Il Mauritshuis Museum dell’Aia, nei Paese Bassi, celebre per custodire diversi capolavori come “La ragazza con l’orecchino di perla” di Vermeer e “L’autoritratto” di Rembrandt, si è avvalso di una speciale tecnologia che permette, tramite l’app Second Canvas, di visitare ogni centimetro delle sue stanze in gigapixel.
L’esperimento del Mauritshuis Museum
Il Mauritshuis Museum olandese dell’Aia cambia volto e dopo mesi difficili a causa della pandemia si rende più vicino alle persone, attraverso una rivoluzione innovativa, tutta all’insegna del digitale e del gigapixel. Da un anno a questa parte il distanziamento fisico e il conseguente utilizzo della piattaforme online per motivi di lavoro, studio, svago e divertimento, hanno creato una sorta di “vuoto sociale” con un rimescolamento delle abitudini più semplici e ordinarie. Anche il mondo dell’arte ha dovuto fare i conti con una realtà completamente nuova, tra musei chiusi, eventi bloccati e poca possibilità di interazione. Si è così ridata un “tono”, cercando di puntare sulle potenzialità della rete e della tecnologia.
Negli ultimi mesi a riscuotere un grande successo sono state proprie le mostre virtuali, caratterizzate da tour guidati fruiti da qualsiasi parte del mondo, da computer o smartphone, organizzati anche dal Mauritshuis Museum olandese. Si tratta della prima istituzione mondiale al mondo a essere stata digitalizzata in gigapixel, dando vita, si legge su Artribune, “a un ambiente virtuale realistico”. Uno spazio aperto a tutti, visitabile attraverso il sito del museo e l’app Second Canvas del Mauritshuis, scaricabile sia su AppStore o Google Play. A essere protagonisti del tour virtuale del Mauritshuis Museum non sono solo i capolavori esposti, bensì anche gli spazi interni, tutti fruibili ad alta definizione.
Second Canvas funziona quindi come un’app che è in grado di far vivere un’autentica “passeggiata” artistica in gigapixel tra le stanze del Mauritshuis. L’esperienza infatti permette di “godere” non solo degli storici capolavori, bensì anche della “bellezza del luogo”, intesa nel suo senso artistico più ampio. Madpixel, la società che collabora con il Mauritshuis al progetto, è riuscita a scattare durante il primo lockdown diverse fotografie agli interni, fornendo un quadro complessivo di tutta la superficie museale.
Il capolavoro di Vermeer in gigapixel
“Free exploration” o “Introductory tour” sono le due possibilità di visita al percorso virtuale. L’esplorazione libera permette di visitare le sale in libertà, mentre la seconda modalità è una sorta i visita guidata, attraverso la quale è possibile scoprire in gigapixel i capolavori del Mauritshuis. Tra questi vanno ricordati sicuramente “La ragazza con l’orecchino di perla” di Jan Vermeer e “L’Autoritratto” di Rembrandt.
“La ragazza con l’orecchino di perla“, noto anche con il titolo di Ragazza col turbante, è una una delle opere più famose sia del suo artefice che dell’intero Mauritshuis e ha subito la sua digitalizzazione in gigapixel. Il quadro, privo di sfondo, ritrae una giovane donna, con il busto di profilo ma il volto che protende verso l’osservatore, come se qualcuno la stesse richiamando. La ragazza, probabilmente posta davanti a una finestra, indossa un copricapo variopinto, composto da un panno giallo avvolto a mo’ di turbante e tenuto fermo da una fascia di stoffa azzurra che le cinge la fronte. L’opera nel suo complesso trasmette all’osservatore un senso di tranquillità e di rassicurante bellezza, quella tipica di un semplice gesto, molto diffusa nell’arte sublime di Vermeer.
Ciò che colpisce del capolavoro conservato al Mauritshuis, è innanzitutto lo sguardo del soggetto: umile e innocente da un parte, avvolto da un senso di mistero e profondità dall’altra. Sensazione che avvolge anche l’identità della donna, tutt’ora ignota, diventata una vera e propria icona, grazie al prezioso orecchino dipinto all’orecchio, con una grande perla a goccia che riflette la luce del sole. Nell’immaginario comune questo capolavoro non è semplicemente “La ragazza con l’orecchino di perla” di Vermeer, bensì la “Gioconda dei Paesi Bassi“.
Marta Barbera