Domenica 26 Ottobre, i cittadini ucraini saranno chiamati alle elezioni per determinare i propri rappresentanti in Parlamento. E’ il secondo appuntamento elettorale per il dopo Yanukovich: il presidente Poroshenko è fortemente favorito per la vittoria. Il suo partito, Solidarietà, ha stretto un’alleanza con il partito di Vitaly Klitschko, Udar. Insieme sono dati intorno al 30%.

Quindi, dopo il trionfo alle elezioni presidenziali di Maggio, il Blocco Poroshenko si appresta a conquistare la maggioranza relativa alla Rada. Gli altri partiti che dovrebbero superare la soglia di sbarramento al 5% sono: il Partito radicale di Oleg Lyashko (10-12%), il Fronte Popolare di Arseni Yatseniuk e Patria di Yulia Tymoshenko (entrambi sul 7-9%), Posizione civica di Anatoly Gritsenko (6-7%), Ucraina Forte di Sergei Tigipko (6-7%), il Blocco d’opposizione di Sergei Liovochkin, Samopomich di Andrei Sadovy (5-6%).

Un discorso a parte merita il partito xenofobo e nazionalista di Svoboda: secondo i sondaggi dovrebbe riuscire a superare di poco la soglia, ma non è certo, poiché è un partito a forte carattere regionale e ogni voto sarà decisivo. Non ce la dovrebbero fare, invece, i comunisti di Petro Simonenko e i paramilitari di Pravy Sektor guidati da Dmitri Yarosh.

E’ molto difficile poter fare affidamento sui campioni statistici in una situazione di caos, specialmente nell’est Ucraina. Infatti, per gli ucraini del Donbass non sarà neanche semplice, e soprattutto sicuro, recarsi alle urne: il conflitto con i filorussi è solo congelato e non si esclude che ci possano essere delle azioni eclatanti.

Nonostante l’incertezza elettorale, un dato è certo: il “re del cioccolato” dovrà scendere a compromessi con altri partiti pur di aver un governo stabile, in modo da supportare l’azione presidenziale. Ciò significa che Poroshenko dovrà creare una maggioranza euro-nazionalista, affidandosi al sostegno dei partiti che sono nati dopo la rivoluzione di febbraio sul versante antirusso, oppure inventare un governo di unità nazionale, includendo gli eredi moderati dell’ex presidente e cercando un compromesso oligarchico con Tigipko e Liovochkin.

Il premier uscente, Arseny Yatsenyuk, accusa la Russia di ingerenza: <<È evidente che ci sono provocazioni da parte russa e che questo continuerà. Non sono riusciti a sabotare le elezioni presidenziali, ma ci hanno provato e non hanno rinunciato ai loro piani>>.

Una vigilia tutt’altro che tranquilla: il sistema elettorale misto (metà dei 450 deputati viene eletta con il proporzionale, l’altra metà con il maggioritario) non garantisce una situazione di governabilità. Il conflitto con i ribelli filorussi è in fase di stallo ma un accordo di pace è ancora lontano.

Kiev rischia di svegliarsi Lunedì con i soliti problemi: lotta di potere tra oligarchi e rischio default, perché senza una strategia di uscita dal pantano del Donbass, il paese rischia davvero la bancarotta.

Marco Di Domenico

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