Creditori-debitori, da sempre un difficile rapporto, soprattutto se entrambi i ruoli sono interpretati da due nazioni; in questo caso, le due nazioni sono la Repubblica Ceca nel ruolo del creditore e Cuba nel ruolo del debitore, dotato però di genio.
«Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione.» [Il Perozzi, in “Amici miei”, 1975]
Il debito nacque all’epoca della guerra fredda, quando entrambi i paesi, facenti parte del blocco comunista, si ritrovarono in alleanza: così le autorità ceche hanno accumulato negli anni un credito sui cubani di ben 276 milioni di dollari. Peccato che il governo cubano non abbia cotanta disponibilità monetaria, così nelle recenti fasi di negoziamento è arrivato a una conclusione degna della miglior finanza creativa, cioè: “Quale miglior idea quella di offrire il rifornimento gratuito del proprio miglior prodotto?”
Così il governo cubano ha offerto il proprio miglior prodotto, in altre parole tante casse di rum proveniente direttamente da L’Avana, così tante da equivalere ad una fornitura per circa 130 anni. Purtroppo a Praga non bastano solo casse di rum, così Cuba inserisce nell’offerta anche dei propri farmaci – il sistema sanitario è una delle eccellenze cubane – sperando così di poter rendere più sostanziosa l’offerta: peccato che i farmaci di Cuba manchino di certificazione UE, così la Repubblica Ceca riferisce che «il Paese non rifiuta nuove e alternative offerte, ma preferisce ottenere almeno una parte di denaro in contanti».
Il degrado a Cuba va avanti da anni, perché nell’isola è presente troppa confusione di ruoli, dato che c’è un sovrapporsi tra le strutture economiche, militari e politiche che vanno a formare l’apparato statale. La situazione di degrado è dovuta alla confusione finanziaria che vige nel paese per la graduale unificazione delle due monete usate a Cuba, dove fino a poco tempo fa gli ospiti usavano il peso convertibile, con cambio fissato a 1 dollaro statunitense, e gli abitanti il peso cubano, chiamato moneda nacional.
Purtroppo la ripresa economica cubana appare difficile, poiché «il 2016 si chiude a Cuba con uno stipendio minimo di 8,97 dollari, uno medio di 15 dollari mentre il settore privato continua ad essere tartassato» – riporta Il Giornale – perché nel mese di novembre «c’è stata una forte stretta del governo castrista sui paladares, i ristorantini dei privati».
Eugenio Fiorentino