Bryan Cranston, l’Heisenberg di Breaking Bad, sbarca al Giffoni Film Festival. L’attore americano ha incontrato fan, stampa e giurati nel giorno più atteso dell’intera rassegna. E il pubblico ha risposto positivamente.

«Qualunque sia la tua passione, devi provarci: altrimenti avrai fallito» si è presentato così Bryan Cranston, ospite ieri al Giffoni Film Festival, durante il “Meet the stars” in Sala Sordi. Una sala gremita di gente, a tratti in visibilio per l’emozione di avere di fronte uno degli attori più caldi del panorama internazionale. Noto a tutti per aver interpretato il professore di chimica Walter White, che poi finirà per vendere Crystal Meth, nella serie tv “Breaking Bad”, a Cranston sono state poste diverse domande anche sulla serie televisiva “Malcolm” dove recitava il ruolo del padre inetto e sempliciotto, che si lasciava abbindolare un po’ da tutti. Due parti, appunto, completamente differenti.

Bryan Cranston Giffoni Film Festival

Il successo, per Cranston, è arrivato in tarda età. «Sono felice che il successo sia arrivato tardi, perché ho potuto sviluppare una solida base nella mia vita senza alcun livello di fama durante la mia giovane età». Tanti i ragazzi incuriositi dal carattere dell’attore americano che si lascia andare a una confessione: «Quando è finito Breaking Bad ho pianto – svela Cranston -. L’ideatore della serie, Vince Gilligan, è riuscito nel difficile compito di trovare il modo perfetto per far morire Walter White». E poi svela un piccolo aneddoto: «Tanti mi chiedono se la scena della pizza è riuscita al primo colpo. Ve lo giuro: è andata così». Infine, a chi gli chiede quando la sua vita è cambiata lui risponde: «A 22 anni volevo fare il poliziotto, ma qualcosa dentro di me mi diceva che dovevo tentare la strada di attore. Questo mestiere mi ha insegnato come tirare fuori le emozioni anche se non sembrerai una bella persona».

Dopo l’incontro in Sala Sordi, Bryan ha preso parte al “photocall” e ha autografato e regalato selfie sul blue carpet. Cranston, mai banale, si è reso protagonista di un simpatico siparietto con un giornalista al quale ha tirato un amichevole buffetto esclamando “buongiorno”. Successivamente ha raggiunto la Sala Truffaut, dove ha incontrato le giurie “Generator”.

In molti gli hanno chiesto come scegliesse i progetti a cui partecipare: «Per me il punto di partenza è la storia, se non mi emoziona allora non se ne fa nulla. Stabilito questo, cerco di capire quale ruolo ha il mio personaggio nella vicenda e se è funzionale allo svolgimento dei fatti raccontati. Se tutto questo funziona allora sono pronto a farlo». La vicinanza emotiva e caratteriale al ruolo, invece, non è una variabile dell’equazione: «Ad esempio con Walter White – ha precisato – ho ben poco in comune. Quando succede supplisco con la mia immaginazione e con uno spirito curioso».

Paolo Vacca

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