Il 23 dicembre ricorre l’anniversario di nascita del principe siciliano Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore di un unico importante romanzo storico: “Il Gattopardo”. Quella del Gattopardo è una storia curiosa: lo scrittore, del tutto sconosciuto al mondo dell’editoria, inviò l’opera a Mondadori per tentare di farla pubblicare ma, ai tempi, un altro grande della letteratura italiana – tale Elio Vittorini (celebre per aver scartato anche Il Dottor Zivago di Pasternak) – lo rifiutò per ben due volte. Toccò allora a Giorgio Bassani, nel 1958, farlo uscire presso la casa editrice Feltrinelli.

Il romanzo riscosse un enorme successo tra i lettori diventando un clamoroso “caso” letterario: la storia è ambientata nella Sicilia garibaldina e ha per protagonisti il colto principe Fabrizio Salina e suo nipote Tancredi che invece di difendere il regno borbonico si allea con Garibaldi esclamando che  «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Il principe, invece, per maturità o per intuito guarda tutto ciò in modo distaccato e nostalgico, rimpiangendo i vecchi tempi e il mondo che sta cambiando.

Lo stile è quello del romanzo storico di tipo naturalistico, squisitamente ottocentesco, ma oltre alla storia — che ha sicuramente una parte importante nella vicenda — lo scrittore ha un gusto decadente più vicino a Proust e Mann.

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Tomasi di Lampedusa era nato il 23 dicembre a Palermo nel 1896 e aveva una carattere molto complicato:

“Ero un ragazzo cui piaceva la solitudine, cui piaceva di più stare con le cose che con le persone. Io sono una persona che sta molto sola; delle mie sedici ore di veglia quotidiane dieci almeno sono passate in solitudine. E non potendo, dopo tutto, leggere sempre, mi diverto a costruire teorie le quali, del resto, non reggono al minimo esame critico.”

Ma fu anche un assiduo frequentatore di circoli letterari, conosceva molto bene Francesco Orlando, Eugenio Montale e Maria Bellonci, fino a quando nel 1957 gli fu diagnosticato un tumore ai polmoni che lo portò alla morte il 23 luglio dello stesso anno. “Il Gattopardo” fu pubblicato, infatti, postumo e vinse il Premio Strega.

 

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Postumi sono anche “I racconti” (1961) e il saggio critico “Lezioni su Stendhal” (1971), oltre che alle molte lettere in cui è documentato il rapporto amoroso con la moglie Alexandra Wolff Stomersee, chiamata affettuosamente Licy,  che era stata allieva di Freud a Berlino; «Amo solo te e i miei pazienti» gli scriveva spesso lei.

Tomasi e la moglie
Tomasi e la moglie

Il suo celebre romanzo fu adattato per il cinema dal regista italiano Luchino Visconti, e uscì nel 1963 vincendo la Palma d’oro a Cannes,  con protagonisti l’affascinante Burt Lancaster, nei panni del nobile principe Fabrizio, e la bellissima Claudia Cardinale.

“Noi fummo i gattopardi, i leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene; e tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra.”

Maria Pisani

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