conquistato negli ultimi mesi. La cosa più importante è che la risoluzione prevede il totale embargo delle forniture di armi, che stando alle stime degli esperti sarebbero in circolazione nel numero di 40 milioni, l’ispezione di tutte le navi cargo loro destinate e la cessazione delle ostilità.

Il documento incarica inoltre il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, di «raddoppiare gli sforzi per facilitare la fornitura degli aiuti umanitari e l’evacuazione dei civili». La risoluzione, però, non impone alla coalizione la cessazione delle operazioni aeree contro gli Houti. Per l’ambasciatore saudita all’ONU Abdallah al-Mouallimi, infatti, questo voto, fornisce un sostegno all’offensiva militare della coalizione.

Giuseppe Ianniello

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