Il 2015 è l’anno di scadenza della licenza Copyright di Mein Kampf, il celebre libello di Adolf Hitler. Ed intanto il mondo si interroga sulla reazione internazionale alla sua ripubblicazione e distribuzione. 

La Baviera, detentrice del copyright del libro, aveva bandito ogni tentativo di ripubblicazione dell’edizione tedesca di Mein Kampf, ai fini di scagionare ogni pericolo di rinfocolamento dell’ideologia nazista. La licenza le era stata consegnata dopo che la chiusura della casa di pubblicazione Eher Verlag nel 1945, ma la scadenza è prevista proprio per Dicembre 2015.

Essa stessa, dopo aver definito il libro “sedizioso“, ha da poco revisionato la sua posizione in merito, in nome della libertà di stampa e predisposto un fondo di supporto di €500.000 per la pubblicazione di Mein Kampf ad opera dell’Istituto di Storia Contemporanea di Monaco, con aggiunta di commento e precisazioni su omissioni e distorsioni della verità da parte di Hitler. Tuttavia, in seguito alle polemiche di alcune vittime dell’Olocausto, la Baviera ha optato per il ritiro del finanziamento.

Hitler aveva scritto Mein Kampf nel 1924 , durante la sua permanenza in carcere. Vi aveva incluso le sue teorizzazioni sulla purezza della razza ed anticipato la sua ideologia anti-comunista e anti-semitica, alludendo anche alla sua “soluzione finale“. Sarebbe divenuto in seguito il manifesto del Nazismo, dopo la sua ascesa al potere, con 12 milioni di copie vendute.

La storia di Hitler si fonda sul fatale errore di aver sottovalutato la portata della sua personalità politica e del suo libro” – sottolinea John Murphy, il cui nonno aveva tradotto la prima versione inglese di Mein Kampf nel 1936.

Ci sono buone ragioni per prendere la questione seriamente, perchè l’opera si presta a facili fraintendimenti. Nonostante Hitler l’abbia scritta negli anni Venti, realizzò molti degli obiettivi che aveva annunciato in Mein Kampf – se la gente vi avesse prestato più attenzione al suo tempo, probabilmente ne avrebbero riconosciuto la pericolosità.”

Tuttavia, la soppressione del libro inaugura nuove polemiche su una presunta violazione della libertà di stampa. Il New York Times ha dichiarato: “L’allontanamento dei giovani dal morbo del Nazismo è possibile solo attraverso un confronto aperto con le parole di Hitler, e non attraverso l’adombramento oscurantista dell’ideologia nazista“.

Resta tuttavia ferma la posizione di Ludwig Unger, portavoce del Ministro per l’Educazione e la Cultura della Baviera: “E’ un libro pericoloso nelle mani sbagliate“. E il dibattito continua.

Caterina Puca

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