Da sempre punto di riferimento per il coordinamento delle operazioni della NATO nel Sud Europa e nel Mediterraneo, Napoli si prepara ad accogliere una nuova struttura operativa dell’Alleanza Atlantica, che risponda alle nuove sfide che arrivano dal Nord Africa e dal Medio Oriente.

È notizia di questa settimana, infatti, la creazione di un nuovo centro operativo di coordinamento e direzione delle operazioni dell’Alleanza Atlantica nel Mediterraneo proprio a Napoli, allo scopo di raccogliere le informazioni e stabilire le politiche di intervento specialmente nelle aree più a rischio del Mar Mediterraneo orientale e del Nord Africa: chiaramente, l’obiettivo della NATO è quello di fornire una risposta più efficace, diretta e veloce sul campo alle problematiche che soprattutto la crisi libica, l’immigrazione clandestina e il sempre aleggiante spettro del terrorismo pongono all’Europa e agli Stati Uniti.

Proprio di questi punti fermi ha parlato il Ministro della Difesa italiano Pinotti, sottolineando che il cosiddetto Framework for the South, il programma NATO che include, tra gli altri interventi, anche la realizzazione del nuovo hub Atlantico di Napoli, si occuperà non solo di repressione e contrasto, ma anche di prevenzione: ciò, attraverso il cosiddetto «capacity building», vale a dire la interconnessione di reti di difesa che consentirà la pianificazione e il «coordinamento di tutte le operazioni che si possono fare per il Sud».

Di quali operazioni si tratta, in definitiva? Il “Portale Difesa” italiano nei mesi scorsi aveva già pubblicizzato l’iniziativa del “Framework for the South”, caratterizzandola nei suoi snodi fondamentali: tra questi, c’era pure la creazione della nuova sede operativa, vale a dire dell’hub NATO, che poi si è deciso di collocare a Napoli. In sintesi, si a che fare con una imponente rete di intelligence che consenta la raccolta di informazioni e la pianificazione di interventi diretti a contrastare emergenze di vario genere: tra queste, oltre all’immigrazione e al terrorismo, viene ad esempio citata dal “Portale” anche «la nuova assertività russa». Non lesinando su toni da Guerra Fredda, dunque, sembra che l’obiettivo sia quello di concepire «una strategia complessiva per il fianco sud con la quale rassicurare membri come Italia, Grecia o Spagna».

Risulta chiaro che non è un caso che proprio il Ministero della Difesa italiano si sia dedicato particolarmente alla pianificazione di questo progetto: l’iniziativa serve soprattutto all’Italia e sembrava dunque naturale, a Roma, che il nuovo centro di comando per la gestione del “Framework” fosse impiantata proprio a Napoli. Come conferma il Ministro Pinotti (le sue dichiarazioni sono riportate da Il Mattino), «l’Italia lo ha richiesto, si è battuta a tutti i livelli (…) io personalmente mi sono battuta e ho richiesto questa cosa in ogni occasione (…) Crediamo che sia un importante primo risultato. Esprimo soddisfazione su questo. Ovviamente ci sarà un lavoro affinché questa decisione sia implementata adeguatamente».

Il buon esito delle pressioni italiane, infine, è stato confermato dalle dichiarazioni del Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, che a margine dell’incontro interministeriale di Bruxelles che mercoledì ha ratificato la creazione della nuova struttura napoletana (da collocare nell’ambito del Comando congiunto interforze di Napoli) ha anche aggiunto che il nuovo hub si pone in posizione centrale nella lotta al terrorismo in Libia e in Medio Oriente.

Risultati, questi, che se conseguiti si tradurranno in un volano positivo anche per la nuova Amministrazione americana di Donald Trump: il neo Segretario della Difesa USA, James Mattis, sempre in seguito all’incontro di mercoledì ha confermato come la NATO (e Napoli, di conseguenza) continuino a rappresentare per Washington «un solido appoggio, fondamentale per gli Stati Uniti».

Ludovico Maremonti

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