E’ uno spettro che si aggira per l’Europa, ma non il comunismo, è la crisi economica. La paura, anzi, il terrore che possa ripiombare all’improvviso scatenando quei giorni neri sui mercati finanziari c’è e ieri si è avuta la testimonianza diretta. La giornata è stata complicata: tutti i listini azionari hanno registrato grosse perdite, con i titoli bancari fortemente colpiti; gli spread si sono impennati; l’euro ha ripreso la corsa sul dollaro e l’Italia ha rivisto per un attimo il fondo del baratro. Il tonfo delle borse europee brucia 276 miliardi di euro di capitalizzazione sui listini. Per Piazza Affari conto salato: mandati in fumo 19,9 miliardi.
Ci sono alcuni fattori per cui ieri la situazione è degenerata, innanzitutto il rallentamento economico globale, nessuno cresce nel Vecchio Continente, la Germania ha cominciato a tirare il freno a causa delle sue stesse politiche di austerità, rivedendo al ribasso le previsioni di crescita. Nel mondo gli Stati Uniti hanno ripreso il cammino, di certo non spedito, ma meglio che in Europa, il Giappone risente di alcune difficoltà congiunturali e la Cina va.
Era stata la Fed ad avvisare tutti nella riunione della scorsa settimana, dove segnalava la preoccupazione per la mancata ripresa economica e per l’impatto del rafforzamento del dollaro sull’economia americana. Poi ci fu Draghi ad ammettere la cosa, spiegando che le previsioni non erano così catastrofiche, più di quanto non ci si potesse aspettare sei mesi fa.
A questo si aggiunge la Grecia, la quale stava lavorando da diversi mesi per sbarazzarsi della Troika, cercando di convincere partner Ue e mercati di aver ripreso la strada della crescita e risanamento, uscendo così, un anno prima dalla tutela di Fmi, Ue, Bce. I mercati, ieri, hanno dato picche, troppo complessa la situazione politica considerata instabile a causa della possibilità di elezioni anticipate. Atene è stata alla testa del crollo di ieri, ha sfiorato -6% e i tassi di interesse per le obbligazioni a 10 anni hanno superato il 7%, record assoluto in questi anni. Il risultato è che la Grecia non passerà i controlli e dovrà aspettare la scadenza ufficiale per uscire dagli aiuti della Troika.
Ma nel mirino ci sono tutte le altre potenze del Vecchio Continente, sotto controllo spietato dei mercati anche l’Italia e la Francia. Parigi ha presentato all’Europa una finanziaria che sfora il 3% nel 2015, 4.4% quest’anno, da Berlino Katainen fa pressione affinché il governo francese ci ripensi, ma immediate sono le risposte del ministro delle finanze Michel Sapin: “la sovranità spetta al parlamento”. Ma dalla Germania arriva la stoccata di Wolfgang Schäuble, il quale gela le speranze di Parigi: la crescita non si ottiene “firmando degli assegni”.
Luca Mullanu