I vulcani sono fenditure della crosta terrestre attraverso cui del materiale viene trasferito dall’interno della Terra alla superficie. I prodotti vomitati fuori durante un’eruzione sono classificabili in tre categorie: colate laviche, ammassi o coltri di roccia fusa incandescente, detriti piroclastici, frammenti scagliati fuori dalla struttura eruttiva con violenza e che atterrano bruscamente sul terreno, e gas vulcanico, che consiste di elementi o composti che escono dal magma in forma gassosa.

 Un evento drammatico come un’eruzione è quindi senza dubbio un rischio naturale, essendo potenzialmente in grado di arrecare gravi danni agli esseri umani, non solo direttamente, attraverso l’estrusione delle sostanze suddette, ma anche indirettamente, scatenando fenomeni come terremoti, i quali accompagnano sempre le manifestazioni vulcaniche maggiori, in quanto il movimento del magma spezza le rocce sottoterra, e tsunami, quando la struttura eruttiva si trova in mare aperto, e pericolose emissioni di gas anulari e caldissime, denominate surge.

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 Non tutta l’attività vulcanica è però nociva: nel corso del tempo essa ha avuto il suo ruolo nel rendere la Terra un posto adatto alla vita. Le eruzioni e le intrusioni ignee hanno prodotto la crosta terreste, ed i gas emessi dai vulcani hanno fornito materiali grezzi di cui sono formati gli oceani e l’atmosfera. Molte civiltà si sono stanziate nei pressi di edifici vulcanici, in quanto le ceneri emesse da questi contengono abbondanti sostanze nutritive, come potassio, magnesio, zolfo, calcio e fosforo, e ciò è senza alcun dubbio redditizio per attività come l’agricoltura.

 Le emissioni vulcaniche sono responsabili del cosiddetto inquinamento di origine naturale, in quanto l’aerosol estruso dalle fratture nella crosta, diffondendosi nell’aria, va a modificare la composizione della nostra atmosfera, con diverse ripercussioni sui fattori ambientali che determinano quell’equilibrio dinamico che permette la vita sulla Terra.

 Non tutti i cambiamenti atmosferici però vengono per nuocere! Come circa due miliardi e mezzo di anni fa l’attività fotosintetica del cianobatteri determinò un accumulo di ossigeno nell’atmosfera tale che questa venisse irrimediabilmente modificata, permettendo lo sviluppo della vita come la conosciamo oggi (ma per svariati organismi la Catastrofe dell’ossigeno fu invece fatale), i cambiamenti indotti dalle emissioni vulcaniche si stanno rivelando positivi per la razza umana.

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 Secondo gli scienziati le eruzioni vulcaniche minori sostanzialmente hanno contrastato il riscaldamento globale, rallentandolo. Le piccole particelle di cenere, acido solforico ed anidride carbonica, assieme ad altri gas a effetto serra, vengono sparate nell’atmosfera e riflettono indietro la luce solare. Quando le polveri finissime entrano nella stratosfera, occorrono solo due settimane perché circondino tutto il pianeta. Secondo gli ultimi studi, ciò avrebbe impedito alla temperatura media globale di aumentare da 0.05°C a 0.12°C. Questo effetto di raffreddamento rappresenta tra il 25% ed il 50% dell’aumento di temperatura previsto durante tale periodo.

 Gli studiosi in realtà conoscono già da tempo l’effetto refrigerante prodotto dalle manifestazioni eruttive maggiori. Benjamin Franklin aveva già notato ed esposto il fenomeno alla fine del XVIII secolo, durante il suo soggiorno in Europa. Egli si era accorto che il Vecchio Continente era particolarmente freddo in quel periodo, ed aveva associato questo clima, insolito per la città dove risiedeva, Parigi, ad un’enorme eruzione vulcanica avvenuta in Islanda. Lo statista americano presentò poi la sua ipotesi in un congresso tenuto nel 1789, e fu forse il primo scienziato a farlo.

Benjamin Franklin
Benjamin Franklin

 Altre conferma alle teorie di Franklin vengono dalle osservazioni succedute alle eruzioni del Monte Tambura, in Indonesia, nel 1815, la cui cenere scagliata nel cielo di tutto il pianeta attenuò la temperatura di una grandezza intera, e in tempi più recenti e quelle del El Chicòn nel 1982, in Messico, e del Pinatubo.

 Uno scienziato atmosferico al Massachusetts Institute of Technology a Cambridge, David Ridley, ha ipotizzato però che siano le eruzioni minori ad essere le maggiori responsabili dei cambiamenti climatici. Questa causa non era, fino ad adesso, presa in considerazione dagli studiosi, in quanto il monitoraggio ad altitudini minori di 15km è tipicamente ignorato.

 Le analisi portate avanti dal team di Ridely invece ha dimostrato che la parte inferiore della stratosfera contiene molto aerosol proveniente da piccoli vulcani. I siti presi in esame sono in Giappone, a Tsukuba, e in Russia, vicino Tomsk, dove questo fenomeno è molto evidente.

 In ogni caso il monitoraggio di questi parametri è solo all’inizio, soprattutto perché sono in sviluppo nuove tecnologie che permetteranno di studiare più precisamente questo fenomeno che sembra un paradosso: i vulcani, che eruttano materiale incandescente e gas caldissimi, nell’antichità venerati come  divinità del fuoco, contrastano in realtà, con la loro attività, il surriscaldamento globale!

 

Lorenzo Di Meglio

 

Bibliografia

 

Stephen Marshak – La Terra ritratto di un pianeta – Zanichelli

 

Giorgio Gilli – Professione igienista. Manuale dell’igiene ambientale e del territorio – CEA

 

James D. Mauseth – Botanica biodiversità – Idelson Gnocchi

 

Sitografia

 

http://onlinelibrary.wiley.com/enhanced/doi/10.1002/2014GL061541/

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